UCT. ALLARMISMI SPROPORZIONATI SUI RINCARI DEI PREZZI
Una nota dell'UCT. Facciamo però presente che per pasta, come dice l'UCT, burro e qualcos'altro é stato vistoso l'aumento.
Con l'approssimarsi dell'autunno tornano puntuali le campagne mediatiche sulla spesa delle famiglie e sull'andamento dei prezzi. Percentuali e cifre al rialzo, "accolgono" immancabilmente gli italiani al rientro dalle ferie e producono un generalizzato clima di sfiducia minando la già ridotta propensione agli acquisti.
Una pubblicità negativa che coincide con un periodo di "crisi profonda e strutturale dei consumi", come rilevato da Confcommercio in una recente indagine. Per fare chiarezza e per verificare l'entità del fenomeno nella nostra realtà locale, l'Unione del Commercio del Turismo e dei Servizi della provincia di Sondrio ha condotto un'indagine a campione tra gli operatori delle varie categorie, dagli alimentaristi ai pubblici esercizi, dai ristoratori agli albergatori
Dalla rilevazione è emerso un quadro ben diverso, che ridimensiona nettamente i toni allarmistici comparsi in questi giorni sulle pagine dei giornali o agitati nei Tg. Nella nostra realtà provinciale, infatti, non si è verificato alcun aumento generalizzato e indiscriminato, ma solo qualche ritocco di lieve entità per i prodotti alimentari (nel caso del pane, per esempio, dovuto a rincari all'origine subiti dalle materie prime), mentre pubblici esercizi e alberghi hanno listini fermi da anni, nonostante gli aumenti dei costi di gestione a carico degli operatori. Nei ristoranti di fascia alta la tendenza è quella di contenere i prezzi per non perdere clienti, mentre qualche pizzeria segnala aumenti in vista, ma di lieve entità.
Pane - Il pane comune, dall'agosto 2007 ad oggi, ha subito un aumento pari al 7,10% a fronte di un rincaro ben maggiore dei costi delle farine e dell'energia. In particolare, il pane di segale è aumentato di circa il 7,20%, mentre la farina di segale di ben il 29%. Oggi in Valtellina il pane comune costa in media 3,30 euro al kg, dal 2002 il prezzo è aumentato solo del 20%. Il consumo giornaliero di pane si aggira sui 100 grammi pro capite (2 panini), con un costo complessivo di 33 centesimi. Di conseguenza, per acquistare 2 panini, il consumatore spende solo 2 centesimi in più rispetto ad un anno fa.
Altri generi alimentari - L'aumento dei prezzi al dettaglio dei generi alimentari è la diretta conseguenza della lievitazione dei prezzi all'ingrosso avvenuta a fine 2007.
Dal 2007 il latte fresco ha subito un aumento di circa il 12%. Della stessa entità quello del riso. Rispetto allo scorso anno, un kg di pasta costa in media il 30% in più.
Nel settore ortofrutticolo solo alcuni prodotti costano al cliente l'8% in più rispetto a un anno fa, altri sono sostanzialmente stabili. Molti negozianti di questo settore hanno i prezzi fermi al 2006.
Contenuti gli aumenti dei prodotti di macelleria, che all'origine hanno subito rincari ben maggiori. Rispetto a un anno fa, il cliente paga la bistecca il 7% in più, mentre al negoziante costa ben il 12% in più.
Sempre restando nel settore alimentare è importante sottolineare che risparmiare è possibile, anche in modo considerevole. Basta orientarsi su una scelta più oculata dei prodotti, per esempio privilegiando frutta e verdura del momento, ed evitando di puntare su primizie o prodotti coltivati in serra fuori stagione. In macelleria si possono scegliere tagli di carne meno richiesti e quindi meno costosi, ma comunque pregiati o di buona qualità. Insomma, con una piccola rinuncia alle "mode" più in voga e con un po' più di attenzione nella scelta dei prodotti, il potere d'acquisto delle famiglie potrebbe essere più ampio.
Pubblici esercizi - I listini dei bar diurni sono fermi da tempo. Il prezzo del caffè è lo stesso di 3 anni fa e aperitivi, alcolici e superalcolici non hanno subito ritocchi all'insù. Non sono previsti rincari per l'autunno.
Ristoranti - Nei ristoranti di fascia alta non si segnalano aumenti sensibili. Il costo del pasto è rimasto più o meno invariato, mentre qualche ritocco di lieve entità si è registrato per le voci extra (acqua e vino). Per ovviare al problema dei rincari all'origine, ossia delle materie prime, la scelta degli chef è stata quella di variare qualche ingrediente nelle preparazioni, senza rinunciare alla qualità e alla genuinità. Il settore appare comunque in crisi per la contrazione dei consumi. L'esposizione dei prezzi dei menu attiva un meccanismo di concorrenza tra i vari operatori che rappresenta un deterrente agli aumenti indiscriminati.
Nelle trattorie i clienti affezionati possono ancora pranzare a prezzi abbordabili (per esempio, con menu fisso a 11 euro) e qualche ritocco è in arrivo in alcuni casi per le bevande (per esempio 10 centesimi per l'acqua). Alcuni ristoranti-pizzerie si apprestano ad applicare qualche aumento dovuto ai rincari all'origine (pelati ecc.). In autunno si segnalano in taluni casi incrementi per la pizza margherita intorno al 5%, mentre una pizza farcita potrebbe aumentare anche del 10%. Ritocchi anche per il menu fisso, intorno al 10%. Si può trascorrere una serata in pizzeria a prezzi ancora accessibili (sotto i 10 euro a testa per una margherita con coperto e bevanda).
Alberghi - Prezzi invariati da tempo e tendenti al contenimento negli alberghi della provincia di Sondrio. Nonostante l'aumento dei costi di gestione (personale ed energia, in particolare) la scelta degli operatori è quella di non far lievitare i prezzi e di attirare i turisti proponendo più servizi a parità di costi. Dalla Valchiavenna a Bormio sono infatti numerose le strutture ricettive che propongono pacchetti vantaggiosi e soggiorni "speciali", ritagliati magari sulle esigenze dei clienti mordi e fuggi che tendono a ridurre il tempo di permanenza a 3 o 4 giorni. Diversa la realtà di Livigno, che per il prossimo inverno prevede aumenti tra il 2,5 e il 3%, dovuti al continuo lievitare dei costi di gestione. Nel Piccolo Tibet, del resto, ad ogni inverno i prezzi degli alberghi subiscono un leggero ritocco di segno più, mentre sta avvenendo il contrario per i listini dell'estate. La bella stagione fatica infatti a decollare anche nella località turistica più gettonata della nostra provincia.
È evidente, quindi, come gli allarmismi sull'aumento dei prezzi appaiano del tutto sproporzionati, almeno per quanto riguarda la nostra realtà provinciale. L'attenzione, piuttosto, dovrebbe essere rivolta verso altri fattori che impediscono all'economia nazionale di essere competitiva e trasparente, e che innescano meccanismi speculativi perversi che vanno a ripercuotersi sul mercato in generale e sul budget delle famiglie; ci riferiamo in generale al costo di quei prodotti e servizi che non soggiacciono alla logica di un mercato reale e competitivo. A titolo indicativo citiamo i carburanti, l'energia e i servizi, tra i quali in particolare quelli della telefonia e connessi.
Ne consegue che, invece di alimentare paure e insicurezze tra i consumatori, gli sforzi dovrebbero essere concentrati sulla soluzione concreta dei problemi che impediscono alla nostra economia nazionale di essere competitiva.
Paola Gugiatti