Il vero obiettivo dei liberaldemocratici: ricostruire uno Stato che funzioni

d Mario Segni

Non arrabbiatevi se parliamo
ancora di tasse. Non capisco bene, vi confesso, se la cosa sia
veramente al centro dei discorsi di tutti. Forse no, nonostante
l'enorme strombazzamento mediatico, perchè la gente avverte che
i cambiamennti reali sono di poco conto, e poi perchè la
sfiducia verso il Governo (ma un po’ verso tutta la politica) è
talmente generalizzata che non si crede più a niente. Ma è
sbagliato. Il tema è grosso, è importante. E, al di là del fatto
che le diminuzioni sono veramente poche, al di là del fatto che
la classe media non viene aiutata (che è il difetto peggiore)
c'è un problema di fondo politico. La diminuzione delle tasse
deve essere l'obiettivo politico di primo piano? Deve esserlo
per dei liberaldemocratici, come siamo noi?

Ebbene in tutta convinzione io dico no. Lo dico in relazione
alla situazione che oggi viviamo in Italia, al ciclo storico che
affrontiamo. Lo dico da liberaldemocratico. Io dò la priorità a
un altro obiettivo: l a ricostruzione della macchina dello
Stato, in termini di efficienza, di modernità; il ripristino
della legalità, in tutti i sensi; il rilancio delle istituzioni,
della loro dignità, della loro forza. Questo mi sembra il
problema numero uno dell'Italia. E nel campo economico e sociale
la priorità la considero la classe media. E il rilancio della
classe media ha bisogno di alcune iniziative, non avviene da
sola.

I pasdaran della campagna sulle tasse, i Ferrara e i Brunetta,
ricordano che la rivoluzione liberale di Reagan e della Thatcher
avvenne così. E' vero, ed è altrettanto vero che fu una
rivoluzione straordinaria. Ed è altrettanto vero che in Italia
non è mai arrivata, almeno in quelle dimensioni. Ma sono passati
venti anni. Come tutti gli eventi, anche quello col tempo mostra
i suoi limiti. In Gran Bretagna si parla di rinazionalizzare la
sanità e le ferrovie, perchè vanno malissimo. L'Italia, nel bene
e nel male,è molto diversa dai paesi anglosassaoni. Ma sopratt
utto è cambiato il mondo, e dentro il mondo è cambiata l'Italia.

Il problema principale oggi non è meno Stato: è lo Stato che
funziona meglio. Intendiamoci, uno Stato che funziona meglio è
anche uno Stato meno invadente, è uno Stato che non vi chiede
decine di autorizzazioni per aprire una fabbrica, che non vi
angustia con troppa burocrazia, che taglia lacci e lacciuoli. Ma
non è uno Stato che arretra. E' uno Stato che affronta a viso
aperto la criminalità a Napoli, che raddoppia i carabineri se è
necessario, che li dota di attrezzature moderne. E' uno Stato
che non permette l'abusivismo. E' uno Stato che investe sul
serio sulla ricerca scientifica. Insomma è uno Stato con la esse
maiuscola. Ed è lo Stato liberale, perchè come diceva Sturzo lo
Stato liberale è quello che fa le leggi buone e le fa
rispettare.

Uno scossone della stessa entità, 4 o 5 mila miliardi, ma
destinando questi fondi a due o tre obiettivi, ricerca,
potenziamento delle forze dell'ordine, alcune infrastrutt ure
mirate, avrebbe fatto assai meglio. E contemporaneamente una
opera di modernizzazione della pubblica amministrazione, di
introduzione della meritocrazia, di norme che consentano di
cacciare via i fannulloni, anche a costo di scontrarsi con i
sindacati. Questa mi sembra oggi la vera rivoluzione. Anche
sull’economia le conseguenze sarebbero più forti. Secondo voi un
imprenditore è più preoccupato della tasse o delle
amministrazioni che non gli danno i servizi, gli allacci, le
infrastrutture? Io credo molto di più questo. L'Irlanda ha
attirato gli investimenti con una amministrazione che in poche
settimane risolveva tutto.

Il divario con gli altri paesi è qui, nello Stato, nella
amministrazione pubblica. Questo sarebbe il vero programma di un
centro destra moderno. Purtroppo Berlusconi non lo fa. Non lo
farà neppure l'Ulivo, quando andrà al potere, perchè non è nel
suo DNA. Adesso capite perchè noi vogliamo un centro destra
veramente serio, liberale e moderno?

Lo scandalo Telecom

Se qualcuno di voi ha la sfortuna di avere un guasto al
telefono, di avere dimenticato di pagare la bolletta, di dover
installare nuove linee o cambiare gli allacci Internet, impara
che gli uffici della Telecom sono uno dei peggiori disastri.
Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, signorine
gentilissime vi assicurano che il problema sarà risolto in poche
ore, che fra poco tutto sarà a posto. Passano settimane, a volte
mesi. Non sai con chi prendertela. Pare che chi ti risponde sia
in call centers lontanissimi, che non sappia nulla dei vostri
problemi, che abbia il solo compito di essere gentile. Domani
non ci sarà più, incomincia un'altra storia.

Evviva la SIP. Andava molto meglio. Morale politica. Le
privatizzazioni sono una gran bella cosa, ma solo se si
accompagnano alla liberalizzazione, alla nascita della
concorrenza. Se rimane il monopolio è tutto inutile, anzi può
andare peggio. Dove sta scritto che il monopolio privato è
meglio di quel lo pubblico?
Mario Segni


GdS 10 XII 2004 -
www.gazzettadisondrio.it

Mario Segni
Politica