ARGOMENTI PROPOSTI DA MARIO PULIMANTI: 1) GIOVANI PEZZULLO UCCISO IN AFGHANISTAN 2) ATTENTATO NEL MIO PALAZZO 3) CASINI E LA FOLGORE 4) CIVITAVECCHIA

1) GIOVANI PEZZULLO

Stasera di pensieri ce n'è un'insalata. Accendo il computer. Mentre scrivo, ascolto la radio. Jazz. E' la musica che preferisco. Vorrei che ci fosse più gente che ascolti certa musica. Musica vera. Non credo che ai giovani interessi molto. Simonetta, mia moglie, autentica mora sabina, sorseggia il suo caffè, autentica miscela brasiliana: costoso, ma squisito. Indossa un paio di jeans, una camicetta rosa chiaro e sotto un completino rosso. Finisce il caffè e scherzando mi dice:

"Tieni duro, Mario". Chissà a cosa avrà voluto alludere. Mmh. E allora dov'è il problema? Spengo il pc. Mi siedo sul divano. Mi chiedo: che c'

è oltre la memoria? Quasi soprappensiero ripulisco con il dito il caffè rimasto nella tazzina. Mi allento la cinta dei pantaloni con una smorfia di piacere. Raccolgo il telecomando e passo pigramente da un canale all'altro, fermandomi infine su un telegiornale che guardo per qualche minuto con annoiata disattenzione, consapevole che mi si stanno abbassando le palpebre. Non sto male. Sono solo stanco, stanchissimo.

A questo punto una brutta notizia mi scuote dai miei pensieri: l'omicidio del militare italiano Giovanni Pezzullo. Si trovava in Afghanistan per distribuire viveri e vestiti alla popolazione, il senso più pieno della missione umanitaria. L'hanno ammazzato in un agguato a ovest di Kabul.

Pezzullo, lascia moglie e figlia liceale. Avrebbe compiuto 45 anni tra dieci giorni. Brrr. Mi sento gelare a questa notizia. Quest'Italia, confusa tra un'elezione e l'altra, neppure si ricorda di aver lasciato fuori pezzi d'Italia. La cronaca spesso ce li restituisce in bare avvolte da bandiere tricolore. Tra rifiuti che ci sommergono, senatori impazziti, inseguimento del bipolarismo imperfetto e blitz negli ospedali dietro telefonate anonime, ci siamo dimenticati che migliaia di soldati difendono il nome dell'Italia in paesi in guerra:

Afghanistan, Iraq, Libano. Si chiamano missioni di pace, perché solo così talvolta passa il sì del Parlamento. Il partito delle mamme in lacrime allora diventa il più forte in circolazione. Ma si svolgono in terre in guerra e dove c'è la guerra si corre il rischio di essere ammazzati. Con Giovanni Pezzullo sono dodici i soldati italiani morti in quattro anni in Afghanistan. Pezzulo rappresenta quest'Italia povera e dignitosa che immigra e si integra per lavorare. Insomma, per quanto mi riguarda, se le cose stanno in questi esatti termini -esatti termini? ma come cavolo parlo oggi?- la situazione non è facile.

Momenti di imbarazzo. Parole grosse, vero? Certo è che le frasi che ho scritto sono venute fuori indipendentemente dal mio controllo. Ma è tutto vero. Per l'appunto.

2) ATTENTATO

Come mi sento? Male. Davvero. Questa mattina non riesco a muovere nessun muscolo. Abito, infatti, al secondo piano dello stabile di Corso Duca di Genova n. 253, dove ieri notte, domenica 17 febbraio, c'é stato un attentato incendiario presso la sede dell'agenzia di vigilanza privata Secur e Service, trasferitasi da poco tempo in un appartamento del piano terra del mio palazzo. Taccio per un lungo istante, poi sospiro. Che cosa significa? Un tentativo di intimidazione? Dovete

credermi: non avevano fatto in tempo a traslocare che ignoti attentatori hanno lasciato un messaggio con una bottiglia incendiaria.

Erano le ventidue, stavo tranquillamente vedendo un film in televisione, quando una citofanata improvvisa ci ha avvisato che la scala "b" del piano terra del palazzo stava andando a fuoco. In pratica, due piani sotto di me. Siamo quindi usciti tutti come ci trovavamo, chi in pigiama, chi in vestaglia, attraversando le scale interamente coperte da fiamme e da un fumo nero e denso. Le fiamme, che stavano arrivando al primo piano, sono state spente da alcuni condomini improvvisatisi vigili, che sono comunque arrivati subito dopo. Uno di loro mi ha anche aperto la porta d'ingresso, perché nella fretta...e nella paura... nè io nè Simonetta nè Gabriele avevamo fatto in tempo a prendere le chiavi di casa. I carabinieri mi hanno informato che gli attentatori, varcato il portone d'ingresso del palazzo, hanno cosparso la porta dell'ufficio della Secur e Sevice di benzina e applicato le fiamme. Rimango incredulo. Lo supore cresce a poco a poco. Mi guardo intorno a occhi sgranati. Il rogo, abbracciata la porta, si é esteso fino al soffitto del piano terra, incendiandolo completamente.

Simonetta si gira per andarsene ma l'afferro per un braccio e la costringo a fermarsi. Lei si libera dalla stretta, poi esplode in un pianto rabbioso. La stringo al petto. Gabriele é pallido e affaticato. Vorrebbe farmi delle domande, ma dalla gola non gli esce nessun suono. Alessandro trema, dal freddo e dalla paura. "Shhh. Sei a casa, non c'é nulla da temere. Cerca di riposare, parleremo quando starai meglio". Allora Alessandro chiude gli occhi e scivola in un sonno senza sogni. Nonostante il freddo, abbiamo tenuto per tutta la notte le finestre aperte, dato che in tutta casa era rimasto un fortissimo odore di fumo e di plastica bruciata. Oggi ho un forte mal di testa...e un fastidioso raffreddore! Mi arrendo. Penso a come sarebbe la vita senza violenza. Mi assale la tristezza.

3) CASINI

Pier Ferdinando Casini sceglie un parco della zona Torrino, per lanciare la sua sfida a Silvio Berlusconi e Walter Veltroni, nella lunga corsa verso Palazzo Chigi. Pierferdi scende in campo contro "la concezione proprietaria delle idee e il marketing politico post sessantottino". E aggiunge: "Ho visto alla televisione i miliardi di euro che, sia il Pd che il Pdl, hanno promesso di spendere. Veltroni promette 2.500 euro a figlio? Allora io dico diecimila. La gente non ne può più di queste promesse impossibili e della pubblicità. Questo è un malcostume intollerabile". Casini sa bene che la sua corsa verso Palazzo Chigi sarà difficile. Ma ha scelto di "non fare campagna elettorale contro qualcuno. La nostra è una campagna elettorale per difendere l'identità cristiana o i temi eticamente sensibili che per noi sono temi di campagna elettorale". E per dare una stoccata a Silvio Berlusconi, Casini legge il messaggio di un militare italiano della Folgore a cui venne chiesto, in Somalia, anni fa di lasciare il basco amaranto dei paracadutisti per indossare quello azzurro dell'Onu. "Il messaggino che mi ha spedito - ha detto Casini - recitava così: "Noi ci impegnammo a portare le insegne dell'Onu ma al basco non rinunciammo".

Così è stato per l'Udc e nel nostro caso vinse la Folgore. Ecco noi non faremo una battaglia di resistenza sul simbolo ma a chi confonde un simbolo con un marchio dico che dietro un simbolo c'è una storia e una cultura". Poi Casini assicura: "Non faremo una campagna elettorale costruita contro qualcosa o contro qualcuno, non faremo una campagna elettorale accecati da sentimenti di odio e di rivalsa". Tuttavia, quale messa a punto va fatta: il leader centrista ribadisce che il Pdl è una sorta di proprietà privata di Berlusconi e che "un conto è credere ad una impresa, un conto è accettare la cooptazione in un'esperienza che ha più i requisiti di una proprietà privata di qualcuno che di una meravigliosa avventura da correre assieme".

Ricordato di aver ricevuto pressioni e promesse - da sinistra gli avevano offerto anche la presidenza del consiglio in un governo istituzionale - Casini dice di vedere "manovre sui simboli, compravendite, cincischiamenti" attorno all'UDC, ma la cosa lo lascia indifferente. "Non sono un ingenuo - osserva Casini - so che i miei subiranno pressioni fortissime, qualcuno ha già ceduto. Ma vale la pena correre il rischio. Io non mi svendo a nessuno".

4) CIVITAVECCHIA

Mi trovo a Collevecchio, in un bel ristorante aperto da poco che occupa i locali di recente costruzione situati vicino allo stadio comunale.

In pochi mesi di attività ha fatto registrare un boom di clienti, anche perché si mangia molto bene.

Sto trascorrendo una serata davvero unica mangiando, in compagnia di Simonetta, di Alessandro e di alcuni amici, degli ottimi tonnarelli al tartufo, accompagnati da un Chiaranda del Merlo, fermentato in rovere e raffinato in bottiglia.

Osservando l'interno ravvivato con un arredamento particolarmente eccentrico ad un certo punto ho cominciato a parlare della statua della Madonna di Civitavecchia.

Simonetta per un istante mi guarda interdetta.

Poi mi fa una boccaccia. Incantevole. Continuo a parlare.

Sono trascorsi tredici anni da quando a Civitavecchia, in un giardino della famiglia Gregori (2-6 febbraio 1995) e poi nelle mani del vescovo diocesano Girolamo Grillo (15 marzo 1995), si sono susseguite 14 lacrimazioni di sangue in una statuetta della Madonna di Medjugorje.

Mia moglie mi consiglia di continuare a mangiare, finendo di parlare con un sorrisetto. Liturgia. Alzo le spalle. E parlo.

Alcuni giornali hanno recentemente anticipato un dossier della diocesi di Civitavecchia, presieduta da Mons. Girolamo Grillo, che contiene relazioni e documenti dai quali emerge che non c'e' spiegazione umana per il fenomeno, tanto che il vescovo stesso è diventato lo strenuo difensore del prodigio; lui che all'inizio, secondo alcune interviste, era un pò scettico al riguardo.

Pochi giorni fa lo stesso Grillo, intervistato dalla trasmissione televisiva "Uno Mattina" andata in onda su RaiUno, ha ricostruito la serata in cui portò con sé in Vaticano la piccola statua di gesso di proprietà della famiglia Gregori.

Papa Wojtyla pregò davanti alla Madonnina, la benedisse, la baciò e le mise sul capo una piccola corona d'oro e nelle mani una coroncina d'oro del Rosario, che la statuina porta ancora con sé. Non si tratta di una approvazione ufficiale dell'evento da parte della Chiesa, ma questi gesti esprimono comunque attenzione e grande considerazione nei confronti dell'evento, e quanto è accaduto non potrà non avere un peso.

Simonetta annuisce, rimane pensierosa per qualche minuto. Alessandro mastica cercando di non far rumore. "E' così" dico.

Del resto, in questi anni la statuetta -oggi esposta nella Chiesetta della borgata di Pantano dedicata a Sant'Agostino- è stata sottoposta a varie Tac e le lacrime sono state esaminate da eminenti studiosi di ematologia.

Io, pur cercando di volare basso, non posso non considerare che è un dato di fatto che la storia del culto mariano in ogni epoca registra alcune manifestazioni straordinarie delle immagini della Madonna.

Le Chiese particolari dove sono avvenuti questi fatti hanno agito con prudenza, a volte con estrema severità, senza chiudersi però al mistero e al soprannaturale.

Hanno verificato i fatti, guidato e sostenuto la pietà dei fedeli.

A interessarsi di questi eventi sono stati vescovi e cardinali, pontefici e Santi.

Non erano creduloni o esaltati visionari, ma attenti pastori e maestri nella fede cattolica.

A testimoniarlo sono centinaia di santuari in Italia e all'estero, che continuano a registrare un ininterrotto pellegrinaggio di fedeli; e il fitto materiale di una ricchissima bibliografia mariana.

Si tratta di fenomeni che sono stati presi in esame dall'autorità ecclesiastica del tempo, in processi ordinari e che, in alcuni casi, hanno coinvolto l'attenzione di intere regioni o nazioni.

Rileggendo la storia di questi fenomeni non è difficile giustificare l'atteggiamento di iniziale scetticismo, poi prudenza, ricerca di consiglio e attenta verifica, uniti all'invito alla preghiera, in una saggia apertura al mistero, che si sono riscontrati nelle vicende della Madonna di Civitavecchia.

Ma, davanti alla folla pellegrinante a Pantano, non è difficile comprendere, che probabilmente il popolo cristiano ha già espresso il suo sì all'evento soprannaturale, di cui molti sono stati testimoni; ha già detto sì a quelle lacrime di sangue, sulle quali si puntano le critiche degli scettici, convinti solo delle prove scientifiche.

A mio parere, la scelta più attendibile in tali questioni è quella di evitare le posizioni estreme. Evitare, da una parte, il fanatismo febbrile di quanti vanno continuamente alla caccia di fenomeni soprannaturali o comunque straordinari; evitare, dall'altra parte, l'ostilità preconcetta di quanti rifiutano di ammettere qualsiasi evento, che trascende la realtà e sfugge alla percezione della ragione umana.

La negazione sistematica del fatto soprannaturale, che deriva da questo atteggiamento, cessa di essere frutto di una scelta razionale e finisce per passare al campo opposto: diventa cioè irrazionale.

Del resto, per realizzare una critica intelligente e costruttiva, occorre osservare i fenomeni, sui quali si indaga, con prudenza e cautela, evitando i pregiudizi.

E questo atteggiamento vale in campo scientifico, ma anche in campo teologico.

La critica preconcetta, che nega sistematicamente l'esistenza del soprannaturale, si oppone alla fede irrazionale; ma crea altre fedi, altrettanto irrazionali: quella del negativo, quella delle capacità infinite della mente umana, quella della necessità di vedere e toccare con mano.

A questo punto occorre tenere presente che la Chiesa, di fronte al fatto soprannaturale, si è espressa sempre, o quasi sempre, con grande cautela.

Non mi importa se in questo momento, leggendomi, state esprimendo il vostro dissenso.

Del resto per molti la religione non ha una posizione centrale nella loro vita.

Sì, celebrano Pasqua e Natale, anche se in quei casi i simboli delle feste sono un coniglio e un ometto allegro vestito di rosso.

Queste persone preferiscono trasmettere ai figli la propria etica:

regole solide e incontrovertibili, comuni quasi a ogni fede e hanno la fastidiosa sensazione che la religiosità portata all'estremo possa essere molto pericolosa.

Hanno una filosofia di vita sorprendentemente semplice: non credono nel bene e nel male, tantomeno in Dio e Satana.

Per loro, queste sono astrazioni che distraggono dalla realtà.

Io no. Io credo.

Dopo questa ottima cena al Reginus di Collevecchio decidiamo di tornare a Ostia.

Prima di accendere la macchina, chiamo Gabriele al cellulare. Nessuna risposta.

Mentre guido, vicino a me Simonetta riposa, tranquilla.

Dorme raggomitolata su un fianco, con le braccia strette intorno alle spalle.

I muscoli del viso appaiono rilassati e una ciocca di lucidi capelli neri le attraversa la guancia. Guardando la mia donna, mi sento avvolgere da un'ondata di tenerezza che mi fa salire le lacrime agli occhi.

Do un'occhiata all'orologio.

Di lì a un quarto d'ora la sveglierò.

Nella penombra, penso a tante cose.

Penso che ormai sono maturo per qualche ospedale psichiatrico per lungodegenti.

Penso che a volte sono contento di abitare vicino al mare.

Siamo quasi arrivati.

Comincio ad avere colpi di sonno.

Apro il finestrino.

Avverto con piacere il contatto con l'aria fresca.

Gli ultimi dieci chilometri sono i più complicati del mondo.

Approfondimenti