"AFFINCHÉ IL MONDO NON FINISCA MAI E L'UOMO E LA DONNA POSSANO PROSPERARE COME VOGLIONO - SOLO PER QUESTO LASCIACI VIVERE."
Più che di mimose e di cioccolatini, più che di spogliarelli maschili, tanto per pareggiare( ma quando mai) e di pizza solo donne, anche se apparentemente la storia femminile italiana non è poi così male, è meglio che ci fermiamo un attimo a riflettere e a ricordare non solo il grave fatto che diede inizio alla ricorrenza che risale al lontano 1908, quando, pochi giorni prima di questa data, a New York, le operaie dell'industria tessile Cotton scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni, finché l'8 marzo il proprietario Mr. Johnson, bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire. Allo stabilimento venne appiccando il fuoco e le 129 operaie prigioniere all'interno morirono arse dalle fiamme. Successivamente questa data venne proposta come giornata di lotta internazionale, a favore delle donne, da Rosa Luxemburg, proprio in ricordo della tragedia.
Nel tempo sono cambiate tante cose con il diffondersi e il moltiplicarsi delle iniziative, che hanno avuto come protagoniste le rivendicazioni femminili in merito al lavoro e alla condizione sociale, così che la data dell'8 marzo ha assunto un'importanza mondiale, diventando, grazie alle associazioni femministe, il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli, ma anche il punto di partenza per il proprio riscatto.
Questo, poi, non è ancora avvenuto in tanti paesi del globo, però ci sono donne che non si adagiano sui buoni propositi politici , né sull'apparente uguaglianza e combattono, combattono senza posa perché il mondo sia una casa accogliente per tutti.
In prima fila troviamo l' UNIFEM (Fondo di sviluppo delle Nazioni Unite per le donne), creato nel 1976 in risposta all'appello di organizzazioni femminili presenti alla prima Conferenza ONU sulle donne (Messico, 1975), il ruolo dell'UNIFEM è quello di impegnarsi a favore dell'uguaglianza dei generi. Secondo il suo piano strategico (2004-2008), i suoi programmi devono contribuire a raggiungere gli obiettivi seguenti:
1)combattere la crescente povertà fra le donne e l'esclusione delle donne,
2)porre fine alla violenza nei confronti delle donne,
3)arrestare la diffusione del virus HIV e dell'AIDS fra le donne e le ragazze,
4)garantire la parità tra uomini e donne in un contesto di governo democratico, sia in tempo di pace che in periodi di ricostruzione post bellici. I principali destinatari delle prestazioni del Fondo sono i governi, le organizzazioni e reti di donne e gli altri organi delle Nazioni Unite. Il lavoro dell'UNIFEM è retto da svariati vincoli internazionali, segnatamente la Dichiarazione del Millennio e gli Obiettivi di sviluppo del Millennio (MDGs).
L'UNIFEM è attivo in numerosi paesi del Sud e, dal 1998, nei paesi dell'Est CE/CSI. Esso è diretto dal Consiglio d'amministrazione del PNUD/FNUAP. Ha sede a New York.
(per Ulteriori informazioni e documenti: UNIFEM United Nations Development Fund for Women: http://www.unifem.org/)
Nel 2008 , il Progetto UNIFEM in Sudan è dare una voce alle donne affinché possano partecipare ai negoziati per la pace, ai processi politici e alla costruzione del futuro. A questo appartiene l'eliminazione della discriminazione in ogni campo: commercio, politica, famiglia e società. Scopo principale è l'eliminazione della violenza contro le donne e la protezione dal contagio della SIDA/AIDS. Vi è poi L' Azione UNIFEM: "Say NO to violence against women". Tale azione lanciata online in novembre dalla sede principale di New York da Nicole Kidman con l'informazione. Tutti possono entrare nel libro virtuale ed esortare gli stati membri dell'ONU a procedere con forza contro la violenza alle donne. > www.saynotoviolence.com e Campagna Euro08 contro l'abuso delle donne e la costrizione alla prostituzione.
La campagna sarà lanciata l'8 marzo 2008 con una petizione per una maggior
protezione delle vittime. > www.trattadelledonne2008.ch
Poi è impossibile non citare, almeno parzialmente, gli altri soggetti attivi come:
Commissione per i diritti delle donne e le pari opportunità del Parlamento Europeo
Queste pagine illustrano l'attività della Commissione per i diritti delle donne e le pari opportunità del Parlamento Europeo. Si possono consultare gli atti delle sedute della Commissione e le newsletters informative sulle iniziative in corso. (inglese e francese)
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Lobby Europea delle Donne
La Lobby Europea delle Donne rappresenta il più ampio coordinamento di organizzazioni europee di donne presenti sia a livello governativo/istituzionale che privato. Il sito è sempre aggiornato e riporta importanti informazioni sulle azioni promosse dall'Unione Europea e sui progetti in atto. (Inglese e francese)
Regione Autonoma Valle d'Aosta - Progetto E.V.A-Consulta delle elette in Val d'Aosta
Oltre alle indicazioni sulle attività della Consulta nel sito si trovano informazioni sul corso "Il mestiere della Consigliera" finalizzato a fornire e potenziare i requisiti e le competenze necessarie alle donne che intendono candidarsi alle elezioni regionali. (Italiano)
Progetto Donna - Centro studi per la ricerca e sviluppo delle Pari Opportunità
Progetto Donna - Centro studi per la ricerca e sviluppo delle Pari Opportunità, è un'associazione senza scopo di lucro - nata a Bologna nel 1989 - che opera nel settore della ricerca, formazione, informazione e consulenza.
Mission dell'associazione è favorire, promuovere e incentivare le Pari Opportunità uomo/donna nei diversi ambiti della vita civile, sociale e lavorativa.
Aidda Toscana
Sito della sezione toscana dell'associazione imprenditrici e donne dirigenti d'azienda che progetta interventi per sostenere e incoraggiare la presenza delle donne negli organi decisionali. Nel sito è consultabie il calendario degli appuntamenti. (Italiano)
Unione Donne Italiane (Ravenna)
Il sito presenta storia, iniziative e attività dell'UDI e in particolare della sezione di Ravenna. Il sito contiene anche una descrizione dei diversi fondi dell'archivio UDI di Ravenna e della locale sezione della Biblioteca di Sofia, dedicata alle bambine e alle ragazze, con proposta di percorsi formativi per le scuole. (Italiano)
Unione Femminile Nazionale - Archivi Riuniti (Milano)
Il sito presenta la storia e le attività dell'Unione Femminile Nazionale. Di particolare interesse la breve descrizione dei fondi archivistici posseduti, quasi sempre lasciti di donne impegnate nella politica e nelle professioni. (Italiano)
Casa della Donna di Pisa
Nel sito si trovano informazioni sui servizi dell'associazione (telefono donna, help adolescenti etc), sui progetti, sui corsi di formazione, e risorse tematiche riguardanti i diritti delle donne, i fondamentalismi, l'alfabetizzazione informatica etc. (Italiano)
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Centro donna-Comune di Livorno
In queste pagine si trovano informazioni sulle attività del centro e sui corsi di alfabetizzazione di lingua italiana per donne straniere. (Italiano)
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Centro Donna Lucca
Il sito offre informazioni sulle iniziative dell'associazione e sui gruppi di studio in materia di: questione femminile nel mondo islamico, donne e scienza, teologia femminista etc. E' attivo un forum di discussione. (Italiano)
Donne del Mediterraneo
Nel sito sono indicate le finalità del centro, la sua storia e le iniziative a sostegno di donne di altri paesi. Interessante è la sezione dedicata alle pubblicazioni relative alle donne nel mediterraneo. (Italiano)
INSTRAW
Sito che presenta l'attività dell'Istituto di Ricerca e Sviluppo per l'Avanzamento delle Donne, sostenuto dalle Nazioni Unite. (Inglese, francese, spagnolo)
Commissione Nazionale per le pari opportunità tra uomo e donna
Tra le tante informazioni del sito si possono trovare nella rubrica "informazioni legislazione" le leggi istitutive degli organismi di parità, la normativa italiana sulla condizione femminile dal 1990, la normativa internazionale sulla condizione femminile dal 1990 e le informazioni parlamentari della XIII legislatura. All'interno di "guide utili" si trovano gli indirizzi degli organismi di parità nazionali, regionali, comunali, provinciali ed esteri.
Gender Equality
Sito della Commissione Gender Equality. Da qui si può iniziare la ricerca per tutto ciò che riguarda le pari opportunità nell'Unione Europea: dalle iniziative politiche, alle definizioni di interventi di mainstreaming, alla legislazione comunitaria in materia di uguaglianza. Alcuni documenti sono disponibili anche in italiano. Nella sezione http://europa.eu.int/comm/employment_social/equ_opp/links_en.html ci sono i collegamenti agli organismi che si occupano di pari opportunità all'interno della Comunità Europea e ai più importanti organismi di parità internazionali. Per una rapida visione del sito si consiglia di consultare la http://europa.eu.int/comm/employment_social/equ_opp/presentation_en.html mappa del sito.
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Consiglio Nazionale delle Ricerche - Comitato per le Pari Opportunità Uomo-Donna
Nel sito si trovano le informazioni sulle attività, la composizione e il regolamento del Comitato oltre ad una sezione sulla "legislazione di riferimento" in materia di pari opportunità.
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Università degli Studi di Genova - Comitato Pari Opportunità
Nella pagina del Comitato, istituito presso l'Università degli Studi di Genova, sono indicate le finalità e la composizione interna.
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Università degli Studi di Verona - Comitato per le Pari Opportunità
In questa pagina è raccolta la documentazione in materia di legislazione e giurisprudenza sulle pari opportunità. Vi si trova un'interessante documentazione di testi di legge integrali e sentenze.
Ministero per le pari opportunità
Sito ufficiale del Ministero per le pari opportunità nel quale si trovano informazioni relative ad eventi, normativa, glossario, aspetti legislativi, azioni del governo a livello italiano e nel Parlamento europeo, progetti pilota e tanto altro in tema di pari opportunità.
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Consiglio d'Europa e pari opportunità
Sito web del Consiglio d'Europa dedicato alle pari opportunità tra uomo e donna (italiano)
Organizzazione delle nazioni Unite - Womenwatch
Sito dedicato all'Osservatorio sulle donne delle Nazioni Unite
Ufficio consigliera nazionale di parità
Sito della Consigliera nazionale di Parità: contiene la banca dati bibliografica e la banca dati giuridico-normativa specializzate in tema di pari opportunità e discriminazioni tra uomo e donna sul luogo di lavoro.
Nel mondo vivono milioni di donne in situazioni precarie. Il nostro impegno è occuparci di loro. affinché più donne possano vivere sicure, a pari diritti e con dignità.( UNIFEM)
Per tale motivo, il Comitato Nazionale UNIFEM Italia onlus (*) ha deciso di dare il proprio contributo alla campagna, redigendo un documento dal titolo " Potete indicare 16 forme di violenza di genere? ", che elenca 16 tipi di violenza (tante quanti i giorni di attivismo della campagna) praticati nei confronti di donne e ragazze. Ad ogni tipo di violenza segue una breve spiegazione del fenomeno. UNIFEM Italia ha creduto importante realizzare tale iniziativa per portare a conoscenza del pubblico violazioni ancora sconosciute e per evidenziare come anche fenomeni spesso considerati normali e assodati rappresentino una forma di violenza. E noi ve le presentiamo, in modo che si possa riflettere ed intervenire secondo le proprie possibilità. Soprattutto, senza piangersi addosso e sopportando i sorrisetti ironici di certi uomini che, poiché vedono sgambettare mezze nude tante veline, velone, star e starlette, ci mettono tutte nello stesso calderone osceno.
Eccole, allora, le sedici violenze di cui soffrono ancora tantissime donne nel mondo.
1. Violenza sessuale come strumento di guerra
Nonostante le norme internazionali vietino lo stupro ad opera dei combattenti, durante i conflitti le donne continuano a subire tale forma di violenza. Inoltre, nel contesto delle guerre etniche, la violenza sessuale assume un nuovo, terribile significato, diventando una delle armi di cui i combattenti dispongono per annientare l'etnia nemica. Talvolta le violenze sessuali fanno parte di un disegno di abusi e intimidazioni e sono utilizzate dai combattenti come strumento per seminare terrore e costringere le popolazioni a fuggire. Altre volte l'obiettivo è quello di provocare la gravidanza coatta delle donne, affinché generino figli dell'etnia del violentatore. Il fenomeno ha assunto proporzioni drammatiche nelle nei conflitti dell'ex-Yugoslavia e in altri Paesi.
2. Selezione del sesso prima della nascita
Nei paesi dove la nascita di bambine è concepita come una sfortuna per la famiglia (ad esempio in India, a causa dei costi economici legati alla dote che una ragazza deve possedere per sposarsi), sono usuali gli aborti a seguito di ecografie che rivelano il sesso del nascituro. Il Governo indiano ha proibito l'uso di tecnologie diagnostiche prenatali e i ginecologi hanno il divieto di dare informazioni a riguardo, ma nonostante ciò alcune cliniche continuano a fornire queste informazioni dietro compensi molto alti e offrono assistenza per eventuali aborti. Alcuni medici hanno addirittura iniziato, illegalmente, a girare per i villaggi e le zone rurali, dotati di apparecchiature per determinare il sesso del nascituro. Una tecnologia utilizzata per migliorare la salute del feto è oggi divenuta, purtroppo, uno strumento che può determinare la vita o la morte di una bambina.
3. Mutilazioni genitali femminili (MGF)
Sono più di 135 milioni, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, le ragazze e le bambine che hanno subito mutilazioni sessuali e ogni anno se ne aggiungono altri due milioni. Le MGF sono praticate soprattutto in Africa e in alcuni paesi del Medio Oriente, ma anche in occidente, all'interno delle comunità di immigrati. Esistono diversi tipi di mutilazioni dei genitali femminili, di differente gravità: la più innocua consiste nel rimuovere il cappuccio del clitoride, mentre la più brutale è l'infibulazione, che consiste nella rimozione del clitoride insieme alle piccole labbra e parte delle grandi e nel ricucire l'apertura lasciando solo un piccolo spazio per il passaggio delle urine e del sangue mestruale. Nonostante i rischi per la salute ed i gravi e accertati danni psicologici e fisici, queste pratiche continuano ad essere diffuse e molte donne incoraggiano le proprie figlie a subirle. La motivazione addotta spesso è la volontà di salvaguardare l'accettazione sociale da parte della comunità e di proteggere la reputazione delle ragazze. La procedura viene di solito eseguita con strumenti rudimentali ed in condizioni pericolose per la salute delle bambine e ragazze.
4. Rogo della sposa e altre forme di violenza legate alla dote
La religione induista prevede che la moglie segua il marito anche nella morte: nel sati, rito vietato nel 1829 ma ancora diffuso, la vedova muore arsa sulla pira funeraria, insieme al corpo del marito defunto. Nel 2006, nelle regioni del Madhya Pradesh e del Rajastan c'è stata un'escalation di tale fenomeno: oggi il sati è considerato un crimine, ma non sono poche le donne disposte a raggiungere i loro sposi nel fuoco: ciò è dovuto alla deprecabile condizione sociale della vedova, spinta dai parenti del marito a vivere di elemosine nei luoghi sacri, per non essere di peso alla famiglia che la dovrebbe mantenere. L'arretratezza culturale favorisce sicuramente un atteggiamento mentale ancora forte nelle aree rurali, dove le autorità civili e la polizia, per non parlare dei politici ultrareligiosi, sono vittime della stessa logica e contribuiscono a mantenere in vita un fenomeno del tutto irrazionale.
5. Matrimoni precoci
Nei villaggi rurali dell'Africa Sub- sahariana, le ragazze spesso sono date in sposa prima di raggiungere la pubertà, all'uomo prescelto dal padre, spesso molto più anziano della ragazza. Purtroppo per le famiglie molto povere, il matrimonio di una figlia è un mezzo economico per sopravvivere. Le ragazze però non ricevono alcuna informazione sulla salute riproduttiva, la contraccezione o le malattie sessualmente trasmissibili. A causa della loro giovane età, i loro corpi non sono pronti per affrontare una gravidanza e ciò comporta gravi rischi per la loro salute e per quella dei loro bambini.
6. Crimini d'onore
I crimini d'onore sono diffusi nel mondo arabo-musulmano e nel sub-continente indiano. Donne e ragazze vengono uccise in nome dell'onore, dell'amore, della gelosia o della passione, nell'ambito stesso della famiglia, perché sospettate di aver avuto rapporti prematrimoniali; i responsabili vengono raramente puniti in modo adeguato (la maggioranza di essi è condannata a punizioni simboliche). Ciò è dovuto al fatto che, in alcune comunità, l'onore degli uomini dipende dalla purezza delle loro donne (siano esse mogli, sorelle o madri). Il comportamento delle donne è, di conseguenza, un affare di famiglia e non più una scelta individuale. Il "delitto d'onore" prevale maggiormente nei paesi a maggioranza musulmana, nonostante alcuni leader e studiosi islamici abbiano condannato pubblicamente questa pratica, chiarendo che non ha fondamento religioso. In alcuni casi, ragazze e donne sono state costrette a suicidarsi dopo la denuncia pubblica del loro comportamento o a seguito di minacce; altre sono state sfigurate con ustioni caustiche; molte di queste donne muoiono in seguito alle lesioni riportate.
7. Rapimento della sposa
Il rapimento della sposa, ancora praticato in alcune zone rurali dell'Africa sub-sahariana, anche conosciuto come matrimonio forzato, si verifica quando la ragazza viene presa con la forza o l'inganno da un gruppo di uomini, che comprende anche lo sposo, e obbligata con varie forme di violenza psicologica ad acconsentire al matrimonio. Se la giovane non acconsente subito, il futuro sposo la stupra, per convincerla a rimanere con lui, a causa della vergogna che il subire uno stupro comporta.
8. Femminicidio
Il problema degli omicidi è all'ordine del giorno in tutta l'America Centrale, regione caratterizzata da alti tassi di criminalità ed impunità. Nonostante gli omicidi si verifichino sia tra donne che uomini, l'alto tasso di morti femminili ha portato a coniare il termine "femminicidio". Tali uccisioni sono caratterizzate da un'estrema brutalità, realizzate attraverso stupri, torture, mutilazioni, ma non ricevono alcun risalto dai media e spesso vengono negate. Solo in Guatemala nel 2005 sono state uccise così 665 donne.
9. Rapimenti e arruolamento di bambine e ragazze combattenti durante i conflitti
Troppo spesso si pensa che il problema dell'impiego dei bambini nei conflitti armati riguardi soltanto i ragazzi, mentre nell'ultimo decennio centinaia di bambine e ragazze sono state rapite e costrette a combattere in paesi come Angola, Liberia, Mozambico, Rwanda, Sierra Leone, Uganda, Colombia, Guatemala, Cambogia, Filippine, Timor-Est. Dopo i conflitti, le bambine rischiano di essere dimenticate ed escluse dai programmi di disarmo e reintegrazione. Molte ritornano spontaneamente alle proprie comunità e non ricevono alcuna assistenza, portandosi dietro una serie di problemi psico-fisici irrisolti. Le giovani donne che sono state rapite o arruolate forzatamente da bambine, e che ritornano a casa con i "figli della guerra", rischiano di essere rifiutate dalle famiglie e dalle comunità per la vergogna di aver subito uno stupro e di aver partorito dei figli concepiti dai rapitori. Poche ragazze ricevono cure per le malattie a trasmissione sessuale e ciò aumenta il rischio di infezione da HIV e della sua trasmissione a famiglie e comunità.
10. Sterilizzazione forzata o altri pratiche riproduttive coercitive
Uno sconcertante fenomeno sta emergendo in Uzbekistan: una campagna governativa segreta di sterilizzazione forzata delle donne nelle regioni rurali del Paese. Esiste infatti un decreto del 2000 del Ministero della Salute che ordina la riduzione del tasso di natalità nelle aree rurali del Paese, suggerendo di praticare isterectomie e applicare spirali alle donne subito dopo il parto. L'Uzbekistan è il paese più povero tra le ex repubbliche sovietiche; da qui la decisione del regime di bloccare le nascite. Ma in una società tradizionalista e rurale come quella uzbeca, dove le donne hanno mediamente 4-5 figli, la persuasione non dà molti frutti. Così si è optato per la coercizione, ordinando la sterilizzazione forzata. Sono stati segnalati ben 207 casi di asportazione di uteri sani, non motivati cioè da ragioni mediche d'emergenza e condotti senza il consenso delle interessate. Tale pratica provoca danni enormi alla salute fisica e mentale delle donne, che si sentono frustrate e menomate per il fatto di non poter più avere figli. Molte si ammalano a seguito delle operazioni e non possono più camminare né lavorare nei campi per lunghi periodi. Quello dell'Uzbekistan non è purtroppo un caso isolato; le stesse politiche sono state messe in atto anche in alcune zone della Cina, dell'India e dei Balcani.
11. Stupro conseguente ad un appuntamento
Tali stupri si verificano quando un uomo e una donna escono per un appuntamento e l'uomo mette, all'interno della bevanda della donna, una droga che fa perdere conoscenza alla donna, la rende fisicamente incapace di rifiutare un rapporto sessuale, e che le fa perdere la memoria di ciò che è successo.
12. Tratta di donne e ragazze
La tratta di donne e ragazze è un problema estremamente grave che coinvolge il paese di origine di queste (Nigeria, paesi dell'Est Europa) ed i paesi di destinazione. Le giovani donne sono attirate con l'inganno, con la speranza di un lavoro che possa rendere la loro vita più dignitosa, ma una volta in Europa trovano delle organizzazioni criminali che le introducono nel mondo della prostituzione, da cui è estremamente difficile uscire.
13. Violenza domestica
Le donne, i bambini e le bambine spesso corrono grandi pericoli proprio in famiglia, il luogo in cui dovrebbero essere più al sicuro. Le vittime soffrono fisicamente e psicologicamente, non sono in grado di prendere le decisioni che le riguardano, dar voce alle loro opinioni o proteggere loro stesse e i bambini per paura di ulteriori ripercussioni. La violenza domestica è un fenomeno trasversale, non riconducibile a particolari fattori sociali, economici, razziali, religiosi e risponde alla volontà di esercitare potere e controllo sulla vittima. La violenza domestica è quasi sempre un insieme di aggressioni fisiche, psicologiche e sessuali (percosse, ferite, ma anche minacce, insulti, umiliazioni, spesso in presenza dei figli terrorizzati e l'imposizione violenta dei rapporti sessuali) a cui si accompagnano spesso deprivazioni economiche (che vanno dal ridurre al minimo il denaro di cui poter disporre, al prosciugamento del conto bancario, al mancato pagamento dell'assegno stabilito dal Giudice in sede di separazione legale).
14. Molestie sessuali sul luogo di lavoro
Richieste ripetute e insistenti di rapporti sessuali da parte di persone che possiedono un'autorità nell'ambiente di lavoro, e rivolte a persone di rango inferiore, costituiscono una molestia sessuale anche quando non siano accompagnate da atti fisici. I molestatori utilizzano il loro ruolo di superiore per soddisfare una pervertita equazione: "ho potere e quindi posso disporre sessualmente di chi è gerarchicamente sotto di me". Purtroppo questo è un fenomeno più diffuso di quanto non si creda, anche se molte vittime preferiscano minimizzare e subire per non aver conseguenze sulla carriera. La molestia presuppone che uno dei due non accetti "il gioco", anche se si svolge solo sul piano verbale, e che, dopo aver mostrato di non gradire certe attenzioni, sia costretto a subire pressioni, minacce o ritorsioni sul piano professionale.
15. Violenza fisica da parte del proprio partner
La violenza subita dal partner e' la prima causa di morte e invalidità permanente per le donne fra i 16 e 44 anni, ancora prima del cancro, degli incidenti stradali e della guerra. In Russia in un anno sono morte 13 mila donne, il 75% delle quali uccise dal partner, mentre il conflitto Urss-Afghanistan nell'arco di 10 anni ha mietuto 14 mila vittime. Il fenomeno della violenza sulle donne non è circoscritto a poche realtà disagiate come i paesi in via di sviluppo, ma è presente in tutto l'Occidente: in America ogni 4 minuti una donna viene violentata; in Svezia, dove l'emancipazione femminile ha raggiunto i massimi livelli, ogni 10 giorni una donna viene uccisa.
16. Sfruttamento delle collaboratrici domestiche
La schiavitù domestica rappresenta una forma nascosta di asservimento. Sempre più donne lavorano come personale di servizio in economie domestiche private (sorveglianza di bambini e lavori domestici). Le loro condizioni di vita e lavoro sono contrarie alla dignità umana. Lavorano anche 18 ore al giorno, senza riposo né remunerazione. Si ritrovano senza documenti, confiscati dai datori di lavoro, che le minacciano e le sfruttano. Le vittime sono reclutate nei loro paesi di origine direttamente dai datori di lavoro, con la promessa di un impiego ben pagato, oppure tramite agenzie. Solitamente non conoscono né la lingua né le leggi in vigore nel paese in cui si trovano e l'estrema miseria che regna nei paesi di provenienza rappresenta un ulteriore fattore di sottomissione e paura.
(Cfr: http://www.unifem.org/campaigns/vaw_25nov/)
Cliccando sul sito, sarà possibile registrarsi (attraverso una procedura molto semplice e veloce) per dire il proprio no alla violenza contro le donne. Nel sito si possono trovare informazioni riguardanti la violenza di genere. La campagna andrà avanti fino all'8 Marzo, Giornata Mondiale della Donna.
Maria De Falco Marotta