IL BOTTO DI SGUOTTI
Ieri, 10 dicembre 2007, avrò ricevuto una trentina di telefonate da tutta l'Italia. Si chiedeva la mia opinione sulla dichiarazione di Sante Sguotti che, in diretta TV, ha confessato che il figlio è suo. Non ho rilasciato dichiarazioni e a due giornalisti impertinenti ho un po' bruscamente appeso il telefono.
Non ho voluto rilasciare dichiarazioni non perchè non avessi idee, ma perchè ho deciso che avrei riflettuto.
La vicenda, come si sa, non mi è piaciuta sin dall'inizio.
Non mi sembravano opportune pubbliche assemblee, convocazioni della stampa, rapida creazione di un sito Internet e via dicendo.
In seguito mi frullava per la testa l'idea che il nostro fosse un buon manager di se stesso e che stesse dosando le dichiarazioni abilmente sfruttando la sua posizione.
La prima conferma l'ho avuta quando gli è stato chiesto se fosse il padre del bambino e la risposta fu sibillina:"...forse sì, forse no, fate voi"
La seconda conferma è venuta quando in quattro e quattr'otto è uscito un libro che sembra sia un flop, ma che è presentato con adeguato battage pubblicitario: a Milano Sante Sguotti era in libreria del centro con 10 ragazzi al seguito.
La terza quando ho letto che fa il camionista (che fortuna trovare subito un lavoro,a me e a molti altri non è andata così!) con agente pubblicitario al seguito.
Ed eccoci al botto finale: ospite inflazionato di Paola Perego, alla terza stazione della via crucis (mi viene voglia di scrivere via imaginis), il Sante ha dichiarato che...sì...è lui il padre di un bel bambino che si chiama Rocco e che vuole a tutti i costi dargli dei fratelli così, fra qualche anno, magari ci farà un film:"Sante e Tamara con Rocco e i suoi fratelli".
Ieri qualche giornalista mi chiedeva se tutta questa bagarre servirà alla causa dei preti sposati per la quale lotto da anni.
No. Non serve, anzi la danneggia.
Per molte ragioni.
La danneggia perchè non è a colpi di spot pubblicitari che si affronta il tema del sacerdozio uxorato. Ci sono preti sposati che non fanno clamori, ma si radunano, pregano e mandano costantemente messaggi ai Pastori esortandoli a considerare la situazione e rendendosi disponibili al dialogo per costruire una nuova chiesa del futuro.
Simili piazzate danneggiano anche perchè non hanno un fine se non quello di rendere protagonista uno che fa parte per se stesso e cerca la polemica piuttosto del dialogo.
La vicenda non aiuta nessuno se non il suo protagonista che, con quell'aria da bravo ragazzo vittima di un'istituzione crudele, si presenta ora qua, ora là a rilasciare dichiarazioni sull'amore coniugale e a volte piccanti particolari sulla sua vicenda coniugale.
Questa bagarre è stata artatamente costruita. Chi l'ha seguita con un po' di attenzione, ricorderà che, all'inizio, la polemica con il vescovo non era incentrata sul fatto che fosse padre o no, ma su problemi di terreni confinanti con l'oratorio o roba del genere.
A chi mi chiedeva se non fosse profetico questo atteggiamento di rimanere prete e tenersi la sposa con figlio, rispondo che quando si è in una società, a mio modesto avviso, si rispettano le leggi di questa società. Si possono contestare, collaborare con l'autorità affinchè le leggi siano migliorate o cambiate, ma non si fa anarchia a buon mercato sfruttando la propria posizione, coinvolgendo una comunità parrocchiale, accettando la collaborazione di un manager pubblicitario e via elencando.
Dirò anche che non sono sicuro che proprio tutta la comunità sia con il suo ex parroco. A molti non gliene potrà fregar de meno e tanti altri non si pronunceranno perchè temono di innescare inutili polemiche.
Sguotti ha fatto un botto che sarà come quelli del capodanno che ci apprestiamo a festeggiare: passata la festa, tutto si dimentica.
E i problemi non solo rimangono, ma si complicano per chi, come molti di noi, cerca il dialogo piuttosto che la polemica.
Ernesto Miragoli