BERSANI, SI’ ALLA RICERCA SUL NUCLEARE E SI’ AL CARBONE

Tornare al nucleare? «Per ora non ne abbiamo il fisico». Il ministro dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, non rinuncia alla battuta polemica per replicare alla schiera di coloro che ritengono ormai maturi i tempi per riaprire la questione energia nel Bel Paese. A vent’anni esatti dal referendum che bocciò le centrali nucleari. Il tema è stato rilanciato dal leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini prima con un articolo sul «Mattino» e poi in un convegno a Roma. Una posizione che non convince Bersani: «A chi mi parla del nucleare dico che prima bisogna risolvere il problema nazionale delle scorie», sentenzia nel corso di un’audizione alla commissione Attività produttive della Camera. «Quando si affronta il tema dell’energia nucleare, non ci si può limitare alla proposta di costruire un impianto. Ma bisogna ragionare in termini di sistema, avere il know how e le tecnologie».

Una strada, insomma, piuttosto lunga. Ma che l’Italia, in effetti, ha già imboccato. «Stiamo rientrando nel giro internazionale della ricerca nucleare di quarte generazione. Investiremo in questo settore». Non a caso, Bersani firmerà nei prossimi giorni un accordo di cooperazione con il segretario all’energia americano Samuel W. Bodmann.

D’accordo con il ministro dello Sviluppo il presidente dell’authority per l’Energia Alessandro Ortis: «L'Autorità non fa politica energetica» ma «le grandi scelte di fondo che possono incidere sui consumatori non ci lasciano indifferenti. È quindi importante andare avanti con la ricerca e con l’innovazione tecnologica».

Escludendo però il nucleare Bersani tiene dentro il carbone: «Non possiamo fare col carbone quello che abbiamo fatto con il nucleare. Non possiamo cedere all’irrazionalità, altrimenti non so a che cosa possiamo andare incontro». L’Italia, infatti, continua ad avere un mix energetico squilibrato, siamo «al pelo per l'approvvigionamento dell’energia elettrica e lo saremo almeno fino al 2008». Insomma, c’è da essere preoccupati: «Tutto va bene allo stato attuale e se non ci sono incidenti. Ma che cosa succede se si rompe un tubo?». Come a dire: basta poco per rompere un equilibrio piuttosto fragile e mettere a rischio l’intero sistema. Proprio per questo «è necessario garantire il mantenimento della quota del 15% di fabbisogno coperta dal carbone».

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