LA legge 97 del 1994 sui piccoli comuni di montagna emblema di un fallimento

dVirgilio Caivano

Nel decennale dell'approvazione della legge n. 97 del 1994,
dedicata ai piccoli comuni di montagna il bilancio è negativo.
La legge che prevede un dispositivo importante per il rilancio
dei piccoli comuni montani: come incentivi alla nuove residenze
abitative, sgravi fiscali e sostegni economici alle famiglie per
il costo del carburante da riscaldamento ed altre opportunità
che vanno: dal mantenimento obbligatorio di servizi primari alla
persona come la guardia medica, la scuola, ecc. Tutte iniziative
lodevoli che sono naufragate sugli scogli dell'indifferenza
delle Regioni italiane, in maniera particolare di quelle del Sud
con un medaglia al merito negativo per la Puglia. L'ultima in
tutti i sensi. Il mancato rispetto delle prerogative della legge
97 del 94, da parte delle Regioni deve far riflettere quanti in
questo momento nel dibattito in corso sulle riforme
istituzionali e costituzionali lavorano ad un nuovo e perverso
centralismo regionale.

Le Regioni sono diventate solo dei centri di spesa dove prevale
la logica perversa dei grandi numeri e delle convenienze delle
lobby economiche. Con la riforma del Titolo V della Costituzione
i problemi sono aumentati e i piccoli comuni si vedono sempre di
più tagliati fuori da ogni ipotesi di sviluppo a causa di una
totale assenza di programmazione da parte delle Regioni,
nonostante i cosiddetti trasferimenti di poteri.

La "devoluzione", con questo sistema e nella totale
insensibilità delle classi dirigenti regionali sempre più
avvitate sui capoluoghi di regione e sulle aree metropolitane,
rischia di uccidere ogni speranza di riscatto delle piccole
comunità. Negli Statuti Regionali che un po' tutte le Regioni
stanno definendo e votando solo alcune Regioni come la
Basilicata, sono previsti Titoli specifici dedicati ai piccoli
comuni. Per queste ragioni, in linea con le preoccupazioni del
Presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo,
chiediamo alla politica italiana una doverosa pausa di
riflessione e l'apertura di un serio dibattito nazionale sui
temi delle riforme, che guardi ai Comuni come le vera fondamenta
dell'Italia e dell'Europa del domani. Il dialogo, l'ascolto sono
gli elementi indispensabili per arrivare finalmente ad una
stagione delle riforme condivise ed accettate da tutti. L'idea
di una vera Assemblea costituente ci trova d'accordo perché
mette da parte le beghe di bassa cucina ed apre una riflessione
alta e proficua.

Il fallimento della legge 97/94 è l'emblema di una politica
vecchia che non risponde più ai bisogni nuovi della gente.
Virgilio Caivano

GdS 10 IX 2004 -
www.gazzettadisondrio.it

Virgilio Caivano
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