Contributi esterni: argomento proposto da Ernesta Alioisi Il risultato del referendum francese è stato quello di un no secco all’Europa
Io, romana-testaccina,
madre di tre figli, nonna di tre nipoti (anzi, quasi
quattro) e vedova del poeta Antonio Valeriano, scrivo al
giornale per palesare a chi ha voglia e tempo di
ascoltarmi una mia intensa convinzione, ovverosia che il
risultato del referendum francese è stato quello di un
no secco all’Europa. Nella realizzazione dell’Europa,
compiutasi troppo velocemente, alcuni nostri politici
-come l’insigne Professor Prodi- hanno permesso una
Costituzione europea, nella quale noi cittadini
fatichiamo a riconoscerci. Oltretutto sono stati fatti
entrare nell’Unione europea nuovi Stati, con gravi
ritardi strutturali, che in aggiunta sono stati
costretti a enormi sacrifici per potervi entrare. Il
vero potere dell’Europa, ossia la Commissione, ha
imposto spesso regole ridicole che hanno tentato di
insegnarci come fare o non fare il cioccolato, la
bistecca alla fiorentina o la ricotta romana. Nonostante
le tante direttive e regolamenti non si è avuto il
coraggio di sottolineare i valori cattolici. Andando al
mercato o semplicemente parlando con amiche, figli,
nuore e generi vari mi sono resa conto che viene
attribuita all’euro la responsabilità delle recenti
difficoltà economiche; difficoltà che prevalgono su
qualsiasi ragionamento politico per chi ha poco salario
e molte difficoltà ad arrivare a fine mese, come capita
per mio figlio Mario che, essendo statale, ha uno
stipendio che perde ogni giorno più potere d’acquisto,
nonostante l’irrisorio aumento-questua che è stato
elargito, su base lorda ovviamente, ai dipendenti del
pubblico impiego. L’euroscetticismo crescente, scoppiato
clamorosamente in Francia ma diffuso ovunque, è figlio
più delle tasche vuote che delle filosofie. A questo si
aggiunga l’utilizzo che è stato fatto a fini di politica
interna dell’ideale europeo. La ratifica della
Costituzione è diventata spesso uno strumento per
ottenere consensi a maggioranze traballanti o
addirittura per lotte di potere all’interno di movimenti
politici. L’adesione all’Europa è stata vista come
l’opportunità di superare difficoltà interne, politiche
o economiche, o come un governo sopranazionale al quale
affidare, un po’ vigliaccamente, scelte difficili e
indifferibili. Dal buon senso che mi deriva dall’essere
una nonna testaccina, ritengo che l’esito del referendum
francese dovrebbe diventare un’opportunità da cogliere
fino in fondo, ossia quella di ripartire dai diritti del
cittadino per costruire pazientemente, attraverso
l’informazione e la condivisione, unici strumenti di
libertà, un’Europa nuova, fondata sui principi cattolici
come tanto aveva chiesto, invano, Papa Wojtyla, il
Grande.
GdS 10 VI 2005 - www.gazzettadisondrio.it