Capitolo quarto. IL 18 LUGLIO 1987 L’INIZIO DELLA CALAMITA’. IL 23 DICEMBRE (!!!) GIA’ LA CONSEGNA DELLE CASE - DI ELEVATA QUALITA’, COSTI CONTENUTI E COSTRUITE A TEMPO DI RECORD -, A CHI L’AVEVA PERDUTA
18 LUGLIO
18 luglio 1987, pomeriggio. Pioveva, come si suol dire, come Dio la mandava. Scrosci violentissimi. Era da giorni che un distratto Giove Pluvio aveva dimenticato che si era nel periodo detto del solleone, non delle piogge insistenti e men che meno di acqua a catinelle con quella furia.
LA SITUAZIONE METEREOLOGICA
Così 3BMeteo descrive (x) la situazione: “….Come si può osservare facilmente dalle mappe relative alle temperature di quei giorni, l'Italia settentrionale fu interessata da un impennata dello zero termico che si portò oltre i 4000m determinando così precipitazioni acquose anche a quote normalmente interessate da ghiacciai perenni. In particolare la zona prealpina ed Alpina centrale vedono un gradiente di temperatura molto ampio con isoterme che si portano entro lo spazio di poche centinaia di chilometri da +14°c a + 19°c. Lungo quella linea di confine si sviluppano i fenomeni più violenti, fenomeni per la conformazione geografica della provincia di Sondrio assumono particolare intensità. Temporali violenti si verificano il giorno 17 luglio lungo le Prealpi centro occidentali, in particolar modo su Valtellina e Valchiavenna. I giorni 18 e 19 il minimo del vortice si sposta solo impercettibilmente verso Nord tenendo ancora esposte le fasce prealpine a violenti temporali che raggiungono ancora un volta il massimo dell'intensità sulla provincia di Sondrio con picchi di 305 mm in sole 24 ore. Nessuna precipitazione nevosa nemmeno alle più alte quote… “ E ancora “ …l'accumulo delle precipitazioni passate (circa 300mm con punte di 450) aveva reso i terreni e le coperture alluvionali completamente saturi tanto da non riuscire a trattenere gli ulteriori apporti piovosi nei giorni della tragedia”.
IL DISASTRO
Verso le 17 comincia il disastro. La situazione più grave a Tartano con una frana di fango che investe un condominio che fa, prima di cedere, da sbarramento e poi devia la massa proprio in direzione della Gran Baita, costruzione secolare trasformata in albergo, spazzando via quel che trova sul suo cammino, specie nelle sale a piano terra, ahimé tante persone. Ma cominciano segnalazioni da ogni parte. Sarà una notte durissima. In quelle prime ore poteva verificarsi una strage se non fosse che una secolare coesistenza dell’uomo con i rischi idrogeologici ha fornito di fatto una laurea, con successiva specializzazione, in quella che oggi si chiama protezione civile. Una guerra vera e propria con gli elementi scatenati che avrà il suo culmine nel capoluogo ove una ventina di grossi mezzi lavoreranno senza sosta per asportare l’enorme quantità di materiale accumulatosi nel pur capace alveo, impedendo così la fuoruscita delle acque del “Malus rivus”, antico nome del Mallero. E’ solo nella notte tra lunedì 20 e martedì 21 che il cielo si libererà d’incanto e i raggi del sole cercheranno, invano, di lenire la desolazione.
Le perdite umane. Le perdite di beni. La perdita delle case
DOLOROSA STATISTICA
Una dolorosa statistica quella delle vite umane perdute, nella prima fase e nella seconda, quella del 28 luglio, giorno della immane frana che seppellirà il paese di S. Antonio Morignone. Per altri, salvatisi a stento, il dolore di aver perso la propria storia, quella familiare, degli affetti, dei beni compagni d’ogni giorno di vita, nel bene come nel male. Nella provincia di Sondrio 341 le abitazioni distrutte, 1545 quelle danneggiate in quasi una cinquantina di Comuni. Fra questi i più colpiti Ardenno, Berbenno, Chiuro, Colorina, Forcola, Fusine, Morbegno, Piateda, Sondalo, Sondrio, Tartano, Tirano, Torre S. Maria,Valdisotto, Valfurva.
COMPRENSIBILE TIMORE MA ANCHE FIDUCIA
Il pensiero di molti è corso al Belice, al sisma di domenica 14 gennaio 1968; è corso all’Irpinia, sisma di domenica 23 novembre 1980, ad altre calamità naturali e a tanti servizi televisivi che documentavano, a distanza di anni, la permanenza della gente in alloggi di fortuna, se non tende quantomeno roulottes e containers. Il timore era comprensibile ma si avvertiva nelle persone, oltre al fatalismo proprio delle genti di montagna usi a convivere con le difficoltà e il rischio, anche una fiduciosa attesa, consapevole che non sarebbero stati lasciati soli. Non furono lasciati soli, fin dall’inizio.
UNA CRONOLOGIA CHE RENDE ORGOGLIOSI
- Sabato 18 luglio, pomeriggio, l’inizio del disastro.
- Lunedì 20 luglio. L’assessore regionale ing. Gianni Verga chiede all’IACP una valutazione dei danni all’edilizia residenziale pubblica per una iniziativa presso il C.E.R. (Comitato per l'Edilizia Residenziale) presso il Ministero del Lavori Pubblici.
- Martedì 21 luglio. Il Presidente dell’IACP in cinque punti trasmette una prima valutazione, sommaria molti luoghi essendo raggiungibili solo telefonicamente.
- Mercoledì 22 luglio. L’assessore regionale ing. Gianni Verga chiede al Comitato Esecutivo del C.E.R. un intervento straordinario ex lege 457/78, art. 3, lettera a) per Valtellina e Val Brembana. Una prima valutazione è di 2,5 miliardi di £. per la sovvenzionata e di 8 per l’agevolata.
- Martedì 28 luglio. Dopo l’immane frana del mattino l’assessore regionale ing. Gianni Verga sottolinea al C.E.R. la gravità e l’urgenza e richiede una convocazione urgente dell’esecutivo.
- Mercoledì 29 luglio. L’assessore regionale ing. Gianni Verga dettaglia le richieste al C.E.R., per IACP, Comuni, privati preannunciando comunque la predisposizione di programmi di intervento da sottoporre al C.E.R.
- Martedì 4 agosto la Giunta Regionale delibera la localizzazione degli interventi di recupero in Valtellina.
- Mercoledì 5 agosto, Viene convocato il C.E.R.
- Venerdì 7 agosto. Amplissima e dettagliata relazione al C.E.R. con richieste analitiche e precise garanzie anche d’ordine procedurale. Viene deliberata l’assegnazione allo IACP di Sondrio ai sensi dell’art. 3q della legge 457/78 della somma di 10 miliardi con decisioni sulla localizzazione affidata alla regione Lombardia.
- Mercoledì 12 agosto. Decreto ufficiale del Ministro dei LL.PP. che, correttamente, prevede la revoca del finanziamento se entro tre mesi non verrà presentato il programma esecutivo vistato dalla Regione. Alla scadenza prevista non ci saranno solo carte ma le case quasi pronte!!!
- Venerdì 14 agosto. Il Consiglio dello IACP di Sondrio delibera tre pronti interventi a Fusine, Sondalo e Torre S. Maria.
- Giovedì 20 agosto. Indetta la trattativa privata.
- Sabato 29 agosto. Assegnati i lavori che iniziano subito a Fusine mentre per Sondalo e Torre si stanno acquisendo le aree.
- Mercoledì 14 ottobre. Il Consiglio dell’IACP approva il Piano Esecutivo d’intervento straordinario per 10 miliardi complessivi e per di 142 alloggi.
- Martedì 3 novembre. Approvazione da parte della Giunta Regionale.
L’INCREDIBILE CONCLUSIONE DEL 23 DICEMBRE
- Mercoledì 23 dicembre, antivigilia di Natale.
- Sono passati giorni 158 dall’inizio della calamità.
- Sono passati giorni 138 dallo stanziamento dei fondi al C.E.R.
- Sono passati giorni 131 dal Decreto del Ministro dei LL.PP.
- Sono passati giorni 129 dalla scelta dei Comuni ove intervenire.
- Sono passati giorni 114 dall’assegnazione dei lavori
- Sono passati giorni 50 dalla definitiva approvazione regionale.
Sono le 10 del mattino in una splendida giornata tersa ma con freddo pungente. Siamo a Fusine, davanti a quelle abitazioni le cui chiavi stanno per essere consegnate a chi la casa del disgraziato luglio l’ha persa (dopo passeremo a Torre S. Maria, mentre per Sondalo ci vorrà qualche giorno in più). La soddisfazione è nei volti di tutti. La Pubblica Amministrazione con uno sforzo concorde, di lungimirante efficienza che nulla ha concesso alla burocrazia pur rispettando il rigore formale e la totale correttezza sostanziale, ha dimostrato cosa può fare se si trova l’assessore regionale giusto, un Presidente, un Direttore, un Consiglio, un Ufficio Tecnico come quelli dell’IACP di Sondrio, Sindaci come quelli che hanno collaborato alla realizzazione, imprese all’altezza.
LA TECNICA
Il sistema tecnologico, di grande versatilità, è stato basato sull’impiego di un elemento modulare “Triedro” costituito da una cellula tridimensionale realizzata in serie, con impianto di riscaldamento ed elettrico già predisposti. Studiate approfonditamente le diverse caratteristiche, compreso l’inserimento ambientale di cui è significativo esempio l’uso del legno per balconi e serramenti nonché dell’ardesia nei tetti.
LA QUALITA’.
La velocità di costruzione non è certo andata a scapito della qualità delle abitazioni. C’è una inequivocabile dimostrazione. Da quel 23 dicembre sono passati 19 anni e 59 giorni, un tempo che può provocare qualche insulto a qualsiasi edificio. Ebbene, basta andare a vedere queste case. E’ il miglior modo di valutare la bontà del lavoro allora svolto.
I COSTI
Chiunque, pur di dare l’alloggio in tempi di questo genere e non i soliti anni e anni, sarebbe disponibile a spendere di più, anche molto di più. In Valtellina non ce n’è stato bisogno. I dari, infatti, lo dimostrano.
Per tutti gli alloggi con autorimessa per superficie utile totale di 1845 mq, non residenziale di 802 mq, complessiva di 2326 mq pari a una superficie commerciale di 2676 mq., analiticamente i costi complessivi:
- Costruzione 1.390.000.000
- Spese tecniche e generali 69.050.000
- Geognostica 6.000.000
- Aree 176.250.000
- Urbanizzazioni 17.000
- IVA 41.700.000
- Totale 1.700.000
(Tutti costi in lire, non in €uro…).
= I costi di costruzione sono quindi risultati:
- Costo per mq. di superficie complessiva £. 597.600
- Costo per mq. di superficie commerciale £. 519.600
- Costo medio per alloggio con box £. 53.461.000
= I costi totali sono quindi risultati:
- Costo per mq. di superficie complessiva £. 730.800
- Costo per mq. di superficie commerciale £. 635.3600
- Costo medio per alloggio con box £. 65.384.000
GAD LERNER, “MILAMO ITALIA” E IL VERO “SCANDALO VALTELLINA”
Gad Lerner iniziò la sua trasmissione “Milano Italia” in diretta dal Teatro Perdetti di Sondrio leggendo un corsivo pubblicato da Centro Valle in prima pagina a firma di chi scrive. Scrivevo, e lo ripeto ora, che quello fu il vero scandalo Valtellina, quel silenzio totale cioè di tutti gli organi di informazione. Il parlarne non interessava noi. Che fossimo stati bravi lo sapevamo da soli. Contava invece, e conta tuttora, mostrare cosa si può fare per la povera gente vittima di calamità le più varie. Se noi abbiamo costruito le case in tre mesi, con quella qualità riscontrabile ancor oggi e con quei costi limitatissimi, lo si dovrebbe poter fare anche altrove e non riusciamo a capire perché non lo si fa. Da notare che si possono avere anche diversi moduli urbanistici a disposizione. Cosa fare per ottenere un simile risultato? Basterebbe chiamare i valtellinesi a dirigere le operazioni.
Veniva e viene la rabbia a vedere le vittime di calamità naturali, aventi sismici, idrogeologici, alluvionali, per mesi in tende e roulottes e poi per anni confinati in containers sempre in attesa di quelle case che non arrivano nonostante che il problema non sia quello delle risorse per questo tipo di interventi. Il Belice, il Cratere, l’Irpinia, le Marche… La Valtellina ha dimostrato che si può fare a meno dei containers, che in tempi rapidissimi si possono consegnare le chiavi di case (e che case! Dopo 20 anni se ne può valutare la qualità!) a chi non l’ha più.
Possiamo capire che altrove non è Valtellina e quindi che i tre mesi possano diventare qualcuno di più ma sempre mesi e non anni, a condizione, come anzidetto, che si chiamino i valtellinesi – o gente come loro – a dirigere le operazioni, che l’assessore regionale di turno segua la strada percorsa a suo tempo da quello lombardo, l’ing. Verga, che i Sindaci copino quanto fatto dai Sindaci di Valtellina, senza perdere un minuto, che le imprese si comportino come quelle valtellinesi.
Non basta. Siamo un Paese ad alta intensità di calamità naturali con fosche previsioni a sentire i metereologi e i climatologi, con la speranza che si sbaglino. Tutti parlano, in ogni settore, di prevenzione. Poi però quando succede qualcosa ci si accorge che alle parole non sono seguiti i fatti.
COPIARE QUANTO FATTO IN VALTELLINA
La costruzione di case nuove per quanti l’hanno perse è un campo ideale per esercitare la prevenzione, facendo gli scongiuri e auspicando di non dover mai intervenire. Non solo in teoria perché basta seguire lo schema valtellinese, passo passo. Basta cioè copiare quanto fatto in Valtellina, semplicemente con l’adattamento alle diverse situazioni locali.
1) Un primo, immediato stanziamento, integrabile successivamente in caso di necessità.
2) L’ordinanza per poter applicare le procedure di emergenza.
3) I vari atti amministrativi propedeutici come descritto in sede di cronologia degli eventi del 1987.
4) La scelta delle aree con una duplice avvertenza. Da un lato termini perentori per la scelta, con poteri sostitutivi commissariali nel caso di inerzia. Dall’altro “serio ristoro”, come da sentenza della Corte Costituzionale n. 5 del 1980, eventualmente in parte come “diritto edificatorio”
5) Un salto di qualità: la predisposizione di una serie di schemi insediativi in modo da evitare i tempi di progettazione urbanistica e di quella funzionale per servizi, standard ecc, Schemi diversi per tipologia, per dimensioni. Schemi anche comprendenti una parte per edificazione privata utilizzando il diritto edificatorio parziale ristoro ai proprietari di aree, misura non solo equa ma anche tale da stimolare la volontaria cessione amichevole, fattore di accelerazione delle procedure.
6) Scelta del soggetto attuatore. In Valtellina l’abituale efficienza, anche nel contenimento dei costi senza venir meno in qualità, dello IACP, oggi ALER, rendeva scontata la scelta. Altrove da valutarsi, con preselezioni.
7) Qualcuno aveva a suo tempo espresso un dubbio, che cioè questo tipo di intervento è andato bene e può andar bene per un numero limitato di alloggi, ma non sarebbe così se si trattasse di grandi distruzioni e quindi di notevole necessità di nuovi edifici. Un dubbio che non ha fondamento. Procedure, modalità, formalizzazioni, scelte prioritarie sono le stesse. Per quanto concerne la parte costruttiva basta semplicemente predisporre le linee di produzione in numero sufficiente e così le imprese sul campo.
UN AUGURIO FINALE
Un augurio finale: visto che ne esiste la possibilità concreta si predisponga una serie di schemi di intervento, dopo aver verificato la bontà dei singoli passi proposti. Anzi, se ci sono esperienze migliori ben vengano. Finora per la verità non se ne è avuta notizia e il caso Valtellina è rimasto l’unico, ma non mettiamo limiti alla Divina Provvidenza…
E chissà che al Ministero di Porta Pia non si comprenda che la proposta che chiameremo “proposta Valtellina” è una cosa seria. Provata sul campo.
Alberto Frizziero
(x) nel sito http://www.3bmeteo.com/giornale/meteo_articolo-958.htm