MA QUESTO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO!

Testo di XY - Commento di Alberto Frizziero



PREMESSA

Una e-mail di Valerio Delle Grave ha portato alla nostra
attenzione un testo a lui pervenuto da altra persona (ne
pubblicheremo il nome se debitamente autorizzati). Un testo
suggestivo, leggibile da taluni come sottolineatura arguta del
problema del conflitto di interessi ma trattato indubbiamente
con garbata ironia, da altri con connotazione politica, da altri
ancora in termini sociologici e di costume. Noi lo prendiamo a
spunto di alcune considerazioni di carattere generale, "neutre",
obiettive, di ampia portata. Prima però la lettura del testo:
IL TESTO
Salve, mi chiamo Mario
Rossi e vivo a Milano, in un palazzo costruito dall'attuale
Presidente del Consiglio. Lavoro in un'azienda dove l'azionista
principale è... il Presidente del Consiglio. Anche
l'assicurazione dell'auto con cui mi reco al lavoro, è del
Presidente del Consiglio. Mi fermo tutte le mattine a comprare
il giornale, di cui è proprietario il Presidente del Consiglio.
Al pomeriggio, esco dal lavoro e vado a far spesa in un
supermercato del Presidente del Consiglio, dove compro prodotti
realizzati da aziende del Presidente del Consiglio. Alla sera,
quasi sempre guardo le TV del Presidente del Consiglio, dove i
film (spesso prodotti dal Presidente del Consiglio) sono
continuamente interrotti da spot realizzati dall'agenzia
pubblicitaria del Presidente del Consiglio. Allora mi stufo e
vado a navigare un po' in Internet con il provider del
Presidente del Consiglio. Soprattutto, guardo i risultati delle
partite, perché faccio il tifo per la squadra del Presidente del
Consiglio. Una volta a settimana più o meno vado al cinema,
nella catena del Presidente del Consiglio, anche lì vedo un film
prodotto dal Presidente del Consiglio, e gli spot iniziali sono
realizzati dall'agenzia del Presidente del  Consiglio. La
domenica rimango a casa, leggendo un libro, la cui casa editrice
è di proprietà del Presidente del Consiglio.  Naturalmente,
giustamente, come in tutti i Paesi democratici anche in Italia è
il Presidente del Consiglio che fa le leggi, che vengono
approvate da un Parlamento dove la maggioranza è saldamente in
mano al Presidente del Consiglio. Che ovviamente  governa
nel MIO esclusivo interesse.

 X Y


IL
COMMENTO, OBIETTIVO ED IMPARZIALE

Hanno osservato alcuni
commentatori politici che il nodo non é tanto rappresentato
dalle molteplici attività economiche del Presidente Berlusconi
bensì dal fatto che nella flotta imponente di imprese di vario
tipo c'é una supercorazzata rappresentata da Mediaset, colosso
economico ma di importanza ben maggiore rispetto alle pur
imponenti poste di bilancio.

Il giornale ha già scritto su questo argomento, in particolare
citando due aspetti. In primis il misterioso stop alla legge sul
conflitto di interessi, problema che non é nato ieri ma quasi
otto anni fa, ad opera dell'Ulivo dopo la quasi plebiscitaria
approvazione alla Camera. In secondo luogo la constatazione che
pur in presenza di questo problema gli italiani hanno dato all'on.
Berlusconi il consenso popolare.

Il problema va visto ab-initio, va visto considerando cioè come
é avvenuta la discesa in campo dell'on. Berlusconi e il suo
travolgente successo, unico esempio nelle democrazie
occidentali.

La storia dimostrerà come dalla Liberazione a tutti gli anni '80
il Governo del Paese sia stato prerogativa della politica, con
un esercizio largamente positivo, un certo qual degrado - e non
generalizzato come si vorrebbe far credere -, essendosi
manifestato solo negli ultimissimi anni quando venne meno
l'egemonia politica della DC.

E' un dato che nei Paesi ove vien meno l'egemonia politica, non
importa quale ne sia il colore, l'instabilità conseguente é
terreno fertile per gruppi di pressione, lobbyes, gruppi di
potere. La verità é che nell'esercizio del Governo i conti con i
cosiddetti "poteri forti" non possono essere elusi. Riteniamo
che Giulio Andreotti meglio di ogni altro abbia compreso e
risolto questo problema. Con lui, a nostro avviso, vi é stato il
punto più alto per i poteri di rappresentanza popolare nel, per così dire, condominio fra
quelli e i poteri forti.

Il successo di Berlusconi é un regalo della classe politica che
per una serie di ragioni, che sarebbe troppo lungo analizzare
in questa sede, é
riuscita a
realizzare non un autogol ma molte autoreti. Per la
verità nel Festival delle autoreti era entrata, dopo la prima
vittoria elettorale, anche la
maggioranza del Polo, aprendo la via a un rientro nei
ranghi certo dell'Ulivo ma soprattutto della Politica.

Dopo un andare a tentoni, con alcune positive "zampate" di
Governi tecnici che, appunto perché "tecnici", hanno avuto lo
spazio per pesanti misure di riassetto economico-finanziario del
Paese, l'Ulivo aveva avuto la sua occasione con il binomio Prodi-Veltroni. L'ha sprecata. Al di là dei vari fatti
contingenti che conosciamo la vera ragione sta nel deficit di
Politica, quella con la P maiuscola.

Freddezza di analisi politica vuole che si dica quello che in
troppi si ostinano a non riconoscere: che cioè la Casa delle
Libertà, pur con qualche contraddizione su cui il giornale si é
già intrattenuto, facendo tesoro degli errori passati, ha saputo
trovare la via di un ritorno alla Politica. Basti pensare alla
coesistenza Fini-Bossi sulla quale solo pochi mesi prima nessuno
avrebbe scommesso mille lire contro centomila.

Per contro neppure la sconfitta elettorale ha dato lo sprone
all'Ulivo, che pure ha un bagaglio di tradizione politica, ed
invece si dibatte tuttora in preda a incertezze - eufemismo - ed anche
qualche convulsione, come le vicende di questi giorni nell'UDEUR,
e le diverse altre dei mesi scorsi, dimostrano.

L'apologo di XY resta suggestivo, ma trascura le considerazioni
che abbiamo fatto.
Ed un'altra.

L'on. Berlusconi ha avuto tutto dal mondo
economico-finanziario. Il suo obiettivo, che lo realizzi o meno, ora é di gran lunga più ambizioso: un posto nella storia.
Venderebbe anche tutte le sue proprietà pur di arrivare a questo
risultato; la stessa assunzione in prima persona del Dicastero
degli Esteri, e un attivismo su più fronti internazionali,
rientra in questa logica.

Sappiamo, obiettivi e imparziali come cerchiamo di essere, che
queste nostre valutazioni non troveranno molti consensi.

Ora.

Ne riparleremo più avanti, con la verifica alla prova dei fatti.
In fin dei conti in questi ultimi trent'anni sono state
tantissime le occasioni di scarsità di consensi nel momento
delle valutazioni e di abbondanza di riconoscimenti a posteriori
sulla loro effettiva validità...
Alberto Frizziero

GdS 15 III 02


S.GIUSEPPE DI SANGUE
(Nota aggiuntiva del 19. marzo)

Un'aggiunta tragica.

Edizioni straordinarie dei telegiornali hanno dato notizia del
barbaro assassinio dell'economista Biagi, consulente del
Ministro del Lavoro.

Una riflessione ispirata alla pietas latina, e un pensiero
d'affetto per la famiglia.

Come commento, fra le tante dichiarazioni a caldo, ci ha colpito
quella del Ministro della Funzione Pubblica Frattini. "Il Governo
dell'Ulivo si accingeva alle Riforme ed é stato assassinato
D'Antona, consulente del Ministro del Lavoro. Questo Governo si accinge alle Riforme ed é stato
ucciso Biagi.

Un po' quello che, per altri versi, succede in Israeele: appena si profilano iniziative di pace le lobbyes
dell'estremismo, dell'una o dell'altra parte, fanno a gara per
ferocia. Qui appena si vuol cambiare - senza entrare nel merito
dei cambiamenti ipotizzati - ecco la fanatica barbarie.

Di fronte a questa croce non si commetta l'errore di
invischiarsi in spirali polemiche: gli infami al tragico loro
successo, con il vigliacco assassinio di un inerme studioso, ne
aggiungerebbero un altro.
a.f.



GdS 19 III 02

                                     

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