Il Presidente nazionale del CAI al Lions Club Sondrio Host ha parlato su "Rapporto tra uomo e montagna"

di CS

Il tema della montagna - per la terza volta durante la
presidenza di Giuseppe Tarabini - è stato al centro
dell’ultimo meeting del Lions Club Sondrio Host. Relatore il
prof. Annibale Salsa, dal maggio 2004 presidente del Club
Alpino Italiano, una delle realtà più vive
dell’associazionismo nazionale, con i suoi 300.000 soci e le
476 sezioni, diffuse in tutto il Paese. Erano ospiti, per
l’occasione, il presidente della Sezione Valtellinese, Lucia
Foppoli, e alcuni dei suoi più autorevoli collaboratori.

Il relatore, docente di Antropologia Culturale presso
l’Università di Genova, ha sviluppato il tema sul rapporto
tra uomo e ambiente in montagna. Impossibile riassumere,
anche per sommi capi, la dotta esposizione, che s’è
premurata, anzitutto, di confutare diversi luoghi comuni.
Come quello che la montagna sia sempre stato un mondo
marginale. In realtà, nei secoli tra 1000 e il 1400, le zone
alpine europee hanno saputo essere protagoniste e un
significativo dato è il livello di scolarizzazione qui
espresso, ben superiore a quello delle campagne e delle
città. Le terre alte, inoltre, elaborarono le prime forme
d’autonomia amministrativa (tra cui s’impone l’esempio
illuminante dei cantoni svizzeri, che hanno mantenuto a
tutt’oggi la loro fisionomia). La crisi della montagna
cominciò a manifestarsi solo nel ‘500, sia per effetto di un
abbassamento termico, che portò verso il basso il limite
delle coltivazioni e spinse gli abitanti a scendere di
quota, sia perché le antiche via di comunicazione (in
Valtellina, tipici i casi di Maloia, Bernina, Muretto)
furono soppiantate da altre rotte, cominciando dalla
navigazione transatlantica.

Lo spopolamento verificatosi dall’ultimo dopoguerra, dunque,
fu solo l’ultimo episodio di un processo di decadenza
iniziato da secoli. Da allora la montagna soffre di un
complesso d’inferiorità che può essere però vinto dalla
formazione culturale e dallo sfruttamento intelligente delle
nuove tecnologie, che rimettono in discussione i concetti di
centro e periferia.

“Credo che anche il Cai, punto d’incontro d’abitanti della
montagna e cittadini, possa dare il suo contributo al
rilancio delle terre alte, avviando i soci ad una maggiore
conoscenza e consapevolezza del problema – ha aggiunto Salsa
–. A tal fine mi sto adoperando perché questi concetti siano
espressi, con evidenza, anche nel nostro statuto. Certo, i
politici dovranno fare la loro parte, affinché la montagna
riscopra pienamente la sua identità e il suo ruolo. Qualche
segnale, rispetto agli anni ’70, quando la decadenza
sembrava inarrestabile, s’è già avuto. Ma la tendenza va
consolidata”.

La serata si è chiusa con la proiezione dell’ottava e ultima
videocassetta della collezione che illustra la realtà
odierna delle Alpi italiane, dalle Giulie alle Marittime. La
voce narrante è di Folco Quilici, regista dell’importante
iniziativa recentemente portata a termine proprio dal Club
Alpino Italiano.
CS


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CS
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