- La politica in Italia - quello che altrove non si legge

Premessa - S'ode a destra... A sinistra risponde... - Il conflitto d'interesse - Il conflitto di interessi - Ci vorrebbe...



PREMESSA


Quello che contraddistingue il dibattito politico non é un
confronto ma uno scontro ormai quotidiano, talora pesante e
duro.

E' tale la situazione che appare difficile per qualsiasi
commentatore, in particolare se non é schierato, esprimere le
sue valutazioni in modo tale da essere ritenute obiettive, anche
se lo sono, nell'ambito naturalmente del possibile e dell'umano.

Una critica non già sul Governo bensì su provvedimenti o
iniziative del Governo induce a catalogare, o meglio magari ad
additare, un commento come la voce dell'opposizione. Una critica
non già all'Ulivo, o sue costituenti, ma a fatti o iniziative
dell'Ulivo induce a catalogare, o meglio magari ad additare, un
commento come la voce del centro-destra.

Siccome i commenti politici di chi scrive in anni, anzi in
lustri, di presenza sugli organi di informazione della provincia
rappresentano una tradizione di obiettività, quantomeno di
ricerca dell'obiettività, non temiamo di essere additati in
questo o quel modo.

Cerchiamo in questo modo di dare un, sia pure modestissimo,
contributo all'analisi politica avendo come destinatari non già
gli addetti ai lavori bensì l'uomo della strada, il cittadino
che poi farà le sue di valutazioni, con la sua testa. Vale su
ogni scacchiere.


S'ODE A DESTRA.. A SINISTRA RISPONDE...
Ogni giorno la TV, e
poi i giornali seguono, porta nelle nostre case quello che é
diventato una sorta di minuetto.

Ricordiamo Manzoni: "S'ode a
destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo,
d'ambo i lati calpesto rimbomba  di cavalli e di fanti il
terren".

Da una parte c'é l'annuncio del Governo o di suoi componenti
circa questo o quel problema, ovviamente sempre in chiave
positiva. Subito l'opposizione schiera l'artiglieria. Il centro
destra manda avanti le truppe corazzate, L'Ulivo parte con i
guastatori, e così via.


IL CONFLITTO D'INTERESSE


Tema centrale in questo periodo per alcuni provvedimenti, parti
dei quali obiettivamente discutibili (tanto da determinare il
garbato intervento del Quirinale ma anche interventi distensivi
in seno alla maggioranza), il richiamo al conflitto d'interessi
del Presidente Berlusconi.

Con serenità e in assoluta obiettività vanno dette alcune cose,
del resto non nuove per questo giornale.

Che qualche problema esista non lo può negare nessuno, e se
qualcuno lo nega o é orbo o lo fa in maniera strumentale.

Esisteva però anche prima delle elezioni e la maggioranza degli
italiani, votando Berlusconi, non ha considerato questo aspetto
ostativo alla sua scelta. Questo non vuol dire che si debba
rinunciare a dare una soluzione legislativa adeguata al
problema, vuol dire invece che l'Ulivo sbaglia a considerarla
condizione centrale. Sbaglia perché c'é stato il voto popolare
come anzidetto ma sbaglia soprattutto perché chi é causa del suo
mal, come dice il proverbio, pianga se stesso. Qualche stratega
del centro-sinistra, approvata la legge sul conflitto
d'interessi alla Camera, quasi all'unanimità, ha pensato che
fosse meglio fermarsi e non andare al Senato per concludere,
come sarebbe stato facilissimo viste le posizioni politiche e i
due anni di legislatura ancora davanti. L'intento era quello di
usare della cosa come una specie di spada di Damocle incombente
da usare via via tatticamente. Strateghi da orto di zucche.

Ormai ogni dibattito televisivo
quando si arriva al conflitto d'interesse vede la scontata
obiezione del rappresentante del centro-destra di turno sotto
forma di domanda sul perché il centro-sinistra, che era in
maggioranza, bloccò a suo tempo il cammino della legge. La
telecamera inquadra il volto del rappresentante del
centro-sinistra che invariabilmente si trova in imbarazzo e deve
rispondere by-passando l'argomento.

Si potrebbe poi fare il caso dei problemi della Giustizia. Ci
manca lo spazio per cui ci limitiamo ad una sola riflessione.
Anche se fortunatamente sono calati i toni, in certi momenti da
stadio, l'attacco in qualche caso frontale alla Magistratura,
non da tutti distinguendosi fra le posizioni che pure al suo
interno esistono e quindi erroneamente generalizzando, non può
non essere censurato da chi voglia ragionare con la sua testa
indipendentemente da posizioni o schieramenti politici.

In modo
altrettanto chiaro pari censura a certe posizioni sintetizzate
in quella sorta di testamento morale, ultimo atto prima del
pensionamento, del Procuratore Borrelli: "Resistere, resistere,
resistere".

Non si tratta di dare un colpo al cerchio e un colpo
alla botte, ma di considerazioni ben più nobili e profonde,
quelle indicate, quasi tre secoli fa nell'opera "De l'esprit del lois", libro XI, da Charles de Secondat ben più conosciuto come
Montesquieu che alla separazione fra i poteri dello Stato univa
però il loro reciproco equilibrio.


IL CONFLITTO D'INTERESSI


Tema totalmente diverso, anche se ne usiamo per un gioco di
parole, il conflitto di interessi (plurale), che nulla ha a che
vedere con quello al singolare prima analizzato.

Sono interessi variegati che confliggono, anche se messi insieme
qualche incidenza ne viene anche per quelli di tutti noi, di
ciascuno di noi.

Prendiamo Forza Italia. Oggi é il Partito del Leader, Berlusconi.
Il Partito di maggioranza relativa nel Paese non può
permetterselo a lungo, se vuole avere qualche prospettiva. E'
infatti profondamente diverso per lo stesso Berlusconi essere
Leader del Partito. E' una questione di gerarchia.

Non é solo un discorso teorico, ma concerne funzionamento,
metodo e operatività. Il Partito del Leader viene ad avere una
sua articolazione emulativa nella sua organizzazione. Nelle
Regioni conta il "proconsole" che di fatto opera per delega, con
un potere che non si ritroverebbe se Berlusconi fosse il Leader,
ugualmente indiscusso per una serie di ragioni evidenti, di un
Partito "normale", non, appunto, "Partito del Leader". E non
sarebbe successo certamente quello che é successo, per fare un
solo esempio, alle ultime
amministrative a Verona dove l'imposizione da Venezia del
candidato-Sindaco ha determinato la sconfitta quando la vittoria
avrebbe potuto essere facilissima. Nel "Partito del Leader"
contano alcune persone e vien meno il radicamento nella società,
condizione essenziale per il mantenimento nel tempo del
consenso.

Per brevità omettiamo le valutazioni sugli alleati di Forza
Italia per passare a quello che succede nell'altro schieramento.

Qui c'é il problema opposto. L'Ulivo é, di fatto, uno
schieramento senza Leader. C'é Rutelli ma é evidente a tutti la
sua sostanziale debolezza quando sarebbe necessario il massimo
di autorevolezza per ottenere la credibilità. Non é certo colpa
sua, ma frutto di una situazione complessa ed anche un po'
ingarbugliata. Aggiungiamo che le cose si sono ulteriormente
complicate dopo la sconfitta elettorale e poi ancora di più
quando Rutelli é
diventato il Leader della Margherita. La situazione é
profondamente diversa rispetto al centro-destra, e qui la
coincidenza delle leadership di schieramento e di un Partito che
fa parte dello schieramento stride fortemente. Mettiamoci poi il
movimentismo interno alla sinistra e il quadro é completo.

Dato che la speranza di vittoria elettorale é legata unicamente
all'acquisizione di consensi al centro, un sinistra-centro non
ha nessuna possibilità. Le ha solo il centro-sinistra, non
quello tattico o elettorale ma quello effettivo, tale per
programmi e comportamenti. Il movimentismo nella sinistra
allontana le prospettive di ritorno a Palazzo Chigi nella misura
in cui, di fatto, sposta l'asse dal centro-sinistra al
sinistra-centro.

In questa situazione la costruzione di una politica per il Paese
diventa più difficile per via del ping-pong polemico ormai
divenuto pane quotidiano. Dato che il conto lo dovranno pagare i
cittadini, come si vedrà prossimamente per via delle difficoltà
dell'economia che influenzano negativamente i conti pubblici, ne
viene un conflitto di interessi, quelli della classe politica
nel suo complkesso e quelli della generalità dei cittadini.

Non é realistico in proposito l'ottimismo quotidiano parola
d'ordine del Governo per via di tanti fattori, molti di
carattere internazionale.

Non é realistico il giudizio negativo
generalizzato quotidiano parola d'ordine dell'opposizione.

Non é
detto che la verità stia proprio nel mezzo; può essere un po' di
qui o un po' di là secondo da come la si veda, ma il bene del
Paese vorrebbe un progressivo raffreddamento della temperatura
polemica come del resto in più occasioni ha auspicato lo stesso
Presidente della Repubblica.


CI VORREBBE...


Quello che ci vorrebbe é una maggiore partecipazione dei cittadini, ai
vari livelli, in altri termini maggiore politica, intesa nel
senso più nobile.

Ci vorrebbe.

Ma come si fa se non se ne creano, da parte di
tutti, le condizioni?
Alberto Frizziero


GdS 8 IX 02 -
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Alberto Frizziero
Politica