Contributi esterni: argomento proposto da Simonetta Ippoliti: Cos’è l’eleganza?
L’altro giorno, parlando
dopo cena con mio marito Mario, il discorso è caduto
sull’eleganza. Ma cos’è l’eleganza, ci siamo chiesti? Io
ho risposto che secondo me è innanzitutto un gusto per
la giusta dose. Un tailleur delicato, un bracciale
grazioso, un paio di orecchini delicati. Questa opinione
riguarda anche la maniera di parlare e di scrivere. Una
lettera è carina non se è lunga, ma se riesce ad
esprimere l’emozione che abbiamo provato nello
scriverla. Un discorso è elegante se è di poca durata,
perché in questo modo espone senza annoiare
l’interlocutore. E così vale per l’arredamento di una
casa. L’eleganza di un appartamento non si misura con il
valore dei mobili, perché una casa elegante è quella che
con i tocchi giusti ci descrive la personalità di chi ci
abita. Eleganza è sinonimo di semplicità. Per esempio,
l’uomo e la donna eleganti si vestono sempre allo stesso
modo. Lo possono fare anche seguendo le trasformazioni
stagionali della moda. Mai, però, mascherandosi.
Insomma, meno si parla, meno si appare, meno si sfoggia,
meno si pontifica è più si è eleganti. Certo se le cose
sono anche vecchie valgono ancora di più. Infatti molte
cose, ma anche le amicizie, sono più eleganti se vengono
da un lontano passato. Il fatto di continuare ad usarle,
preferendolo ai richiami della moda, testimonia
un’eleganza di pensiero: il gusto per il valore del
ricordo. Ma tutto sommato l’eleganza è racchiusa in un
concetto molto semplice: essere eleganti significa
sfuggire al ridicolo. Sono proprio le persone grossolane
che, con il loro sfoggio di abiti, gioielli, parole,
gesti, e con il loro modo di farsi condizionare dalle
mode e dal pensiero altrui, si trasformano in
marionette. La persona elegante è quella che sa essere
sempre se stessa, anche con i suoi buchi ai gomiti delle
giacche.
GdS 20 VII 2005 - www.gazzettadisondrio.it