L'idea del centro riformatore
Giovedì prossimo (21 luglio) alle 10, abbiamo organizzato una
mattinata di dibattito sulla situazione politica, e sull'idea
del centro riformatore, che sosteniamo da tempo. Lo faremo a
Palazzo MarinI, in pieno centro di Roma, con ingresso da via
Poli o dalla piazza di San Silvestro. E' una data orribile, lo
so, piena estate e giorno feriale. Ma se ti è possibile ti
suggerisco di venire; perché è il momento in cui ognuno deve
rimboccarsi le maniche per far uscire l'Italia dal tunnel.
L’analisi dell'Italia la abbiamo fatta tante volte e la leggi
tutti i giorni sui giornali. E anche chi non legge i giornali sa
quale è stata impennata dei prezzi, si rende conto che la parte
più debole del ceto medio si avvicina al livello di povertà, che
una fascia rilevante di famiglie fatica letteralmente ad
arrivare alla fine del mese. Ancora più preoccupante è
l'abbassamento dell'Italia nei settori di avanguardia, dove si
costruisce il futuro: ricerca scientifica, tecnologia avanzata.
Rischiamo dunque di imboccare la strada di un lungo e
inesorabile declino.
Non siamo così presuntuosi da pensare che la politica da sola
possa rimediare a tutto questo. Il declino di un Paese ha sempre
cause profonde, che si collegano a situazioni di costume, di
civiltà. Ma la politica potrebbe fare molto per dare all'Italia
uno scossone, e avviarla su un cammino virtuoso. Pensiamo
all'effetto di un governo che in tempi brevi riuscisse a fare
alcune cose di grande rilievo: l’impostazione di un centro ad
alto livello scientifico, la trasformazione di un piccolo
settore della amministrazione in una macchina funzionante
perfettamente, adottando alcun criteri essenziali: licenziamento
dei fannulloni, premi seri alla redditività, campagna vera di
moralizzazione (con esempi dall'alto). Sono certo che questo
avrebbe l'effetto di un detonatore, che l'apatia potrebbe essere
sostituita da una nuova ondata di speranza, che si potrebbe
dimostrare che non tutto è perduto, che anche alla peggiore
crisi c'è rimedio.
Insomma io sono convinto non solo che la politica può fare
molto, ma che oggi l'unico scossone può venire proprio dalla
politica. Solo che qui il quadro è desolante, e la sfiducia di
oggi deriva dal non vedere una soluzione. Ed è purtroppo una
sfiducia fondata. La destra ha fallito, e sta crollando; ma la
sinistra, che probabilmente vincerà le elezioni, non ci darà
Blair. E non solo per gli uomini, ma perché la situazione
politica del centro sinistra è tale che non riuscirebbe a
governare efficacemente nemmeno con Napoleone. Avete mai visto
un’alleanza divisa in una dozzina e più di partiti, al punto da
essere costretti a dire che forse i più seri sono i Ds? Ed è
inutile prendersela col Mattarellum, o rimpiangere il referendum
del '99 che se fosse passato avrebbe certo costretto tutti al bipartitsmo. Il passato non torna, e poi in questo suddividersi
della sinistra non contano solo le regole elettorali, ma
sopratutto una lunga storia di ideologie, culture, tradizioni
diverse; grande ricchezza sul piano culturale, ma grande
disastro sul piano politico.
Ed ecco perché riproponiamo il centro.
Non per ritornare al
proporzionale, come dicono alcuni, ma per dare finalmente alI'Italia una base seria, responsabile, moderata. Non è scritto
da nessuna parte che il bipolarismo debba essere dominato da
Bossi, da una parte, e da Bertinotti dall'altra. Non ce l'ha
ordinato il medico che i moderati debbano essere guidati su una
linea estremistica. Nei Paesi europei in cui vige il bipolarismo
di fronte alla sinistra sta un centro, e non una destra. Così
accade in Germania, così in Francia dove Chirac ha sempre
rifiutato l'accordo con LePen, così in Spagna dove Aznar ha
sempre definito orgogliosamente di centro il partito popolare.
Perché scandalizzarsi dunque se per l'Italia proponiamo la
stessa cosa?
Naturalmente conosco bene i problemi, primo tra i quali quello
delle elezioni del 2006: cosa può fare in quel momento il centro
riformatore? Non so se a tutti i quesiti potremo dare delle
risposte, perché siamo appena all'inizio di questa iniziativa e
di questo dibattito. Ma se ti interessa è un motivo di più per
venire.
Di questo parleremo giovedì, con gli amici di sempre, e con
quelli che con noi vogliono pensare al futuro, come Enzo Scotti,
Gianmaria Fara, Giorgio Rebuffa. Spero di vederti. Se non potrai
esserci, te lo racconterò nella prossima lettera.
Mario Segni
GdS 20 VII 2005 - www.gazzettadisondrio.it