CARLO CARRARO, MEMBRO DELL’IPCC, PREMIO NOBEL 2007

Il Nobel per la pace 2007 è stato assegnato ad Al Gore e al IPCC, il gruppo di scienziati che cercano di fermare la più grande guerra mondiale mai vista, quella dell’umanità contro il proprio pianeta e contro se stessa.

La motivazione spiega che sono stati scelti per i “loro sforzi nel costruire e divulgare maggiori conoscenze riguardo i cambiamenti climatici indotti dall’uomo, per aver posto le basi delle misure necessarie a contrastare tali cambiamenti”.

Il Prof. Carraro è stato membro attivo dell’ IPCC , oltre ad essere responsabile della Divisione Valutazione Economica degli Impatti e delle Politiche dei Cambiamenti Climatici del CMCC.

Domande & Risposte

- Prof. Carraro, si cita sempre il Protocollo di Kyoto che scade nel 2012 . Ci può dire di cosa si tratta e perché è ancora così importante?

Il Protocollo di Kyoto è stato creato e ratificato nel 1997. E’ un accordo internazionale con il quale 118 nazioni del mondo si sono impegnate a ridurre le emissioni di gas serra per rimediare ai cambiamenti climatici in atto. Grandi assenti furono gli Stati Uniti, i primi produttori di gas serra nel mondo. Per raggiungere questi obiettivi si sta lavorando da più parti, specie in 12 regioni del mondo, tra cui l’Europa. Si opera su due vie: il risparmio energetico attraverso l'ottimizzazione sia nella fase di produzione che negli usi finali (impianti, edifici e sistemi ad alta efficienza, nonché educazione al consumo consapevole) e lo sviluppo delle fonti alternative di energia invece del consumo massiccio di combustibili fossili.

- Si parla sempre di sostenibilità dello sviluppo, ma non sempre le norme stabilite nel Protocollo di Kyoto, vengono rispettate, non solo dagli Stati Uniti, ma anche da Paesi emergenti come la Cina. Che cosa si farà?

L'evoluzione dei modelli organizzativi stanno recependo con forte attenzione il tema dello sviluppo sostenibile. La nuova revisione della norma ISO 9004, sarà intitolata "Managing for sustainability" (nella revisione prevista per gennaio 2009) proprio con l'intenzione di fornire alle organizzazioni una linea guida per conseguire un successo sostenibile. Nella stessa norma viene proposta la definizione di "sostenibile" come "capacità di un'organizzazione o di un'attività di mantenere e sviluppare le proprie prestazioni nel lungo periodo" attraverso un bilanciamento degli interessi economico-finanziari con quelli sociali ed ambientali.

- C’è qualche speranza che nel 2008, quando saranno discussi i nuovi impegni per il dopo Kyoto, anche Cina e India prendano impegni concreti sulla riduzione delle emissioni di CO2?

Le modifiche del Protocollo di Kyoto saranno discusse e attuate a partire dal 2008, ma i presupposti, le condizioni e gli accordi dovranno essere messi a punto tra oggi e il 2008, altrimenti a quella data non succederà nulla. I problemi, quindi, sono stati affrontati e, auguriamoci, risolti entro il prossimo anno.

Tra i vari problemi vale la pena ricordarne uno di fondamentale importanza: l’equità nella suddivisione degli impegni di riduzione, perché ciascun paese interpreta il problema dell’equità secondo le proprie priorità e i propri interessi. Le indico le diverse posizioni.

• L’India e la Cina ritengono che sia equo e giusto ridurre le emissioni secondo criteri basati su “diritti di emissione pro capite”, cioè criteri che considerino le emissioni nazionali in rapporto alla popolazione; ma se questo criterio di equità fosse valido, quasi tutti i paesi industrializzati (a cominciare dagli Usa) avrebbero già dovuto ridurre le emissioni dal 200 al 700%.

• Questo criterio non è ovviamente condiviso dai paesi più industrializzati. Alcuni di essi ritengono più equi criteri basati sull’intensità energetica (emissioni in rapporto al prodotto nazionale lordo); altri ancora pensano che l’equità vada basata sull’efficienza nell’uso dei combustibili fossili (emissioni rapportate ai consumi di fossili).

• Il Brasile ritiene che l’equità debba tener conto anche del passato, e quindi essere coniugata con la responsabilità storica; la riduzione delle emissioni andrebbe determinata quindi in proporzione all’inquinamento che ciascun paese ha storicamente provocato al pianeta.

• E poi ci sono i paesi produttori di petrolio, che rifiutano impostazioni che portino comunque alla limitazione dell’uso dei combustibili fossili, perché le loro economie ne verrebbero seriamente danneggiate.

• Usa, Australia, India e Cina ritengono che la riduzione delle emissioni vada attuata su base volontaria e in relazione alle circostanze nazionali di sviluppo economico, non su base vincolante ma posta su obiettivi di riduzione da realizzare in periodi di tempo fissati a priori.

Questi esempi possono dare un’idea della conflittualità fra le diverse posizioni. Senza adeguate soluzioni, sarà molto difficile che nel 2008 si possa procedere a sostanziali modifiche del Protocollo di Kyoto né all’assunzione di nuovi impegni di riduzione per il dopo 2012.

- Come potranno mai andare d’accordo lo sviluppo sostenibile con quello della politica e della comunità?

Il concetto di sostenibilità è strettamente connesso agli sviluppi della politica e della comunità. Infatti la politica garantisce le attività di gestione e di regolamentazione strutturale, mentre lo sviluppo della comunità garantisce la qualità della vita per le attuali generazioni senza privare quelle future e le persone, ovunque, del loro diritto ad un pianeta vivibile ed ecologico. La nozione di sostenibilità include anche differenti aspirazioni filosofico- sociali quali democrazia, comunità, pace, diversità, diritti umani, uguaglianza del genere umano, giustizia economica e sociale, ecologia: si contrappone alla prevalente ortodossia della attuale crescita economica, della crescente riproposta di un'ottica antropocentrica e dei valori materialisti, richiedendo un nuovo contratto sociale e proponendo un nuovo atteggiamento culturale. Tale pensiero non si riferisce solo alle problematiche ecologiche, ma anche e soprattutto a più ampi e necessari cambiamenti sociali, politici e culturali che richiederanno lo sviluppo di nuovi metodi, attitudini individuali e abilità professionali.

- Quali sono le decisioni politiche da assumere per uno sviluppo equo che non distrugga ulteriormente il nostro pianeta?

Il concetto di sviluppo sostenibile è un concetto contestualizzato in ambito socio-politico: questo implica la necessità di chiarezza nella definizione di sostenibilità. Tutti gli autori concordano su tre punti correlati a quello di sviluppo sostenibile:

1. la necessità di arrestare la degradazione ambientale e lo squilibrio ecologico

2. la necessità di non impoverire le generazioni future

3. la necessità di una buona qualità della vita e dell'equità tra le generazioni attuali .

La chiarezza riguardo un’accurata definizione di sviluppo sostenibile è cruciale per comprendere:

1. quali problematiche ingrandire, affrontare con scelte decise

2. quali necessità ed interessi debbano avere la priorità

3. chi deve essere coinvolto nell'assumere le decisioni .

Dalla trasparenza su questi punti si può derivare:

1. quale struttura debba essere costruita per perseguire le finalità

2. quale politica debba essere adottata per sostenere le azioni

3. quali strumenti debbano essere impiegati per conseguire gli obiettivi .

- Ci pare di capire che la dimensione economica per i cambiamenti climatici necessari, ponga più l’accento sulla qualità, piuttosto che sulla quantità

Infatti, il principio di riferimento è, molto semplicemente, "fare di più con meno", cioè produrre gli stessi beni e servizi utilizzando meno risorse naturali, attraverso una maggiore efficienza sia nell'uso dell'energia e delle materie prime, sia una riduzione delle emissioni di sostanze nocive e della produzione di rifiuti. La tecnologia diventa in questa azione una grande alleata dell'ambiente e già oggi è in grado di dare delle risposte positive ed innovative (lampadine a fluorescenza, elettrodomestici a basso consumo di acque ed energia, ...). L' ecoefficienza significa anche sfida per le imprese, sempre più chiamate a soddisfare e/o stimolare una crescente domanda di beni e servizi di qualità.

- Vi è però una certa diversità tra gli scienziati e i politici. I primi si pongono obiettivi a lungo termine( siamo rimasti sbalorditi di sentire alcuni tra voi darsi come termine il 2050, altri addirittura il 2099!), mentre i secondi cercano strade più brevi e percorribili rapidamente. Come mai?

Sicuramente c’é un problema di orizzonte temporale. Noi ragioniamo su un orizzonte di tempo molto lungo, mentre i politici ragionano su un orizzonte molto breve, per farsi rieleggere fra due, tre, quattro anni. I tempi dei politici sono incompatibili con i tempi della scienza dei cambiamenti climatici. In ogni caso, occorra che la classe politica tenti un avvicinamento, non si può stare così distanti. In altre parole, necessita un leader, un primo ministro che si assuma la libertà delle scelte, come è successo in Francia e in Germania. Per operare concretamente in favore dell’ambiente, è il capo del governo che decide e poi coinvolge gli altri ministeri.

- E i giovani cosa potrebbero fare?

Ricominciare ad interessarsi di più a tali problemi. E’ vero che per loro ora conta più l’istruzione, l’occupazione, il precariato, il divertimento- cose fondamentali per la loro vita- Però tengano presente che sono loro che tra non molto s’impatteranno con questi fenomeni climatici sempre più spaventosi e quindi che comincino a muoversi, a far muovere chi li governa anche nella direzione giusta di porre l’Italia tra quei venti Paesi che stanno cambiando le tecnologie per migliorare l’ambiente dove vivono, almeno per altri 20- 30 anni. Poi si vedrà.

Chi é

ll Prof. Carlo Carraro, è responsabile della Divisione Valutazione Economica degli Impatti e delle Politiche dei Cambiamenti Climatici del CMCC.

Professore di Economia Ambientale ed Econometria e Direttore del Dipartimento di Scienze Economiche presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia; è stato professore all’Università di Parigi I, alla LUISS a Roma, all’University College London, all’Università di Udine, all’Università di Aix-en Provence, all’Università di Nizza, all’Università di Parigi X, e al Clemson University MBA School. E’ Direttore alla Ricerca e membro del Comitato Scientifico della Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM), anche membro del Comitato Scientifico del Potsdam Institute of Climate (PIK), lead author dell’Inter-governmental Panel on Climate Change (IPCC), e uno dei fondatori dell’European Climate Forum (ECF), del quale è attualmente membro del Board of Directors. Nato a Camposampiero(PD) nel 1957, si è laureato a Ca' Foscari nel 1981 ed ha conseguito il Ph.D. presso la Princeton University. Attualmente insegna Econometria e Politica dell'Ambiente all'Università Ca' Foscari, presso il Dipartimento di Scienze Economiche. oltre che componente del Council of the European Association of Environmental and Resource Economists (EAERE). Ha già ricoperto il ruolo di delegato del rettore per la ricerca e i rapporti internazionali durante i due precedenti mandati.

Che cos’è L'IPCC

L'Ipcc, Intergovernmental panel on climate change, è il comitato scientifico formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite, la World Meteorological Organization (Wmo) e l'United Nations Environment Programme (Unep) allo scopo di studiare il riscaldamento globale. I rapporti periodici diffusi dall'Ipcc sono alla base di accordi mondiali quali la convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) e il protocollo di Kyoto che la attua. Il comitato è organizzato in tre gruppi di lavoro: il primo incaricato di valutare gli aspetti scientifici dei fenomeni; il secondo le conseguenze del cambiamento climatico e le possibilità di adattamento; il terzo analizza le soluzioni per limitare le emissioni di gas serra.

E’ bellissimo che ci siano tante persone che combattono per il bene degli uomini e per la loro dimora. Così ci può dare coraggio il pensiero di Albert Einstein:

"… Ognuno di noi è su questa terra per una breve visita:

egli non sa il perché,

ma assai spesso crede di averlo capito.

Siamo qui per gli altri uomini:

anzitutto per coloro dal cui benessere dipende la nostra felicità,

ma anche per quella moltitudine di sconosciuti

la cui sorte ci incatena un vincolo di simpatia …"

Maria & Enrico Marotta

Maria & Enrico Marotta
Società