Mi auguro che le follie antieuropeiste rientrino. L'Europa é l'unica vera assicurazione sul futuro che abbiamo
Ho dedicato le ultime newsletter
all’idea del partito unico sostenendo il valore di un progetto
che unifichi un’area difficile come il centro destra dandole una
impronta democratica (e quindi le primarie) invece di una
configurazione elitaria e militaresca come quella che ha oggi.
Continuo a pensarlo, ma ti dico con molta franchezza e molta
amarezza che le mosse che in questi giorni ha fatto Berlusconi
su questo terreno non incoraggiano le speranze che su questo
progetto avevamo disposto.
Una questione di metodo innanzitutto. Di primarie non si parla
più. Berlusconi sembra considerarsi detentore di un diritto
divino a fare a vita il leader del centro destra, e
possibilmente di tutta l’Italia. Ma da questa posizione non si
costruisce nulla. L’esercito di coloro che sono disposti a
consegnare tutto a Berlusconi e a giurargli eterna e fedele
obbedienza c’è già: è già costituito in un partito, che si
chiama Forza Italia. Credevamo che si fosse reso conto che nella
spaventosa crisi della coalizione questo partito è quello più in
crisi, e nelle ultime tornate elettorali ha perso circa il 10%,
perché il mito è crollato (come del resto prima o poi crollano
tutti i miti). Credevamo si fosse accorto che se vuole lasciare
qualcosa di duraturo deve creare un partito che si fondi sulle
idee e faccia del dibattito interno la regola di vita. Mi pare
invece che il modello di partito unico proposto sia la
dependance di Arcore, dove alloggiano tutti coloro che sono
felici che ci sia uno che pensi, agisca e paghi per conto di
tutti. Personalmente non credo che questo modello interessi a
tanti e possa recuperare i voti persi. Ma ammetto di essermi
sbagliato più volte sul conto dei progetti di Silvio, e di aver
giudicato impossibili cose che poi lui ha fatto. Ma una cosa è
certa. Un simile progetto non è la sospirata nascita di una
destra liberale, moderna ed europea. E’ un po’ peggio di quello
che abbiamo visto sinora.
Il secondo punto è ancora pi ù preoccupante, e riguarda i
contenuti. Mi fermo ai giornali di stamane, e confesso che sono
trasecolato. Un ministro della Repubblica, e un ministro
importante come Maroni, sostiene che dobbiamo uscire dall’euro e
tornare alla lira. Non credo che sia una sparata ridicola ed
effimera, come tante volte la Lega ha fatto. Temo che ci sia
qualcosa di più profondo, che si innesta su un corso che in
questi mesi è stato spesso portato avanti da tutta la Lega, da
Tremonti, dallo stesso Berlusconi, e quindi dalla parte che ha
sostanzialmente guidato la Casa delle Libertà. Temo cioè che la
linea politica di questo governo e di questa maggioranza stiano
facendo dell’europerismo la bandiera più importante.
A chi cerca facili slogan questa linea offre molto. Si trova un
capro espiatorio di tutti i problemi italiani, dalla crisi
economica alla perdita di posizioni sulla scena internazionale.
Il capro espiatorio è fuori del paese, a Bruxelles, e quindi a
Roma nessuno ha più colpe. Di questo nuovo diavolo da
esorcizzare la moneta unica, cioè l’euro, è lo strumento più
diabolico. E’ colpa dell’euro se siamo più poveri, se i prezzi
sono saliti, se l’Italia va male. Ci si dimentica che, sempre
rimanendo nell’ambito dell’euro, quasi tutti stanno meglio di
noi, che la Spagna non ha mai smesso di crescere, che la
Germania sta riprendendo a tirare. Ma è uno slogan facile, tanti
hanno voglia di sentirlo, e chissà, su questo si possono forse
vincere addirittura le elezioni.
E dopo, caro amico? Dopo avere sfasciato l’Italia, Berlusconi
distruggerà anche l’Europa? Mala tempora currunt. Di fronte alla
crisi attuale, che è molto più profonda di una crisi di una
maggioranza e perciò molto più preoccupante, abbiamo sempre
avuto l’argine dell’Europa. Perché l’Europa non è solo una
costruzione economica, è sopratutto una palestra di democrazia,
di libertà, che pone al sicuro da brutte avventure. E’ l’unica
vera assicurazione sul futuro che abbiamo.
Spero proprio di essere troppo pessimista, mi auguro che da
domani le follie anrtieuropeiste rientrino. Ma se questo non
avverrà dobbiamo prepararci a una battaglia campale. Non so come
si svilupperà questa battaglia, quali saranno le azioni
necessarie. So solo una cosa: che possiamo permetterci di
perdere tutto, meno l’Europa.
Mario Segni
GdS 10 VI 2005 - www.gazzettadisondrio.it