) Lettera a un italiano” 2) Lettera ai direttori dei quotidiani

Riceviamo e pubblichiamo:

1  'LETTERA A UN ITALIANO'



Caro concittadino,

sono quello che ha perso il biglietto della lotteria. Sì, sono
Mario Segni, l’uomo che aveva l’Italia in mano, come mi hai
detto a volte. Ho cercato più volte di spiegarti che ciò che
avevo perso erano le elezioni, non la lotteria, perché nel 94
ero candidato contro Berlusconi e lui prese molti più voti di
me. Ho cercato di ricordarti che l’Italia che avevo in mano non
l’avevo mai vista, dato che ero senza soldi, senza
organizzazioni, senza televisioni, senza strutture e senza
partiti. Ma non ti ho convinto. Sono rimasto quello che ha perso
la lotteria.

Pazienza, un po’ mi dispiace. Ma non più di tanto, in fondo,
perchè so bene che la vera lotteria erano i referendum, che con
quelli abbiamo cambiato il sistema politico, cosa che nel secolo
scorso è successa solo a De Gaulle, in Francia nel 58. Il fatto
che , senza alcuna carica, sia stato il promotore d tutto questo
mi dà un pizzico d’orgoglio: sono un po’ snob, sai.

Ma adesso il biglietto della lotteria lo stanno rubando davvero.
Ma attento, non a me, a te. Con il primo referendum avevi
mandato a casa Craxi e un bel po’ di politici che non potevi più
sopportare. Con il secondo referendum quello sul maggioritario,
ti eri conquistato il diritto di sceglierti direttamente
sindaco, presidente della provincia e della regione. Con il
governo il diritto te lo sei conquistato a metà. Nel 94 avevi
scelto Berlusconi e Bossi l’ha mandato via. Nel 96 hai scelto
Prodi e i suoi amici l’hanno sbattuto via. Nel 2001 ci sei
finalmente riuscito: hai scelto Berlusconi ed è rimasto in
carica sino alla fine.

In fondo è questo il nocciolo della democrazia. Ma te lo stanno
sfilando di mano. Oggi ti assicurano che tutto rimarrà come
prima, che il governo continuerai a sceglierlo tu.Tutte balle,
amico. Mastella ti chiederà il voto non per sostenere Prodi ma
per farlo fuori al più presto. Bertinotti condizionerà il suo
appoggio a chissà quale diavoleria. L’UDC chiederà di essere
votata proprio perché non vuole Berlusconi. Il giorno dopo le
elezioni la vera conta non sarà tra chi ha votato Berlusconi e
chi ha votato Prodi, ma tra quelli che hanno votato il vincitore
per farlo durare e chi l’ha votato per farlo fuori alla prima
imboscata.

Andreotti dirà che non è un gran male, che siamo vissuti
quarant’anni fra governi balneari, convergenze parallele, pani
per due forni. Ma a un certo punto avevi deciso di cambiare, di
diventare un po’ americani, inglesi, francesi, di poter
scegliere un governo e dopo cinque anni togliersi il gusto di
mandarlo a casa. Di avere un governo forte, che potesse fare
anche una politica per il domani, per i giovani, con quelle
misure dure necessarie ma impopolari che solo un governo stabile
può prendere.

Questo diritto te lo eri conquistato tu, con i referendum del 91
e del 93. Te lo stanno scippando. Perciò adesso è a te che
stanno rubando il biglietto della lotteria.

Che cosa puoi fare? Non molto, purtroppo. Ma una cosa gli
italiani la potrebbero fare tutti assieme: arrabbiarsi,
indignarsi. Anzi non, scusami, ho usato un termine che non va
bene, indignarsi, i giornali dicono che indignarsi è un male, fa
danno. E allora usiamo la parola giusta: incazzarsi. Con
un’Italia incazzata, veramente incazzata il Parlamento non
passerebbe gli ultimi mesi a disfare un referendum invece che
migliorare le condizioni di chi non arriva alla fine del mese.
Forse sono ottimista. Certo è che un’Italia scippata mi
rattrista. Un’Italia indifferente mi angoscia.

Mario Segni

2
'LETTERA AI DIRETTORI DEI QUOTIDIANI'



Egregio Direttore,

la Camera dei Deputati voterà la settimana prossima sul ritorno
al proporzionale. Io non credo che la pubblica opinione sia in
grado di valutare l’importanza di questo fatto. La proposta è
arrivata in Parlamento poche settimane fa, le votazioni
dureranno al massimo tre giorni. Dunque una decisione che nel 93
era stata preceduta da anni di dibattiti, determinata da due
referendum, accompagnata dal cambiamento dell’intero sistema
politico, avviene ora nel giro di pochi giorni senza che un
paese frastornato da mille girandole possa nemmeno capire che
cosa sta accadendo.

Ma gli italiani hanno diritto di sapere. Hanno diritto di sapere
intanto che con questo voto viene clamorosamente stravolto il
voto popolare, cioè la decisione dei cittadini. Il referendum
che ha introdotto il maggioritario fu votato da oltre 28 milioni
di italiani, esattamente 82,6 % dei votanti, mentre i no furono
meno di 6 milioni, il 17,4%. Non vi è nessuna norma
costituzionale, purtroppo, che obblighi il Parlamento a non
disattendere la volontà referendaria, e dunque la cosa è
possibile. Ma nella sostanza è una vergognosa violazione della
volontà popolare.

Se si voleva rimettere in discussione quella decisione bisognava
farlo richiedendo un nuovo pronunciamento popolare, ad esempio
convocando una assemblea Costituente, come tante volte abbiamo
chiesto. Farlo in questo modo calpesta l’anima, anche se non la
forma, di una regola democratica. Non ci si può poi lamentare se
cresce l’abisso tra cittadini e istituzioni.

Ma c’è un punto ancora più importante. Al di là dei dettagli
tecnici, la riforma del 93 significò la vittoria di un
principio: il governo è scelto dai cittadini, non dai partiti,
ed è immutabile sino a che i cittadini stessi non ne designano
un altro con nuove elezioni. E’ in virtù di questo principio che
si è passati alla elezione diretta dei sindaci, dei presidenti
della provincia e delle regioni. A questo serve il
maggioritario. Non siamo riusciti a completarlo e questo ha
provocato ritardi e sfasature, ma intanto per la prima volta
abbiamo avuto un governo di legislatura. Nel 2001 gli italiani
hanno scelto Berlusconi. L’anno prossimo decideranno se
confermarlo. Con il vecchio sistema questo non si sarebbe mai
verificato.

Questo principio viene ora leso, e inizia il ritorno al sistema
in cui il governo viene scelto dai partiti. Questo è il vero
significato della riforma. Non nascondiamoci dietro a un dito.
Chiunque vinca, il prossimo governo sarà molto più instabile
perché ricattato da ogni partito. Chiunque vinca, il Parlamento
sarà formato da sei o sette capi politici che con il meccanismo
della lista bloccata decideranno chi viene eletto.

Ogni popolo ha la responsabilità delle sue scelte. Se la volontà
degli italiani è quella di tornare ai vecchi meccanismi, di
cancellare l’elezione popolare dei sindaci e dei governatori
(perché questa è l’ultima tappa del percorso) è giusto che
questo avvenga. Personalmente lo ritengo un drammatico errore,
ma sarei il primo a inchinarmi alla volontà popolare. Ma il
popolo deve sapere, il cittadino deve capire, e ho l’impressione
invece che sia informato assai poco. E’ contro questo colpo di
mano che grido allo scandalo. E’ questo soffocamento
dell’opinione della gente che considero vergognoso. Se potessi
girerei l’Italia città per città, urlandolo a ogni angolo della
strada. Ma l’Italia è grande e i tempi sono strettissimi. E’ per
questo che le chiedo la pubblicazione di questa lettera, per
trasmettere a tutti un messaggio: sta avvenendo qualcosa di
grave, svegliamoci, se il paese reagisce siamo ancora in tempo
fermarlo.
Mario Segni


GdS 20 X 2005 - www.gazzettadisondrio.it

Mario Segni
Politica