Follini ha perso la sua battaglia. Ma continuo a credere che sia la strada giusta

di Mario Segni

Sabato pomeriggio sono andato all'inaugurazione della fondazione
promossa da
Marco Follini. E' stato prima di tutto un atto pubblico di stima
e di simpatia nei suoi confronti.

Non sono stato tenero in passato con l'UDC e nemmeno con Marco
Follini.

Dissi una volta in una intervista alla "Stampa" che "ero sempre
d'accordo

con ciò che Follini diceva, ma mai con quello che faceva."
Alludevo alla

divaricazione tra la linea politica lanciata dall'UDC, una linea
che

sottolineava la distinzione dall'asse Bossi Berlusconi, e i
comportamenti

concreti che erano spesso di soggezione a quella politica. E in
effetti per

molto tempo la linea effettiva del partito fu appiattita sulla
politica di

Berlusconi. Sulle leggi ad personam i parlamentari centristi non
si

differenziavano da Forza Italia; la Gasparri fu accettata
totalmente; sulla

riforma costituzionale le modifiche ottenute non hanno
sostanzialmente

cambiato il progetto. Insomma, nonostante molte litigate, l'asse
Fini

Casini, che si formava e si scioglieva in continuazione, veniva
regolarmente

sconfitto dal tandem Berlusconi Bossi. La politica dei centristi
si

traduceva quindi in una sostanziale copertura della politica di
Berlusconi,

senza una effettiva correzione di rotta e senza porre le basi di
una forza

moderata e liberale che si preparasse a prendere il posto della
alleanza di

oggi.


La segreteria di Follini, e soprattutto i suoi ultimi mesi,
hanno

cambiato totalmente questo quadro. Per la prima volta un partito
della CDL

si è posto non in una posizione succube, ma di effettiva
alternativa alla

leadership berlusconiana. E l'alternativa è stata giustamente
presentata su

problemi reali e non personali, sulla attenzione verso il SUD,
sul rapporto

con l'Europa, sulle leggi ad personam. Questa linea si è
concentrata nella

richiesta delle primarie per la scelta del leader. Se questa
mossa fosse

riuscita, e sembravamo vicini, sarebbe cambiata la natura di
questo centro

destra, e avremmo fatto un grande passo avanti politico e
istituzionale. In

questa dura battaglia attribuisco a Marco Follini un solo
errore, anche se

molto grande: la legge elettorale. Credo che lui volesse aprire
un discorso,

piuttosto che dettare questa soluzione, ma la sua mossa ha
purtroppo messo
in moto un percorso sciagurato.


Si tratta delle nostre idee. Da molto tempo conduciamo su tutto
questo

una battaglia solitaria. Quando Follini ha cominciato a mettere
in atto la

sua strategia mi è sembrato di essere uscito dal deserto e di
avere

finalmente trovato un'oasi e della compagnia. Le idee
coincidevano

spontaneamente. Ti racconto un episodio che non ho mai fatto
trapelare. Nel
maggio scorso, quando scoppiò la crisi della CDL, lo andai a
trovare per

dirgli che la via di uscita potevano essere le primarie. Non
voglio

attribuirmi meriti, ma ho ripensato a quel colloquio quando
molti mesi dopo

ne ha fatto il cavallo di battaglia.


Purtroppo Follini ha perso la sua battaglia. Ma continuo a
credere che

sia la strada giusta. Continuo a pensare, con un tenace
ottimismo, che ci

troveremo in molti a costruire la grande forza liberal
cattolica. Per questo

sono andato alla sua manifestazione. Anche perché c'è un fatto:
ha avuto il

coraggio di condurre una battaglia a viso aperto, l'ha persa e
ha pagato di

persona. In un mondo di furbi, dove quasi tutti nascondono la
mano dopo

avere lanciato il sasso, di gente che è disposta ad essere
coerente sino in

fondo ce n'è poca.
Mario Segni


GdS 10 XII 2005 - www.gazzettadisondrio.it

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