CIAO MARTINO

Carissimo, hai voluto andartene in silenzio, dopo averci salutati con un ultimo appello, sia nel Consiglio Generale della CISL, sia nel Direttivo Provinciale della Federazione dei Pensionati. Un appello rivolto ai giovani sindacalisti e al gruppo dirigente, che diceva pressappoco così: “apprezzate, non sottovalutate e difendete tutte le conquiste, e sono tante, che abbiamo realizzato in tanti anni di dure lotte condotte assieme; non tralasciate mai di difendere chi sta peggio di noi e fermatevi più spesso davanti ai cancelli delle fabbriche per informare i lavoratori o soltanto per salutarli con un ciao”. Un monito, una raccomandazione, un addio?.

Hai abbandonato questo mondo che hai contribuito a migliorare. Ti sei liberato di quel corpaccio che negli ultimi tempi era diventato ingombrante e un vero e proprio strumento di sofferenza.

Ora sei di nuovo libero di dire e fare quello che vuoi, con allegria e spensieratezza. Sei libero di scorazzare per le praterie del cielo, felice di avere sempre fatto il tuo dovere, onestamente, puntualmente, con abnegazione, con assoluto disinteresse personale, caparbiamente, rasentando la pedanteria, a tutela e a difesa dei lavoratori, per la causa della CISL che degnamente hai rappresentato in ogni situazione.

Vittorie, delusioni e sconfitte le hai sempre vissute intensamente come facessero parte del tuo essere uomo più che rappresentante sindacale di altri uomini e donne.

Ti ricordi Martino? Le chiamavamo rogne le situazioni difficili, complesse e complicate che spesso bussavano alla nostra porta. E tu in mezzo a quelle rogne eri sempre presente, quasi con divertimento, giorno dopo giorno e non poche volte anche di notte; nei giorni feriali e anche in quelli festivi.

Come non ricordare le vicende del Passo del Gallo a Livigno? Quelle del fallimento del cotonificio F. Fossati di Sondrio?

Sono solo due esempi ma molto significativi della tua assidua, costante e impegnata presenza tra le donne e gli uomini che in quei momenti erano smarriti, preoccupati, arrabbiati e spesso delusi da come si evolvevano le cose. In quei momenti, per tutti loro tu rappresentavi il punto di riferimento, il fornitore di informazioni, di competenti rassicurazioni. Con le tue battute sempre pronte dispensavi coraggio, speranza e fiducia in tante madri e padri di famiglia preoccupati per il loro posto di lavoro e per il futuro delle loro famiglie.

E mentre eri tutto preso ad adoperarti per loro, non ti accorgevi di sottrarre del prezioso tempo alla tua di famiglia, a tua moglie che doveva sobbarcarsi da sola la cura e l’educazione dei tuoi quattro figli. Tu ne eri cosciente e ti rammaricavi con i colleghi e amici, ripromettendoti di rimediare “alla prossima occasione” che, in soldoni, voleva dire passare con loro tutto quel poco tempo libero che avevi a disposizione.

Infatti, tu sapevi che chi è oggetto delle nostre attenzioni e impegni quotidiani ci chiede sempre il massimo di presenza, di competenza e di dedizione alla loro causa, senza se e senza ma: “La logica era che le questioni personali non dovessero mai rappresentare un freno a quel dovere”.

Nemmeno la quiescenza (il pensionamento) ha distolto la tua attenzione verso la comunità. Hai voluto continuare ad essere presente con la tua competenza e con la tua esperienza per aiutare chi aveva bisogno. Lo hai fatto con estrema generosità non tradendo mai il motto che ti aveva spinto ad aiutare gli altri e che era alla base della tua scelta fondamentale: “lottare per la giustizia e contro ogni ingiustizia”. Per mettere in pratica quei principi hai scelto di farlo con la CISL, arricchendo la sua storia con la tua presenza, coerenza, costanza e dedizione.

Appunto, intanto che la storia dipanava i suoi giorni il tuo fisico si stava deteriorando, non potevi più disporre come volevi delle tue forze e questo per te era un vero cruccio.

Dopo che ti avevano diagnosticato il cancro e prima di iniziare la cura mi dicesti un giorno, seduti davanti alla porta di casa tua, che il periodo di malattia trascorso in ospedale ti aveva permesso di riflettere e di fare un bilancio molto puntuale della tua vita. Mi dicesti: “sono tranquillo e sereno, qualunque sia l’esito delle cure che mi appresto a fare. Con mia moglie ho messo al mondo e cresciuti quattro figli che complessivamente mi hanno regalato cinque bei nipoti. Tutti sono in buona salute en hanno un lavoro dignitoso. La vita mi ha dato tante soddisfazioni, soprattutto perché mi ha permesso di conoscere e aiutare tanta gente. Mi ha permesso di combattere tante ingiustizie e di risolvere tanti problemi. Se fossi rimasto a lavorare alla Martinelli di Morbegno, dove ci ho lasciato quattro dita della mano destra, non avrei potuto esprimere tutta la mia personalità e concretizzare le mie idee, come invece ho potuto fare con il sindacato CISL.

Mi rimane qualche dubbio se tutto quello che ho fatto e trasmesso a chi ha chiesto il mio aiuto sia stato gradito o meno. Però sono sicuro che se ho sbagliato qualcosa l’ho sbagliato in buona fede. Nessuno mi ha mai rimproverato nulla, ma qualche dubbio comunque mi rimane. Un uomo cosa può volere di più?”.

Queste sono le ultime confidenze che Martino ha voluto fare ad un suo compagno di viaggio durato oltre quarat’anni.

Ora Martino Margolfo è andato a raggiungere i nostri colleghi: Achille Pomini, Peppino Ravelli, Ambrogio Biavaschi, che lo hanno preceduto nel paradiso di Giulio Pastore, il padre fondatore di questa bella confederazione sindacale che é la CISL

Sono sicuro che tante lavoratrici e tanti lavoratori Valtellinesi e Valchiavennaschi lo ricorderanno con affetto e riconoscenza. Il Martino, sindacalista emblematico, a volte un pò bizzarro, sempre amico fraterno e spesso confidente particolare, non potrà non rimanere nei loro e nei nostri ricordi più belli e affettuosi.

Alla moglie Natalina, ai quattro figli e ai cinque nipoti, ai quali va tutto il mio e nostro sincero cordoglio, rimarrà perenne l’orgoglio e l’onore di avere avuto un marito, un padre e un nonno come Lui.

Valerio Dalle Grave

Valerio Dalle Grave
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