MILANO E SONDRIO RISCOPRONO LA GRANDEZZA DEI LIGARI ("Disegni dalle collezioni private"). NELL'OCCASIONE DEL CENTENARIO DEL CREDITO VALTELLINESE (4 - " PIETRO LIGARI. PROFILO BIOGRAFICO"
Pietro Ligari nasce ad Ardenno il 18 febbraio 1686 da Gervasio e Maddalena Mottalini. Il padre apparteneva ad una famiglia di solide tradizioni borghesi, originaria di Ligari, piccola contrada di Triangia, sopra Sondrio, che vantava tra i suoi membri diversi esponenti del clero locale. Avviatosi allo studio della pittura, nel 1700 seguendo un percorso collaudato dell'emigrazione valtellinese si reca a Roma, dove stando ad una sua tarda indicazione (Inventario 1735) fu allievo di Lazzaro Baldi. Tra il 1702 ed il 1709, rientrando da Roma, compie alcune tappe nell'Italia centrale e continentale, sostando infine due anni a Venezia. Nel 1710 si trasferisce a Milano, dove si sposa con Nunziata Steininger e dove nascono i figli Vittoria (1713) e Cesare (1716). Nel capoluogo lombardo è in contatto con numerosi artisti, da Paolo Pagani, che tenne a battesimo il secondogenito di Pietro, al conterraneo Giacomo Paravicini detto Gianolo, ed esegue commissioni per il circuito nobiliare (il marchese Lucini) e per alcune chiese (S. Marco, S. Maria Segreta, S. Raffaele). Negli anni milanesi, piuttosto che durante il soggiorno a Roma (come sostiene l'ottocentesco Anonimo I), si svolse il suo apprendistato nel campo dell'architettura, come suggeriscono l'autoritratto datato 1715 e firmato «Pictor atque Architectus», e Il Vignola d'architettura disegnato a Milano nel 1724. Nei suoi progetti architettonici Pietro impiega per altro un repertorio di forme ormai standardizzato tipico dell'architettura tardobarocca lombarda (Giordano, 1998, p. 15). La prima opera di rilievo inviata a Sondrio da Milano è il Battesimo di una principessa indiana per l'oratorio privato di Palazzo Sertoli (1717). A partire dagli anni venti Pietro intensifica gli spostamenti e gli incarichi in Valtellina. A questo periodo risalgono, oltre a molte opere per case e oratori privati, gli affreschi nel coro della parrocchiale di Lanzada e la Messa di S. Gregorio Magna nella collegiata di Sondrio (1720). Negli anni tra il 1724 ed il 1736 si scalano gli interventi nella collegiata di Morbegno, che comprendono decorazioni a fresco e pale d'altare nele cappelle laterali, gli affreschi dell'abside, i disegni per l'altar maggiore eseguito dai fratelli Buzzi e una serie di ovali raffiguranti le Sibille e i Profeti. Trasferitosi stabilmente a Sondrio nel 1727, Pietro subentra al Gianolo imponendosi presso la committenza locale, ecclesiastica e laica, per cui esegue anche ritratti di rigorosa compostezza. Contemporaneamente, tra il 1729 ed il 1743, è impegnato nella decorazione di diversi ambienti dell'Altes Gebäu di Coira, su commissione dell'inviato Pietro Salis; nel palazzo l'opera di Pietro si distribuisce in tele da soffitto, decorazioni a fresco e ritratti, in parte eseguiti in loco e in parte spediti a mezzo posta da Sondrio. Saldamente legata ai modelli del classicismo romano, affinati a Milano sugli esempi dei maestri lombardi di formazione accademizzante e bolognese, a seguito di un breve soggiorno a Venezia nel 1737, dove si trova il figlio Cesare, la pittura di Pietro si apre a nuove suggestioni cromatiche e compositive. Agli anni successivi risalgono le pale raffiguranti la Vergine del Rosario e santi e la Vergine con i Ss. Domenico e Giovanni Nepomuceno nella collegiata di Sondrio, che si stava ricostruendo su progetti dello stesso pittore, solo in parte eseguiti. Alla lunga serie di pale d'altare e dipinti (si ricorda almeno la pala di S. Agostino a Cedrasco del 1743), alterna disegni per altari, cantorie, inferriate e apparati decorativi per chiese e case private. Della sua produzione incisoria si conoscono esemplari del Martirio di S. Pietro, intagliato su rame prima del 1735. Esigui sono gli ingaggi al di fuori dei confini della Valtellina, che si limitano ad alcuni dipinti per i conventi di S. Anna e S. Leonardo e per il Duomo a Como; nel 1749 cerca invano di ottenere l'incarico per la decorazione a fresco della chiesa abbaziale di Einsiedeln, confidando nell'intercessione del cardinale Angelo Maria Querini, vescovo di Brescia, suo antico committente. La pala perduta per le monache di S. Lorenzo sopra Sondrio, del 1750, è l'ultima opera impegnativa di Pietro, che muore a Sondrio il 5 aprile 1752.
Gianpaolo Angelini