Benedizione chiesa dei SS. Matteo e Filippo Neri di Mazzo, inaugurazione restauri e presentazione pubblicazione
Arcipretura di Mazzo di
Valtellina
Piazza Santo Stefano - 23030 Mazzo di Valtellina (So)
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Benedizione della chiesa dei Santi Matteo e Filippo Neri
di Mazzo, inaugurazione dell’edificio restaurato e
presentazione di una pubblicazione inerente la storia e il
recupero dell’edificio
Domenica 21 agosto alle ore 15.00 sarà benedetta dal Vescovo
monsignor Alessandro Maggiolini la seicentesca chiesa dei
santi Matteo e Filippo Neri, ubicata a 830 m di quota lungo
la strada che da Mazzo di Valtellina sale verso il Passo del
Mortirolo.
Il vescovo presiederà la solenne celebrazione eucaristica
alla presenza della comunità di Mazzo e di quanti vorranno
partecipare. Seguiranno un rinfresco e il lancio di
palloncini con messaggi evangelici. Saranno presenti il
Corpo musicale di Grosotto, il Gruppo degli Alpini, la
Protezione civile di Mazzo e tutti gli altri volontari di
Mazzo che hanno a vario titolo prestato la loro opera
durante i lavori di restauri. Alla cerimonia parteciperanno
anche alcuni dei professionisti e dei restauratori coinvolti
nel progetto di recupero di un edificio altrimenti destinato
al crollo.
Notizie storiche
La chiesa dei Santi Matteo e Filippo Neri fu progettata da
maestranze luganesi e fondata nel 1667 nei pressi della
vecchia chiesetta di San Matteo che, privata del campanile e
sconsacrata, fu utilizzata come abitazione per i sacerdoti.
Alla dedicazione a san Matteo si aggiunse, quindi, quella a
Filippo Neri, santo particolarmente venerato in epoca post
tridentina.
Alcuni arredi della vecchia chiesa (ancora riconoscibile in
uno stabile oggi di proprietà privata) furono trasferiti
nella nuova, mentre nel 1693 per realizzare i quattro grandi
affreschi interni fu chiamato il pittore tellino Francesco
Piatti (1639-1716), più conosciuto per la sua attività di
pittore su tela che non come pittore d’affreschi. Per
l’affresco sopra l’ingresso fu invece chiamato Giambattista
Muttoni (1660-1742), artista entrato nell’ordine dei Gesuiti
che risiedette per qualche tempo tra Tirano, Tovo e Lovero.
Non sono invece noti i nomi degli intagliatori cui si devono
gli arredi lignei dell’edificio.
Lo stato di conservazione
Prima del restauro, l’edificio si trovava in uno stato di
completo abbandono per essere stato violato e abbandonato a
sé stesso alla fine della seconda Guerra Mondiale. Era
inoltre completamente spoglio a causa della dispersione di
molti arredi; alcuni furono per fortuna condotti in salvo
presso la Parrocchiale di Mazzo.
La struttura era al limite del crollo a causa delle profonde
crepe presenti lungo le pareti e dovute alla disomogeneità
del terreno di fondazione: la chiesa poggia infatti in parte
su roccia in parte su un terrapieno realizzato al tempo
della costruzione con l’intento di conferire maggior risalto
alla nuova chiesa, ma tale soluzione fu ben presto causa di
cedimenti strutturali e della conseguente apertura di crepe
che, a metà del Settecento, furono con preoccupazione
mostrate a un capomastro ticinese attivo in quel momento
presso la parrocchiale di Mazzo. Il dissesto aveva quindi
origini lontane.
L’intervento di restauro
Tra il 1997 e il 1999 l’edificio è stato tenuto sotto
osservazione al fine di valutarne la situazione statica: in
particolare è stato effettuato un monitoraggio delle fessure
per un periodo superiore a un anno, i cui risultati hanno
permesso di capire che il dissesto statico non era fermo ma
in evoluzione: insomma, se non si fosse intervenuti, la
chiesa sarebbe presto crollata. Sono poi state indagate le
fondazioni e le strutture di copertura – assai compromesse –
nel tentativo di trovare una soluzione definitiva ai gravi
problemi strutturali dell’edificio.
L’intervento è consistito nella realizzazione di una serie
di micropali intestati nella roccia ai lati dell’edificio e
collegati tra loro tramite cordoli e elementi trasversali in
acciaio passanti da una parte all’altra della chiesa: in
sostanza si è cercato di far gravare il peso della
struttura, mediante i micropali, sul substrato roccioso.
Si è inoltre intervenuti sulle coperture e sugli intonaci,
sanando ciò che era possibile conservare e limitando allo
stretto necessario le ricostruzioni, sempre effettuate nel
rispetto dall’originale, come nel caso della parziale
ricostruzione della volta in cannucciato della navata.
L’intervento di restauro ha riguardato anche le nicchie a
stucco presenti ai lati dell’arco trionfale e gli affreschi
interni di Francesco Piatti: per ora solo due – quelli
raffiguranti Le tentazioni di Cristo e La scala di Giacobbe
- sono stati liberati dalle pesanti ridipinture, ma si spera
che anche gli altri due possano essere presto recuperati.
Inoltre, il restauro è stato esteso ad alcuni arredi lignei;
in particolare sono state restaurate le statue di San Matteo
e di San Filippo Neri e una nicchia lignea dipinta e dorata,
da poco ricollocata nel presbiterio.
La pubblicazione
Ai parrocchiani e agli interessati, dopo la Santa Messa,
sarà distribuita una piccola pubblicazione dal titolo la
chiesa dei Santi Matteo e Filippo Neri sulla strada per il
Mortirolo. In copertina figura La scala di Giacobbe
affrescata all’interno e attraversata da una profonda crepa,
una delle tante che minavano la stabilità dell’edificio.
Tale opuscolo, curato da Francesca Bormetti e introdotto da
brevi righe del vescovo, monsignor Alessandro Maggiolini, e
dell’arciprete di Mazzo, don Giacomo Santelli, si prefigge
lo scopo di dar conto, anche se in forma divulgativa, della
storia dell’edificio e degli interventi realizzati. Si
avvale perciò di numerose foto a colori, la maggior parte
scattate dagli stessi professionisti durante le fasi di
cantiere, e da testi di Francesca Bormetti, per la parte
storica, dell’Ing. Dario Foppoli e dell’Arch Stefania
Guiducci, per l’intervento di consolidamento e il restauro
dell’edificio, della restauratrice Norma Ghizzo, per il
restauro degli affreschi, e delle restauratrici Maria Paola
Gusmeroli e Cecilia Marini, per il restauro degli arredi
lignei, intervento quest’ultimo completato da uno scritto di
Mauro Bernabei che ha effettuato, tramite l’analisi di
campioni, il riconoscimento delle specie legnose.
Dati sul progetto di restauro
- Progettista
Arch. Giancarlo Bettini
- Direzione lavori
Ing. Dario Foppoli
Arch. Stefania Guiducci
- Ricerca storica
Dott. Francesca Bormetti
- Ispettori di zona che hanno seguito i lavori
Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio
Arch. Libero Corrieri
Arch. Carlo Borellini
Arch. Paolo Savio
Arch. Carlo Birrozzi
Arch. Fulbio Besana
Soprintendenza per i Beni Archeologici
Dott. Valeria Mariotti
Soprintendenza per il patrimonio Storico artistico e Etnoantropologico
Dott. Cecilia Ghibaudi
L’intervento di restauro ha potuto essere realizzato grazie
ai contributi della legge 102/90 (Legge Valtellina) erogati
tramite l’Amministrazione Provinciale di Sondrio e grazie ai
contributi della Comunità Montana Valtellina di Tirano,
della Fondazione Pro Valtellina e del Credito Valtellinese.
Francesca Bormetti
GdS - 10 VIII 05 - www.gazzettadisondrio.it