GIULIANA CERRETTI NON C’È PIÙ
La notizia che Giuliana non c’era più arriva da lontano. Non c’è come essere fuori sede per restare colpiti. Si vorrebbe andare a vedere l’ultima volta il volto amico, a confortare i familiari, a scambiare commenti con altri. Quasi un aggiungere sensazioni di umana fragilità a fragilità. Si sapeva che la battaglia con il male per anni condotta con severità, quasi con caparbietà e solo con qualche pausa, ma breve, di cedimento era ormai all’epilogo, specie dopo quell’incidente stradale – investita mentre attraversava la Via Tonale in Sondrio - che aveva scosso ulteriormente un organismo provato. Lo si sapeva, ma un conto è sapere che la ruota sta per smettere gi girare e altro conto è vederla fermarsi. Almeno arrivare in tempo per accompagnarla all’ultima dimora, a fianco del suo Ernesto che era solita ogni mattina andare a trovare portando sempre freschi fiori. In tempo per sentire le serene parole dell’Arciprete di Sondrio don Valerio Modenesi – celebrava don Ugo Pedrini - che la conosceva bene e il commosso saluto di Franco Giannantoni che ha posto l’accento, fra i molti aspetti positivi, sull’etica come costante dell’attività giornalistica di Giuliana.
Si firmava Giuliana Cerretti, il cognome da sposata, Colla da giovane, nata in quella che oggi è un’appendice di Parma (e la signora pasta fritta che faceva era un ricordo d’infanzia). Era arrivata a Sondrio 41 anni fa. Il marito, segretario comunale, aveva positivamente svolto il Concorso nazionale piazzandosi ai piani alti. Aveva indicato la sua preferenza per due centri della Liguria, di quelli a livello alto con la “Segreteria Generale”, appunto vinta al Concorso. Piani alti e quindi buone speranze, lui della Val di Vara, per restare nella sua regione. Sfortuna – poi rivelatasi fortuna – volle che incredibilmente ai piani alti fra le possibilità in tutta Italia due suoi colleghi scelsero proprio i due Comuni liguri da lui indicati nella terna. Rimaneva solo Sondrio, messo come terzo, neppure outsider, sostanzialmente un riempitivo. Diceva Giuliana che quel giorno, avuta la notizia, di corsa presero atlante e enciclopedia per scoprire dove e cosa la sorte riservava loro. Lui a Sondrio passò rapidamente l’esame, era veramente bravo. Lei per un po’ fece la donna di casa, per marito, figlio Paolo, la sua mamma. Poi venne la TV. Il figlio Paolo, ancora ragazzo, bazzicava lo studio sito sopra il Cristallo con grande dimestichezza con le attrezzature; allora la TV era tutto entusiastico volontariato. Cominciò ad apparire la mamma Giuliana fin che Luigi Mescia, editore e direttore della TV e di Centro Valle, non le propose di collaborare. Con linotype, caratteri e compagnia Giuliana Colla aveva dimestichezza avendo per anni lavorato nella tipografia di famiglia. Cominciò a scrivere. Poi Centro Valle venne abbinato al Giorno del lunedì e, poco dopo, le fu proposto dal quotidiano di collaborare. Venne apprezzata la sua collaborazione esterna e venne assunta nella redazione di Sondrio. Pur non di qua, colmò rapidamente le lacune di conoscenza fino a diventare più ferrata in fatto di valtellinesità (storia, geografia, tradizioni, persone, fatti ecc,) degli stessi valtellinesi. Fu corrispondente dell’ANSA, collaborando anche ad altri giornali (La Stampa ad esempio) e riviste nazionali come quella che Alitalia faceva trovare sui suoi aerei ai passeggeri ospitati quando le cose le andavano decisamente meglio di ora.
Arriva per tutti il momento della pensione ma per lei non il momento di tirare i remi in barca. Collaborazione in Camera di Commercio, poi l’Ufficio stampa del Consorzio Tutela Vini, oltre all’impegno nel Soroptimist, nell’AIL, per il Lions Sondrio Masegra di cui il marito Ernesto era stata Presidente, e in altre cose.
Qualche alto e basso nella lotta con il male, tenuto però a distanza di sicurezza per tanto tempo con cure intense ma positive. E poi l’incidente. Una mazzata morale perché impedire ad una donna attivissima l’intensa attività cui era abituata, e anche la quotidiana visita in camposanto, costringendola in casa con la sola parentesi di amici che magari andavano da lei per una partita a dernier o a Machiavelli con un chinotto San Pellegrino sul tavolo, era certo un tormento. Il tormento più serio la prima uscita di casa e il dover tornare indietro perché le forze c’erano ancora ma non la guida, per la prima volta incerta.
Una discesa veloce, un cedimento finale improvviso. Un altro vuoto che piangono il figlio Paolo, cui va il cordoglio, e molte amiche pur esse in questi ultimi tempi rimaste, come era stato per Giuliana, premature vedove.
L’hanno salutata in tanti al Sacro Cuore e poi al Camposanto di Sondrio lunedì 24 in un pomeriggio di sole.
a.f.