I DISASTROSI ERRORI DELLA SINISTRA
Illuminante l'intervista de "Il Giorno" all'operaio della Thyssen a cui Diliberto lasciò il suo "strasicuro" - così allora era ritenuto mai più qualcuno pensando che la Sinistra .- Arcobaleno non avrebbe raggiunto alla Camera il 4% precipitando dal 10 e rotti- posto in lista.
Alla domanda dell'intervistatore sulle ragioni del voto di tanti operai per la Lega la risposta è sferzante. Due le ragioni addotte: le case popolari date ai ROM e la precedenza begli asili ai figli di immigrati.
Lo dice un "comunista", rimasto fedele ai vecchi schemi, rimasto fedele alla falce e martello, un "j'accuse" a tanta parte della sinistra, cattolica compresa, attentissima a chi viene qui dall'estero con l'errore di privilegiarli rispetto a chi ha bisogno qui. Fra questi anche quelli che sono per togliere i Crocefissi dalle scuole dove ci sono islamici fregandosene bel fatto che questo può dar restare male chi è a casa propria e che vorrebbe avere almeno altrettanto rispetto di chi arriva da altrove (che poi a casa sua ha comportamenti diametralmente opposti, persino la galera per che detiene una Bibbia!). E anche quelle "illuminate" docenti che, udire udite, decidono a maggioranza di non nominare più Gesù Bambino chiamandolo Emanuele, meritandosi così un corso obbligatorio non di 180 ma di 1800 ore di pedagogia.
Un "j'accuse" alla dirigenza della sinistra attenta agli intellettuali in SPE, abili a disegnare il mondo che vorrebbero - per gli altri naturalmente, a pari privilegi per se stessi -, in mondo virtuale fatto credere mondo reale. Dirigenza incapace di cogliere i segni non virtuali ma reali provenienti dalla società, come ad esempio la "terribile" - aggettivo usato da Bertinotti - sconfitta nel referendum, sulla fecondazione assistita
Nelle periferie delle città non abitano i signori, ma i più deboli. I vertici della sinistra sono "contro la repressione" col risultato sono loro, i più deboli, e le loro donne a rischio, I veti continui contro qualsiasi progetto di infrastrutture sono a danno della collettività tutta ma pesano soprattutto sui più deboli. Dopo ogni fatto di cronaca non manca chi snocciola le litanie dell'accoglienza, come se ci fosse una xenofobia diffusa che in Italia non c'è mai stata, ogni volta rendendo più difficile l'azione di contrasto alla delinquenza sempre più targata immigrati.
La gente è certo preoccupata dei soldi, della vita sempre più cara con ragioni che vengono in grande parte da uno scenario mondiale voluto da molti contro i pochi, fra cui il convalligiano Tremonti stufa dell'insicurezza. Ma lo è, e si arrabbia perché qui le ragioni sono solo di casa nostra, per la sicurezza che è venuta meno, per i delinquenti che dovrebbero essere in galera e invece sono fuori a farne di orbe, perché si rende conto di quante cose non si fanno perché basta che ci sia qualcuno con un cartello a occupare strade e binari per fermare tutto, per le discussioni "ideologiche", come ad esempio sulla legge 194 sull'aborto per cui chi ne parla al minimo è dipinto come reazionario anche se quello che vuole è che la legge non sia applicato solo a metà, solo per la parte che riguarda la soppressione della vita in fieri ma nella prima che postulerebbe una prevenzione spesso una sorte di tabù, come se quella prima parte della legge fosse la peste. E, su questo punto, mentre assiste sempre più disgustato ai certami ideologici si trova alle prese con lunghe graduatorie per l'ingresso negli asili-nido, cosa per pochi. Questo se in città perché poi per 10 o 15 milioni di italiani che vivono lontani dai centri maggiori la graduatoria, venisse stilata, non servirebbe dato che strutture non ci sono e neanche ci possono essere.
Si potrebbe continuare. La sintesi finale però non cambia. Intanto che va avanti la grande politica e che in TV si discute dei massimi sistemi il voto operaio che una dirigenza ormai avulsa dalla realtà pensava permanentemente nel recinto si dà ai minimi sistemi, quelli dei problemi di ogni giorno, e tira le sue conseguenze. L'esito elettorale lo dimostra: due su tre se ne sono andati. Qualcuno passando a Veltroni nel tentativo disperato di non far vincere Berlusconi (dopo che per due anni Governo e Partiti che lo sostenevano hanno fatto di tutto per preparargli il tappeto rosso per Palazzo Chigi), ma tanti spingendosi più in là. E - chi l'avrebbe detto? - votando Lega. Perché proprio Lega? Per un linguaggio distante anni luce da quello dei loro vertici, un linguaggio terra-terra ma di sostanza, proprio per rivendicare quelle cose di cui loro hanno bisogno.
Non dimentichiamo infine i Ministri che sfilano nei cortei contro il Governo. Una delle cose più odiose per chiunque, anche per l'analfabeta, è una contraddizione in termini come questa perché dà l'impressione di una presa in giro per una sorta di voler tenere i piedi un due scarpe. Il massimo.
E adesso? Tentazione della piazza o olio di gomito per ricostruire l'edificio crollato?
Luca Alessandrini