Contributi esterni: argomento proposto da Stefano Montone (x): Vergogne italiane - ADOZIONI internazionali: morire di burocrazia

Contributi esterni: argomento proposto da Stefano Montone (x):

Sergio Nardin perde la vita in Messico

Dopo tanti anni di attesa Simonetta Carlucci e Sergio
Nardin, stavano per coronare il loro sogno, proprio in
Messico, ma un tragico evento l’ha interrotto. Era dal
1997 che avevano deciso di girare il mondo per adottare
un bambino. Nel 2000 si sono rivolti all’Aipa, ma per
cinque anni non hanno ottenuto niente. Nel 2005
finalmente gli danno il bambino. Il 6 maggio 2005 sono,
quindi, partiti per il Messico, ospitati in un istituto
religioso di suore. Il 7 maggio iniziano a convivere per
familiarizzare, con il bambino, che le cui iniziali sono
Y.E., in una stanza dell’istituto religioso. Il 6 giugno
erano a Città del Messico con tutta la documentazione.
Il 7 giugno vanno all’ambasciata con tutti i documenti
pronti, ma al passaporto italiano di Y. E. anche se
pronto, manca il ‘visto’ della Commissione per le
adozioni internazionali della Presidenza del Consiglio
dei Ministri, nella persona della dottoressa Roberta
Capponi. L’8 giugno Sergio chiama un suo amico in Italia
che gli garantisce il suo interessamento presso la
Commissione. Così tra l’8 ed il 9 giugno gli dicono che
la dottoressa Roberta Capponi ha riferito che voleva
esaminare personalmente le pratiche e per questo aveva
bisogno di tempo senza quantificarlo. La ‘notizia’
sconvolge Sergio che si vede bloccato in Città del
Messico senza conoscere nessuno. Venerdì 10 gli
rispondono che non hanno nessuna novità. Così Sergio per
passare il tempo porta il bambino allo zoo, ma
nell’andare avanti ed indietro si sente male, ed alle
tre di notte lo portano in una clinica privata.

Va in
arresto cardiaco, viene intubato e versa in coma
clinico. Simonetta intanto contatta l’ambasciata
italiana ma di sabato non risponde. Nel frattempo i
fratelli di Sergio, Mario e Giancarlo che partono subito
per il Messico, contattano una loro amica italiana che
lavora a Città del Messico nell’Ambasciata. Regina,
raggiunge i fratelli Nardin in Aeroporto e li accompagna
alla clinica, dove riescono a vedere Sergio ancora in
vita, ma nella notte tra domenica e lunedì muore. Inizia
un’altra tragedia per preparare il viaggio di ritorno,
ma le condizioni diventano drammatiche perché
l’ambasciata italiana rifiuta di far partire Y. E.,
mentre il Governo Messicano mostra tutta la sua
disponibilità mettendo a disposizione anche un avvocato.
Lunedì mattina gli confermano che il bambino non può
entrare in Italia e la costringono a rifare tutta la
documentazione, nonostante la Commissione l’avesse già.
Poche ore prima di partire per l’Italia arriva il
sospirato visto per Y. E. Intanto la salma di Sergio
arriverà in Italia.


Latina - Si svolgeranno questo pomeriggio alle 15,30, i
funerali di Sergio Nardin, direttore commerciale della
Cantina Sociale Borgo Santa Maria, morto in Messico per
arresto cardiaco. La parrocchia del Sacro Cuore di Borgo
Sabotino, si prevede debba essere gremita di gente, per
i tanti amici e conoscenti che vorranno esserci per
l'ultimo saluto. Quarantotto anni il prossimo agosto,
Sergio Nardin era infatti, stimato e benvoluto da tutti.
Nato e cresciuto nel borgo, aveva frequentato l'Istituto
agrario di Borgo Piave prima di intraprendere gli studi
universitari. Proprio all'università ebbe modo di
conoscere Simonetta Carlucci, che sarebbe diventata sua
moglie, l'avrebbe seguito trasferendosi a Latina, e gli
sarebbe stata accanto sino all'ultimo doloroso epilogo.

Persona sensibile ed impegnata nel sociale, Sergio Nardin ha rivestito incarichi politici, in ambito
circoscrizionale, prima nella Dc e poi nei Ds. Dotato di
una invidiabile taglia atletica, è stato in passato un
eccellente giocatore di pallavolo, militando nella serie
B federale, nel ruolo di schiacciatore. Anche lo scorso
campionato non s'era perso una gara della Icom al
Palabianchini. Apprezzato professionalmente è stato,
insieme all'attuale presidente della cooperativa, Dino
Piovesan, l'artefice della notevole crescita della
Cantina Sociale di Borgo Santa Maria. All'interno
dell'azienda, che produce i vini Terre d'Astura, aveva
il compito di promuovere e commercializzare i vini in
bottiglia. Grazie a lui, questi prodotti sono arrivati
anche in Piemonte e Lombardia, ottenendo prestigiosi
riconoscimenti nazionali all'ultimo Vinitaly di Verona.
Da oltre un mese i coniugi Nardin si trovavano in
Messico, per riuscire a coronare un sogno d'amore:
l'adozione di un bambino. Da circa 15 anni avevano fatto
questa scelta, ma avevano dovuto riscontrare molteplici
difficoltà burocratiche e lungaggini amministrative per
raggiungere questo traguardo. In Messico Sergio aveva
avuto modo, ancora una volta, di manifestare la propria
sensibilità prendendosi a cuore la sorte degli
sventurati bambini di un orfanotrofio, ospitato in un
istituto religioso di suore. Si era impegnato a fargli
avere un contributo per dotare l'istituto di un
pullmino, che era di grande necessità. Un desiderio che
adesso il direttivo della Cantina Sociale Santa Maria
intende far proprio aprendo una sottoscrizione, presso
la propria sede sociale (tel. 0773/643009), per quanti
singoli, enti privati e pubblici, intendessero
contribuire a realizzare il desiderio di Sergio Nardin.
L'altro sogno, quello di una vita, per Sergio e
Simonetta, era orami ad un passo dall'essere realizzato.
L'adozione di un bambino messicano di quattro anni,
Yahir Ernesto. Poi l'ulteriore richiesta di altra
documentazione dall'Italia e l'improvviso malore per gli
stress accumulati hanno trasformato la gioia possibile
in un doloroso, infelice destino. Una famiglia distrutta
e tanta gente a Latina, commossa per i risvolti umani di
questa pietosa vicenda. Ma anche tanta rabbia perché
ancora una volta insensibilità, lungaggini e pastoie
burocratiche hanno finito per intralciare le aspettative
di vita di una giovane coppia. Nella mente della gente
rimane la convinzione che senza tutti quegli angoscianti
stress, Sergio Nardin sarebbe stato oggi ancora tra noi.


COPPIA ITALIANA ARRESTATA A MOSCA - Si accentua, dietro
le quinte, il forcing politico-diplomatico dell'Italia
per mettere fine all'odissea della coppia sarda bloccata
da venerdì a Mosca e privata sbrigativamente dalla
polizia di un bambino russo appena adottato, a causa di
un presunto scapaccione che tutto lascia credere non
esserci mai stato. La vicenda è oggi sulle pagine di
alcuni giornali moscoviti, con commenti di segno
opposto, mentre emergono testimonianze, come quella
della direttrice di un orfanotrofio, che sembrano
scagionare i genitori adottivi dall'accusa che ha
innescato lo 'scandalo': quella di aver maltrattato il
piccolo - Kirill, un bimbo di 6 anni e mezzo, con
qualche problema di salute - durante il viaggio in aereo
da Barnaul (la città siberiana in cui lo avevano
rilevato da un istituto) a Mosca. Sul piano giudiziario
il caso è ancora sotto la lente della polizia e della
sospettosa magistratura inquirente russa. La coppia,
assistita dall'ambasciata e dalle autorità consolari,
resta chiusa in albergo: senza passaporti e con
l'obbligo di residenza, in attesa di un approfondimento
d'indagine. Accanto alla diplomazia, si muove frattanto
la politica. La questione è stata affrontata oggi a
Mosca, a margine dei lavori della grande commissione
interparlamentare italo-russa, in un colloquio riservato
tra l'onorevole Maria Burani Procaccini (Fi), presidente
della commissione per l'infanzia della Camera, e
Iekaterina Lakova, capo della commissione della Duma per
le questioni femminili, della famiglia e della gioventù.
"Ho ricordato che l'Italia auspica un'inchiesta rapida
ed equa", ha detto Burani Procaccini all'Ansa,
sottolineando di aver trovato l'interlocutrice
"sensibile e attenta" al problema. Sullo sfondo le due
parlamentari hanno discusso anche di norme sulle
adozioni internazionali e di una bozza di accordo
bilaterale italo-russo in questo settore, capace in
prospettiva di limitare il rischio di nuove
disavventure. A difesa della coppia reclusa in hotel -
due avvocati sardi impegnati da tempo in attività di
tutela dell'infanzia - si è intanto schierata
l'associazione Chiara, il sodalizio che ha curato le
procedure per l'adozione del piccolo Kirill.
L'associazione ha inviato una lettera aperta al Ministro
degli Esteri Gianfranco Fini - il quale proprio oggi ha
incontrato il collega russo Serghiei Lavrov a Roma -
nella quale sostiene con convinzione l'innocenza dei
genitori adottivi. Ed esprime cauto ottimismo su un
possibile avvio di chiarimento della vicenda. 'Chiara'
rileva tra l'altro che l'accusa di maltrattamenti
(pizzicotti e una scoppola) rivolta alla coppia italiana
da una hostess è stata "smentita dai fatti" e da diverse
testimonianze. Prima fra tutte quella di un'altra
coppia, pugliese, che era nello stesso aereo con una
seconda bimba russa adottata, e che ha potuto
tranquillamente rientrare in Italia. Stando agli
elementi raccolti dall'associazione, la madre adottiva
accusata dal personale di bordo si sarebbe limitata
durante il volo a mettere seduto il bambino e a tenerlo
fermo, ma sempre accarezzandolo. Mentre i lividi notati
sulle ginocchia di Kirill altro non sarebbero se non il
risultato di una caduta dalla bici, avvenuta a Barnaul e
certificata da un medico. Le affermazioni della hostess
appaiono d'altronde viziate da un clima che la
diplomazia americana (alle prese nei giorni scorsi con
un caso simile) ha definito di "isteria collettiva"
sulle adozioni internazionali. Un clima istigato di
recente da taluni ambienti politici e apparati dello
Stato, oltre che dai toni da crociata della procura
generale: massimo organo investigativo russo, a impronta
tuttora fortemente sovietica. Sul filo della retorica
nazionalista, anche il tabloid Komsomolskaia Pravda (Kp)
si scatena oggi in una ricostruzione scandalistica del
"dramma" di Kirill, prendendo per buone tutte le accuse,
a colpi di sarcasmo: "Ecco come gli stranieri educano i
bambini russi", pontifica. Di tutt'altro avviso è però
un altro giornale, il Moskovski Komsomoliets (Mk), che
alla vicenda dedica una inchiesta assai più documentata,
denunciando "i toni isterici" e i risvolti inattendibili
di questa come di altre recenti azioni giudiziarie
analoghe. Mk riporta anche un'intervista-arringa di Nina
Durova, direttrice dell'isituto di Barnaul nel quale
Kirill, figlio abbandonato di una madre alcolizzata, è
stato ospite negli ultimi tre anni, fino all'adozione
dei nuovi genitori italiani. "Li ho conosciuti bene e
non credo assolutamente che possano averlo picchiato,
hanno manifestato fin da subito amore verso Kirill, al
quale sono piaciuti immediatamente", assicura Durova
dalla Siberia. L'adozione - spiega - "si è svolta nel
rispetto rigoroso di tutte le regole e procedure". Altro
che percosse, conclude indignata la direttrice, è stato
il gesto di generosità di una coppia che non ha esitato
a scegliere un bimbo già cresciuto "e, per di più, con
qualche problema di salute". (ANSA). 2005-06-07 17:56



MILANO (Reuters) - Una coppia di avvocati di Sassari è
bloccata da venerdì scorso a Mosca, da dove avrebbe
dovuto far ritorno in Italia con un bambino russo
legalmente adottato, dopo che le autorità locali hanno
aperto un'inchiesta sulla denuncia di una hostess che li
ha accusati di aver maltrattato il bimbo durante un volo
interno.

E' quanto ha dichiarato una portavoce dell'associazione
"Chiara", che assiste da 10 anni le famiglie adottive
nelle pratiche di adozione nella federazione russa e in
Ucraina (177 solo in quest'anno), definendo infondate
tali accuse.

"Siamo in attesa delle decisioni delle autorità russe.
L'ambasciata sta seguendo la vicenda", ha detto dal
canto suo un portavoce del ministero degli Esteri a
Reuters, confermando che il caso è ancora aperto.

"L'inchiesta è ancora in corso, il bambino si trova nel
frattempo in un ospedale pediatrico e (i due avvocati)
stanno discutendo ancora (col personale diplomatico) la
vicenda che non si sa come evolverà", ha detto a Reuters
Roberta Sicuranza, presidente dell'onlus "Chiara", che
ha chiesto di non diffondere le generalità della coppia
di avvocati.

L'associazione ha chiesto al ministero degli Esteri un
intervento per far rientrare la famiglia, e ha rigettato
le accuse alla coppia. Secondo l'associazione, durante
il volo i due avrebbero solo più volte ripreso il
bambino appena adottato, che era particolarmente nervoso
durante il volo verso Mosca, dalla regione di Altay di
cui era originario, risultato per lui particolarmente
stancante.

Secondo quanto segnalato ancora dall'associazione, i due
dopo la denuncia di una hostess una volta giunti
all'aeroporto di Mosca sarebbero stati fermati dalla
polizia che avrebbe ritirato loro i documenti, compresi
quelli che comprovavano la regolarità dell'adozione.


Non gli hanno fatto scegliere neanche l'ospedale dove
ricoverare il piccolo Kirill, colpito da polmonite
mentre i genitori adottivi combattono una battaglia
giudiziaria con la polizia di Mosca per cancellare
l'infamante accusa di avere maltrattato il figlio
siberiano di sette anni. I coniugi sassaresi avrebbero
voluto che il figlio adottivo fosse curato in una
clinica americana che ha sede nella capitale russa. il
ricovero Niente da fare: le autorità moscovite non lo
hanno concesso. Hanno deciso loro per i genitori, e
Kirill è stato ricoverato in quello che in Italia
sarebbe un ospedale civile. Con qualche differenza. «È
un ospedale di bassissima qualità», spiega il padre del
bambino. «Proprio per questo noi avremmo voluto
ricorrere alle cure di una clinica americana. Non ce lo
hanno permesso». E allora Kirill dovrà restare almeno
due settimane in un ospedale russo al cento per cento.
Anche se lui vorrebbe andare via subito: sogna la
Sardegna, e ha già comprato un salvagente per nuotare
nelle acque dell'Isola. Il tentativo di fugaIeri il
bambino adottato dalla coppia di avvocati sassaresi,
finiti nei guai per la testimonianza di una hostess
russa, ha raccolto tutti i suoi oggetti, li ha riposti
in un busta di plastica e si preparava per lasciare
l'ospedale e partire per la Sardegna. È toccato ai
genitori adottivi convincerlo con il cuore in gola che
dovrà avere ancora pazienza. Nel frattempo si spera che
la vicenda giudiziaria possa concludersi felicemente, e
che la famiglia possa far ritorno a Sassari dove ormai
la attende un'intera città. I due avvocati sassaresi
sono stati fermati il 3 giugno scorso a Mosca dalla
polizia aeroportuale, dopo che una hostess di volo li
aveva accusati di avere maltrattato il figlio adottivo
di sette anni, proprio all'imbarco del volo di rientro
in Italia. Lo stesso bambino, interrogato dagli
inquirenti, aveva poi scagionato i genitori. Ma
l'inchiesta va avanti e il piccolo è stato sottratto
alla custodia dei genitori adottivi, nuovamente
rinchiuso in un orfanotrofio, e ora ricoverato in
ospedale per curargli la polmonite. L'unica consolazione
è quella di poter incontrare i genitori tutti i giorni,
senza particolari limitazioni. Tutto questo in un clima
da caccia alle streghe che rischia di vedere come
vittime sacrificali proprio i due coniugi di Sassari.
Ambiente ostileIn Russia sta montando da tempo una vera
e propria campagna contro le adozioni internazionali:
l'opinione pubblica chiede una legge che regoli il
settore. L'obiettivo è contrastare in qualche modo il
pellegrinaggio delle coppie di stranieri che arrivano
nell'ex impero sovietico per adottare i bambini russi.
Con circa 170 mila bambini russi ospitati negli
orfanotrofi di tutto il paese, il problema è molto
sentito dalla popolazione russa. DiplomaziaPer smuovere
la macchina diplomatica negli ultimi giorni alla Camera
dei deputati sono piovute una serie di interrogazioni
sottoscritte dai parlamentari sardi: una richiesta
bipartisan al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi
affinché coinvolga nella vicenda il premier russo
Vladimir Putin. Due giorni fa anche il ministro degli
Esteri Gianfranco Fini si è occupato del problema.
Approfittando del vertice londinese del G8, il titolare
della Farnesina ha chiesto al collega russo Serghei
Lavrov di accelerare i tempi per la conclusione della
vicenda. Tanto più che sui coniugi sassaresi sarebbe
stato montato un castello di accuse senza prove.


(x)
Presidente
nazionale dell’Associazione Difesa diritti Famiglie
Adottive

montone@addifan.it


GdS 30 VI 2005 - www.gazzettadisondrio.it

Approfondimenti