Capitolo terzo. IL CAMPUS SCOLASTICO DEL CAPOLUOGO PROGETTO D’AVANGUARDIA
Alla fine degli anni sessanta pressoché tutti gli Istituti Superiori, salvo il settore professionale e un Istituto privato a Bormio, erano concentrati nel capoluogo che, data l’estensione della provincia, offriva anche un notevole numero di alloggi per gli studenti. Erano infatti quattro le sedi che li ospitavano, Dallo storico Convitto Nazionale Piazzi data di nascita 1820, studenti illustri Fabio Besta, Ezio Vanoni, Palmiro Togliatti, al tradizionale Istituto Salesiano sorto ad inizio ‘900, ai due Istituti Femminili di S.Croce e delle Canossiane.
Oltre alle due Scuole Medie cittadine, Ligari e Sassi, e la terza interna al Convitto Nazionale, la situazione scolastica di Sondrio era la seguente:
- Liceo Classico, la tradizione, da sempre presso il Convitto Nazionale in collina e prima scuola ad insediarsi nel Campus in un edificio modernamente attrezzato
- Liceo Scientifico, di recente istituzione (1952) con sede nella periferia-est
- L’Istituto De Simoni per geometri e ragionieri nell’edificio costruito negli anni 30 che verrà poi trasformato in Palazzo di Giustizia, in zona semi-centrale
- L’Istituto Magistrale nella sede semi-centrale di recente costruzione in Via Sauro con due opere d’arte in facciata di Cassinari
- L'Istituto Professionale per il Commercio, nato nel 1962 sostituendo la Scuola Tecnica Commerciale "Luigi Torelli" sita in centro, nel Palazzo, sede oggi di uffici provinciali, antistante il - Palazzo Muzio e chiamato ex-Besta proprio perché tale scuola era stata intitolata nel 1966 al grande valtellinese “Fabio Besta”
- L'Istituto IPSIA "Fossati" nato negli anni '50 fu in un certo senso fortunato avendo potuto disporre di una nuova sede sul Lungo Mallero con annessi laboratori. Era il polo di riferimento dell'istruzione professionale nella nostra provincia.
- L’Istituto Tecnico Industriale, fondato nel 1961, non aveva sede propria ma si appoggiava presso Istituti già esistenti, (Magistrali e Convitto Nazionale, poi nel nuovo edificio del Professionale; con officine e alcune aule nei capannoni dismessi della Falck a Piateda, nonché in appartamenti riadattati presso il Condominio del Sole sul Lungo Mallero, vicino al ponte Eiffel). Comincerà a trasferirsi nella nuova sede al Campus nel 1976.
Due aggiunte: vi erano ancora una scuola privata, l’Istituto Magistrale Pio XII in zona semicentrale e, non classificabile per la sua specificità, la Scuola per portatori di handicap allora non essendo ancora prevista l’integrazione.
In provincia
S’è detto che gli studenti gravitavano quasi tutti su Sondrio. In effetti, sia pure in tempi diversi, fuori Sondrio c’erano le Scuole Coordinate Alberghiere di Bormio e Chiavenna che avevano iniziato come sezioni staccate dell’ L'Istituto Professionale per il Commercio di Sondrio, così come la sede staccata dell’IPSIA Fossati di Sondrio a Tirano, cui seguiranno poi quelle a Morbegno e Chiavenna.
La Medaglia d’Oro
Va premesso che il 2 giugno 1962, Festa della Repubblica, veniva solennemente attribuita al Comune di Sondrio, Sindaco allora Arturo Schena, la Medaglia d’Oro al merito della Pubblica Istruzione. Il diploma ufficiale firmato dal Ministro Luigi Gui è esposto nel loggiato al primo piano di Palazzo Pretorio.
Si trattava di un giusto riconoscimento, allora raro e ambito, per quanto il Comune capoluogo aveva fatto nel settore. Sconosciuti i doppi turni, piaga diffusa nel Paese, edifici nuovi e, quelli più antichi, trovati in condizioni ottimali. Scuole nelle frazioni con , addirittura, quella di Triangia concepita allora come integrazione di asilo ed elementari, non solo, ma costruttivamente e nei servizi prevista per ospitare la colonia estiva nei mesi di luglio e agosto.
La Scuola Media unica
Nel 1963 la Riforma della Scuola Media, divenuta “unica ed obbligatoria” comportò in tutta Italia problemi per via dell’aumento della popolazione scolastica e dei conseguenti fabbisogni di aule ed altri servizi. Nonostante questo, e l’esigenza di dover servire la popolazione di tutta la provincia, Sondrio non ebbe particolari problemi salvo sostanzialmente la frammentazione dislocativa di Istituto Besta e dell’ITI, anche per l’aumentata domanda. Qualche problema verrà più avanti quando l’improvvisa inagibilità di Palazzo Sassi, sede dell’omonima scuola, ed anche dell’ala di Palazzo Martinengo, che ospitava alcune classi elementari provocherà alcune difficoltà risolte in tempi relativamente rapidi con la sollecita costruzione della nuova sede della Sassi.
Il Piano Regolatore Generale
Il Comune di Sondrio intanto si era dotato di un Piano Regolatore Generale adottato ad inizio 1970, poco prima delle elezioni amministrative. Un Piano di taglio decisamente moderno, discusso, ovviamente con qualche contestazione per i limiti che introduceva anche per la necessità di situarsi entro il quadro legislativo vigente. Per quanto riguardava l’istruzione, esclusa quella primaria che ovviamente richiedeva una articolazione nel contesto urbano, la novità di un’ampia zona in fregio a Via Tonale riservata in esclusiva per l’edilizia scolastica nei suoi diversi aspetti. Un unico centro quindi che potesse ospitare tutte le scuole superiori. Nel Piano Regolatore si trovavano da un lato l’indicazione nelle tavole con il retino specifico e nelle Norme di Attuazione le regole per edificarvi. Lo strumento urbanistico non poteva naturalmente andare oltre. Di qui l’idea, Sindaco allora Saverio Venosta, di affidare ai progettisti del PRG, EURA di Milano, uno “studio di coordinamento per il centro scolastico di Sondrio”.
Il ritornello è sempre lo stesso, la radicata preferenza dei più per il solito proverbio “chi lascia la via vecchia per la nuova sa quel che lascia e non sa quel che trova” ed in nome di quest’aurea massima, che incontreremo in tanti capitoli, le obiezioni furono a ventaglio, compresa l’accusa di voler emarginare gli studenti, nel senso che non vi erano ragioni consolidate, ognuno diceva la sua pur di non avventurarsi nel futuro. Ma c’era un Sindaco che guardava avanti, c’era un Consiglio Comunale che, in larga parte, guardava avanti, c’era anche, sia consentito, chi scrive come capogruppo che guardava avanti. A maggior ragione visto che il Sindaco, ricevuto lo studio a dicembre del 1971, aveva chiesto appunto a chi scrive di studiarlo e farne una valutazione ottenendo un parere assolutamente positivo sul quale concordammo pienamente. Sulla validità convennero poi, poco alla volta,parecchi altri. Un segno tangibile del resto era già venuto con la costruzione in zona del Liceo Classico sulla base di una notevole qualità progettuale e poi costruttiva.
LO “STUDIO DI COORDINAMENTO PER IL CENTRO SCOLASTICO DI SONDRIO”
Sei capitoli, ventitre paragrafi, una serie di due punti specifici, due allegati: questa la relazione che dava corpo e sostanza a quella indicazione di Piano Regolatore. Per qualcuno era utopia. I progettisti, esperite le analisi e valutate le prospettive ritenevano opportuno che la realizzazione avvenisse nell’arco di un decennio. C’è voluto il doppio ma si vede come utopia non fosse visto che ora al di fuori del Campus resta unicamente il Liceo Scientifico. Per la verità ci sarebbe stato anche quello se la soluzione prospettata a cavallo fra gli anni settanta e ottanta all’USSL fosse andata in porto. Il Comune di Sondrio, con Provincia d’accordo, aveva proposto uno scambio. Liceo all’USSL che così avrebbe potuto completare urbanisticamente una “zona ospedaliera omogenea” sino a Via Brennero e edificio ex INAM in Via Sauro, ove inserire il Provveditorato agli Studi, al Comune che era pronto a costruire il Liceo Scientifico per la Provincia al Campus. In piccolo una soluzione simile al riassetto, con scambi di Palazzi, che portò al nuovo Palazzo di Giustizia e alle altre rilevanti realizzazioni.
CAPITOLO PRIMO. La composizione del centro scolastico. La superficie vincolata per l’edilizia scolastica di 15 ettari non era una valutazione ma il risultato di un semplice calcolo sulla base della necessità di ospitare 5.630 alunni, dato risultante dalle analisi, e di un parametro medio di 23 mq/alunno (portato a 30 in sede di verifica), dato desunto dal Ministero LL.PP. Tabelle, grafici e valutazioni di questo capitolo hanno sostanzialmente retto alla prova del tempo tenuto conto che allora non era certo valutabile il massiccio decentramento intervenuto nell’istruzione superiore. Un decentramento però – cosa vuol dire scegliere le strade nuove con lungimiranza! – che lo stesso studio avanzava come proposta con “due nuovi centri scolastici, il centro Valtellina-ovest (con possibile localizzazione nell’interno di Morbegno) ed il centro Valtellina-est (con possibile localizzazione nell’intorno di Tirano o di Grosio.
Da sottolineare un passaggio importante dello studio: “La notevole elasticità degli organismi edilizi previsti per ospitare le unità didattiche e la stessa elasticità dell’impianto urbanistico potranno assorbire le inevitabili modificazioni derivanti dalla ipotizzata Riforma”. Tabelle e grafici a iosa a supporto.
CAPITOLO SECONDO. Calcolo – e risparmio - delle superfici didattiche. Viene introdotto un concetto fondamentale per il Campus, modernamente inteso con innovazioni che poi purtroppo non saranno recepite: il risparmio di strutture.
Sia per la morfologia degli insediamenti che per la tipologia organizzativa, il risultato finale, considerati tre settori – si vedrà successivamente – verrà dal calcolo delle unità didattiche tenendo conto di diversi fattori fra cui anche gli orari di insegnamento nelle diverse scuole abbinato al risparmio di aule speciali.
Prima in termini generali e poi prevedendo “nuclei di settore” costituiti da tre edifici ospitanti le unità didattiche specializzate (aule speciali, intorno a cui sono raggruppati gli edifici contenenti le unità didattiche polivalenti (aule normali) di ogni singolo Istituto. Di qui una piena utilizzazione a rotazione delle aule speciali da parte di tutti gli studenti di ogni settore, lasciando un margine del 20% per dare flessibilità agli orari di insegnamento. Una lunga serie di tabelle a grafici illustra i criteri seguiti per arrivare nella tabella riassuntiva al risparmio di aule ottenibile nella concezione di Centro scolastico rispetto ai compartimenti stagni di Istituto per Istituto. Secondo questi i fabbisogni teorici sarebbero stati di 200 aule normali, 115 aule speciali, laboratori, officine e 17 palestre. VISTOSI I RISPARMI: 65 aule normali, 103 aule speciali, laboratori, officine e 4 palestre. A latere previsione di un accentramento di buona parte delle attrezzature ausiliarie (auditorium, biblioteche, sale di riunione ed esposizione ecc.). Qualche dato per dare un’idea del risultato. Superfici lorde di pavimento: 18.880 mq di aule normali, 22.080 mq di aule speciali, 7.620 mq. Di laboratori e officine, 4.800 mq. Di palestre, attrezzature di campus compresa una eventuale piscina 12.120 mq. Inoltre 95.000 mq di aree attrezzate sportive e ricreative, 8.000 mq di parcheggi coperti e 7.500 scoperti. Presenti anche ipotesi di alloggi sino a un massimo di 500 studenti ed anche di personale insegnante, anticipando quello che sarebbe stato un fenomeno di molti anni dopo con molti docenti provenienti da località lontane. Ovviamente prevista anche la mensa.Utopia? Utopia come il sistema bibliotecario integrato) La risposte in fase conclusiva.
CAPITOLO TERZO. Prime rettifiche alle previsioni per via della Riforma. Il capitolo fa alcune ipotesi, senza poter ovviamente andare oltre, in funzione di quale strada prenderà la Riforma.
CAPITOLO QUARTO. La localizzazione del Centro Scolastico. Confermare l’insediamento spontaneo e non programmato dei diversi Istituti era evidentemente la negazione di sistema con difficile integrazione funzionale e quindi la perdita dell’effetto qualificante che le strutture scolastiche possono esercitare nei confronti della comunità e del territorio. La ricerca di una soluzione nel contesto urbano consolidato non si palesò praticabile per la difficoltà di inserire un complesso di funzioni caratterizzato e necessitante di cospicui quantità di spazi. Aree non ce n’erano. Posto che ce ne fossero il risultato sarebbe stato una perdita di identità dei luoghi e una contesa con altre strutture per l’uso di spazi comunque strategici. So aggiunga infine l’incertezza legata alle future scelte della Riforma.
Bisognava uscire dal contesto urbano, ma a precise condizioni. Requisiti: elevata accessibilità, disponibilità di suoli in almeno 15 Ha, posizione ottimale rispetto al nucleo urbano. L’area indicata nel PRG li presentava tutti e tre. Superficie compatta e piana con piccole cascine, una casa di abitazione e un capannone artigianale. Suolo con scarsi valori agricolo e fondiario (già per realizzare il Liceo Classico l’acquisizione dei terreni fu agevole con una solo caso di resistenza interessata per ottenere maggiori risorse, poi venuto meno anche quello). L’unico problema quello dell’accessibilità nord-sud che poi verrà risolto pochi anni dopo con il sottopasso ferroviario.
CAPITOLO QUINTO. Modello morfologico e organizzativo. Nella logica di una integrazione orizzontale i due modelli, allora, moderni: quello dipartimentale e quello funzionale. L’analisi successiva individua il percorso futuro, pur in una autonomia funzionale, nella aggregazione di Istituti e nella utilizzazione comune delle strutture accessorie. Il modello funzionale però viene visto organizzato in funzione delle principali attività riconoscibili nella vita scolastica: insegnamento, studio, ricerca, relazioni sociali, attività ricreative e senza barriere dipartimentali fra Istituto e Istituto. Per il Centro scolastico, senza riportare qui lo sviluppo logico del processo decisionale, necessità di una soluzione intermedia. Quindi, prima operazione, la scelta di tre settori in base alle affinità.
- Il primo con Liceo Classico, Liceo Scientifico, Istituto Magistrale.
- Il secondo con Istituto Tecnico Commerciale, Istituto Professionale Commerciale, Istituto Tecnico per Geometri.
- Il terzo con Istituto Tecnico Industriale (biennio e tre specializzazioni), ,
Già con questo raggruppamento si avrebbe avuto un rilevante risparmio di natura infrastrutturale-tecnologica (riduzione centrali termiche ed elettriche, unificazione magazzini, unificazione accessi, custodie ecc.). Non solo ma anche economie di spazi, e quindi di impianto, e quindi di costi di gestione. Inoltre unificazione di servizi e delle attrezzature culturali con apertura alla città di cui poco tempo dopo l’Auditorium Torelli e la palestra Torelli saranno eloquente manifestazione di lungimiranza. Non si pensi comunque a sole scelte economicistiche, un tentativo, pur pregevole, di risparmio di pubblico denaro. Fonte di ispirazione era la visione degli amministratori della necessità di un salto di qualità in tutta la vita pubblica e quindi anche nel settore dell’istruzione pubblica con la priorità al momento culturale e sociale presente nella vita della scuola con una ricerca del più alto grado di integrazione fra le varie componenti della struttura scolastica.
CAPITOLO SESTO. Le caratteristiche del Centro scolastico. Tre le tipologie edilizie, corrispondenti ai tre livelli funzionali: di Istituto, di settore, di campus.
- Gli edifici, max tre piani, per gli Istituti a corpo triplo (aule affacciate sui due lati con interposto corridoio.
- Gli edifici, tra due e quattro piani, per i nuclei specialistici a pianta quadrata con ampio cortile interno. Corpo doppio con aule speciali verso l’esterno e corridoi verso l’interno. Flussi veicolari e parcheggio nel primo interrato.
- La piastra ospita le attività culturali e sociali. Ad essa si saldano vari edifici: amministrativi, sanitari, sale con foyer, biblioteca e salette connesse, sale per esposizioni, sale-conferenze, mensa.
- Le palestre, collegate a nuclei, hanno setti mobili per utilizzi contemporanei.
- Accessi veicolari. Previsti analiticamente in funzione anche della futura tangenziale.
- Circolazione pedonale. Prevista analiticamente.
- Distribuzione delle attrezzature nel Centro. Descritta analiticamente.
ALLEGATI. Concludono lo studio l’allegato “A” – Calcolo delle unirà didattiche necessarie per singolo Istituto e l’allegato “B” – Planivolumetria e grafici del progetto.
Era utopia?
A distanza di un quarto di secolo possiamo fare un bilancio.
- Non era utopia visto e considerata la situazione attuale, con il solo Liceo Scientifico fuori Campus.
- Era utopia, ma valeva comunque la pena di percorrere quella strada, il pensare di abbattere i compartimenti stagni.
Nella prima fase, quella tradizionale, mezzo secolo fa il Comune si erra mosso al top conseguendo la ricordata Medaglia d’Oro al merito della Pubblica Istruzione.
Nella seconda fase, quella del disegno urbanistico della città futura ma con i piedi ben ancorati per terra, il Comune ha operato per creare le condizioni, e con le prime realizzazioni,di uno sviluppo sulla via dell’innovazione (Campus ma anche PEEP e Piastra). Procedendo con Venosta e dopo, questo va notato, speditamente per quello che dipendeva da Palazzo Pretorio, col freno tirato per quello che riguardava altri. Due esempi: proprio nel PEEP uno dei primi interventi fu la costruzione dell’Istituto per i Geometri da parte della Provincia. Fu occasione per il Sindaco Venosta di fare quello che non faceva mai: imbufalirsi. La Provincia infatti aveva approvato, in Consiglio, il progetto del Campus. Sarebbe stato logico che il progetto dell’Istituto per i Geometri ricalcasse tale studio. No, se ne discostava, e neanche in modo rilevante ottenendo però il risultato di vanificare il disegno complessivo. Il secondo esempio riguarda la già citata proposta di permuta fatta all’USSL per arrivare ad avere anche il Liceo Scientifico nel Campus al posto della sede scomoda e decentrata attuale. Il muro di formalità, ad avviso del Comune insussistenti, eretto dai funzionari rese impossibile la più razionale delle scelte. In coda potremmo anche citare il sistema bibliotecario integrato. Oggi otto scuole sono collegate. Allora, circa un quarto di secolo fa, l’idea del Comune, analiticamente definita, di un sistema che non solo collegasse le biblioteche scolastiche ma anche con una integrazione nel sistema bibliotecario pubblico, ebbe una sola risposta positiva e non, come magari qualcuno avrebbe supposto dai Licei bensì dall’Istituto Professionale Fossati.
La crescita del Campus
Due ulteriori insediamenti furono il frutto di emergenze. L’intervenuta inagibilità di Palazzo Sassi portò il Comune a realizzare la Media Sassi, poi traslocata nell’ex scuola speciale di Via Don Guanella sovralzata per lasciare invece posto all’ITC a sua volta venuto via dal De Simoni in trasformazione a Palazzo di Giustizia. Proprio legato a questa operazione il secondo insediamento. Se non si fosse costruita una scuola in otto mesi – inaudito! Un terzo dei tempi soliti! – i 7,6 miliardi sarebbero sfumati e quindi anche la nuova struttura giudiziaria. In sette mesi e venti giorni l’Istituto Besta era pronto. Un risultato che neritò il 24aprile del 1983 l’inaugurazione da parte del Ministro della Pubblica Istruzione Franca Falcucci in ideale collegamento con il suo ante-collega Luigi Gui, firmatario del diploma di Medaglia d’Oro al Comune capoluogo. Il Ministro alle 15 inauguro poi anche l'OTC di Tirano e alle 16.30 il Museo Naturalistico di Morbegno.
Via via gli altri edifici.
Il Campus oggi
- Le scuole presenti oggi nel Campus:
Liceo Classico Giuseppe Piazzi
Istituto Superiore Lena Perpenti (Liceo Psico-pedagogico)
Istituto Superiore Lena Perpenti (Liceo Linguistico)
Istituto Tecnico Industriale Enea Mattei
Istituto Tecnico Commmerciale Alberto De Simoni
Istituto Tecnico per Geometri Maurizio Quadrio
Istituto di Istruzione Superiore ("Fabio Besta")
Istituto di Istruzione Superiore ("Fossati")
- Fuori Campus
Liceo Scientifico Carlo Donegani
Istituto Tecnico Agrario (nel Convitto Nazionale)
Liceo della Comunicazione "Pio XII", privato
Tre dunque le Scuole Superiori al di fuori del Campus ma una sola potenzialmente in grado di trasferirsi ed è il Liceo Scientifico. Cosa che sarebbe possibile a costo zero per le pubbliche Amministrazioni ove ed in quanto si operasse in un quadro di urbanistica avanzata. Non sono naturalmente considerate le due Scuole Medie – tre sedi – e la Scuola primaria.
Istituti di istruzione superiore fuori Sondrio
Morbegno
Liceo scientifico Nervi IPSIA "G.P. ROMEGIALLI"
Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri "P.Saraceno"
Bormio
Istituto di Istruzione Superiore "G.W. LEIBNIZ"
Istituto professionale - alberghiero "D. ZAPPA"
Chiavenna
Istituto "Leonardo da Vinci"
Istituto professionale - alberghiero "Crotto CAURGA"
Tirano
Istituto di Istruzione Superiore "Balilla PINCHETTI"
Inoltre a Sondalo il Centro di Formazione Professionale Vallesan
Il Palazzone polivalente
Un cenno al “Palazzone” polivalente che avrebbe dovuto sorgere a valle del Campus. Dall’intesa con la Provincia il Comune di Sondrio aveva ereditato l’obbligo di costruire una palestra nel Campus. Nella logica, a suo tempo, dell’Auditorium Torelli e di quella palestra l’Amministrazione si orientò verso una struttura non solo scolastica ma di uso della città. Poco alla volta il progetto, opera di tecnici notissimi in Italia e all’estero, assunse sempre maggiori dimensioni. Quando l’allora Sindaco riuscì a Roma ad ottenere i fondi, quasi 5 miliardi di lire a costo zero per i cittadini di Sondrio, si passò alla fase esecutiva. Un edificio di 120 metri per 60, anche con una pista atletica interna (allora in Italia l’aveva solo Torino), frazionamento anche in tre parti per attività contemporanee, tre palestre, capienza da 800 sino, condizione speciale, a 6810 spettatori. Polivalenza, quindi con una previsione di due Mostre/anno e anche di grandi concerti. Da ultimo, ma importante: spese di gestione modeste. L’opera fu appaltata con notevole ribasso e quindi con somme disponibili per integrazioni (impianto-luci da 300 milioni) ma l’Amministrazione nel frattempo succeduta non ritenne di continuare nella costruzione, solo successivamente facendo altro progetto, in zona ovest, rimasto progetto per carenza di fondi.
Il Policampus
Oggi le attività scolastiche si sono arricchite dal cosiddetto “Policampus”, struttura associativa. L’indirizzo: http://www.policampus.it/
Non sono state invece realizzare le strutture sportive esterne.
La sequoia e l’eucalipto nano
Riproponiamo la vicenda della sequoia e dell’eucalipto nano
Entrambi svettavano altissimi quando ancora sul pianeta l'uomo non aveva fatto la sua comparsa, poi hanno scelto due vie diverse. La sequoia ha scelto la via nuova, ha continuato a cambiare, adeguandosi alla mutata realtà circostante, tanto che oggi non ha quasi più nulla della sua lontanissima antenata. Cosa gli é rimasto di allora? Così facendo ha continuato a svettare altissima costituendo oggi una splendida attrattiva naturale. L'altra pianta è stata fedele alla via vecchia, non ha voluto cambiare difendendo strenuamente le sue caratteristiche originarie. Immutata nel tempo, o quasi. Le sue foglie sono quelle di allora, il tronco e i rami quelli di allora, la sua struttura é quella di allora, complessivamente dunque una sorta di perfetta fotocopia dell'antichissimo antenato. Ma non del tutto. Per questa difesa strenua dei suoi connotati originari che ha portato sino a noi ha pagato il suo prezzo. Non svetta più altissima. Per difendere la sua fisionomia si é racchiusa in se stessa. Generazione dopo generazione per questa sua difesa a oltranza sempre più piccola. Era altissima, alla pari della sequoia. Oggi la guarda dal basso e guarda dal basso pure noi.
Se il Campus c’è, fortunatamente, è perché il partito della sequoia, se si fosse fatto un referendum in forte minoranza, prevalse su quello dell’eucalipto nano. Questo almeno per la parte che riguardava soltanto il Comune di Sondrio e dove quindi c’era la disponibilità delle leve decisionali. Il tempo anche in questo caso è galantuomo e consente approfondite riflessioni quantomeno a chi voglia riflettere con la testa senza affidarsi agli effluvi epatici. E regolarsi quindi conseguentemente nelle scelte dei futuribili (che non sono utopia ma “futuri possibili”).
Nulla da aggiungere.
Alberto Frizziero