Cala il turismo, quasi dappertutto. Perché? Ci sono meno soldi, ma questo non basta

dAlberto Frizziero

Non è la solita storia

Non è la solita storia di tutti gli anni quando al termine della
stagione estiva si tentava un primo bilancio turistico, quando
cioè raramente si sentivano gli operatori soddisfatti, salvo
casi particolari o talune località.

Non è la solita storia, ma una realtà palpabile, colta nei posti
più disparati, al nord come al sud, con una insistenza diffusa
sulle parole calo, crisi e simili da anticipare quello che poi,
una volta elaborate, diranno crudamente le statistiche.

Meno gente in giro, meno giorni di permanenza, meno acquirenti
nelle località turistiche. E così al mare, in montagna, al lago.
Fanno eccezione, ma bisognerà aspettare le cifre, città d’arte e
occasioni congressuali.

Questione di soldi?

La risposta, generalizzata, ad un interrogativo su questa
situazione è “questione di soldi”, che traduce in buona sostanza
la tendenza della gente a spendere di meno.

Si dice sbrigativamente che la colpa è dell’€uro, con gli
aumenti che si sono registrati un po’ dappertutto. Abbiano
sentito questo refrain non solo in Italia ma anche in Francia,
sia a Parigi come in Costa Azzurra.

Al di là di quanto ci possono dire gli statistici - che il
calcolo sul costo della vita lo fanno su un paniere-standard che
non coincide con lo standard di vita di una famiglia normale –
l’effetto €uro è incontestabile, anche se magari non nelle
dimensioni di cui si vocifera, e cioè del raddoppio dei costi.

Non c’è però solo quello e riflettiamo su un esempio.

Più caro o minore capacità di spesa?

Un ospite di un albergo di Sondrio pagando il conto della camera
si lamentava con il proprietario, fra l’altro anche amico, di
come fosse diventato caro. L’albergatore, facendo vedere come i
costi fossero esattamente gli stessi da almeno tre anni, gli
replicò facendogli presente che se trovava più cara la camera
che non era in realtà aumentata vuol dire che era diminuita la
sua capacità di spesa.

E questo è un punto sul quale spesso si sorvola

La spesa per i cellulari

Nel 2003 le famiglie italiane hanno speso circa 10.800 milioni
di euro per l'acquisto del cellulare, un'enormità se si pensa
che quando comparvero per la prima volta, nel 1995, gli italiani
ne spendevano solo 660. Non c’è solo l’acquisto ma l’uso,
parecchio costoso specie fra i più giovani, tanto da far
puntualizzare in una ricerca sul tema “un uso parecchio ludico”
del mezzo. Una forte accelerazione nella diffusione si è avuta
fra il 1997 e il 1999, accelerazione continuata, sia pure in
forma minore, negli anni successivi, con la crescita, rilevata
dalla stessa ricerca, del numero dei cellulari in famiglia, in
molti casi in numero superiore ai membri della famiglia stessa.

Nella maggior parte dei casi non ci si rende conto di quanto la
nuova voce del bilancio familiare incida anche per l’incremento
di spese che si ha per le chiamate dal numero fisso di casa al
cellulare.. Ciascuno può tentare di controllare tale incidenza
facendo i conti. Cinque-sei anni fa questa voce di spesa non
c’era e quindi si somma in modo rilevante all’effetto-€uro. Non
è finita.

Le spese di Pantalone

C’è pure l’incidenza indiretta di una serie di
provvedimenti di carattere generale, nelle Finanziarie piuttosto
che per problemi specifici. Per fare un piccolo esempio il
salvataggio dell’Alitalia, doveroso, avrà pure un costo che
inevitabilmente si scaricherà su tutti noi così com’è successo
in passato per una serie di altre situazioni, comprese alcune
bancarie di rilievo.

Ma avete fatto i confronti?

Acquisiti tutti questi elementi nonché quelli che in questi casi
vengono ritirati fuori dal cassetto da operatori e commentatori
(i servizi. le strutture, la carente promozione all’estero ecc.)
dobbiamo ben porre un interrogativo serio: “ma avete fatto i
confronti?”.

Facciamo il caso, visto che l’una è la continuazione dell’altra,
della Costa Azzurra e della Costa Ligure. Là la spiaggia libera
è la regola e quella privata l’eccezione. Qua la spiaggia
privata è la regola e quella libera l’eccezione. Non basta. Là
la spiaggia libera ha docce, servizi igienici frequenti e in
perfetto ordine, pulizia quotidiana, manutenzione giornaliera,
chioschi di cibi e vivande e, in molti posti, i “sapeur pompiers”
per la sicurezza dei bagnanti (e dove si può acquistare un
ombrellone per soli 5 €uro!). Inoltre ordine secondo vincoli che
tutti rispettano. Fra gli altri c'é il divieto di musica quando,
per fare un esempio, la musica in riva al mare di Rimini manca
poco che venga sentita dall'altra parte dell'Adriatico... Qua
invece la spiaggia libera non è posto che attiri anche se
finalmente in qualche Comune la si è capita e si comincia a fare
quello che fanno in Francia.

Anche in Italia...

Per la verità anche in giro per l’Italia si trovano angoli
fantastici ove si può fare dello splendido mare senza spesa.
Prendiamo ad esempio la costa Salentina sopra Otranto e sotto
sino alla punta di Santa Maria di Leuca ove muore l’Adriatico e
nasce lo Jonio. Ma il grosso non arriva fin laggiù ove la natura
è splendida e i costi ancora contenuti. Abbiamo altre coste pure
incantevoli per non parlare di isole stupende, con fondali che
incantano; dove il flottare in superficie guardando sotto, pesci
e vegetazione e magari, se si è fortunati osservare la plastica
nuotata della lumaca di mare, diventa esperienza impagabile.
Tremiti piuttosto che le Egadi, Lampedusa e Pantelleria e chi
più ne ha più ne metta. Eppure sempre più gente se ne va
all’estero, magari in bei posti, nulla da dire, ma non migliori
di quelli citati che non hanno niente di meno, ad esempio,
rispetto alle isole del Peloponneso o alle coste della Grecia
per non parlare della Spagna, incredibilmente stupenda dalla
Costa Brava sino a Gibilterra nel ricordo di quarant’anni fa, e
parecchio compromessa oggi.

Bastava essere quest’estate in aeroporto per vedere quali e
quanti flussi di italiani pronti a partire per le vacanze
all’estero. Ce lo diranno le statistiche, ma il dato era
palpabile con l’aggiunta delle Compagnie low-cost che convincono
e vincono. Chi scrive non aveva nessun progetto di tornare a
Parigi. Visto però che in due si veniva a spendere meno di
100.000 vecchie lire per il volo di andata e ritorno, e che la
camera al lussuoso Jolly Lotti, in Rue de Rivoli quindi al top,
veniva a costare 198 €uro al posto dei soliti 370, la decisione
dei tre giorni in trasferta. Quanti sono i sedotti da questi
voli low-cost? Quanti inoltre dalle offerte di soggiorni “ultimo
minuto”? Quanti anche dal richiamo dell’esotico che non si
ritrova, a torto, in località del nostro Paese?

Fare sistema

Nel calo si è detto che un contributo significativo lo hanno
dato tedeschi e austriaci ed anche americani per i quali la
debolezza del dollaro verso l’€uro rende più costoso il viaggio
in Europa – al contrario siamo favoriti noi nell’andare là -.

Valgono tutte le ragioni dette sopra ed anche la difficoltà ad
organizzare un mercato parcellizzato in numero enorme di
operatori, ciascuno dei quali con la sua testa e con scarsa
attitudine “a fare sistema” secondo criteri e con gli strumenti
idonei per reggere alla sfida della competitività, destinata ad
acuirsi nel tempo.

Di positivo c’è il fatto che il campanello d’allarme ha suonato
forte ed è stato ascoltato con orecchie dritte. Non basta
certamente, ma questo almeno è il primo passo. Chissà che,
magari ultimi, ma si riesca appunto "a fare sistema" Anche in
Valtellina.
Alberto Frizziero

GdS 20 IX 2004 -
www.gazzettadisondrio.it

Alberto Frizziero
Politica