I RACCONTI DI CRISTINA: CATERINA E I FUNGHI

Qualche tempo fa Caterina ha assistito impotente e stupefatta al duello fra due cari amici che sfidavano le reciproche conoscenze micologiche a colpi di nomi latini e descrizioni minuziose. Nessun fungo sembrava avere segreti per i due contendenti. Snocciolavano i nomi complicatissimi di tutte le varietà possibili immaginabili come se stessero sbucciando piselli. Come tutti i cacciatori esibivano i loro trofei raccontando aneddoti gloriosi. Di come per esempio avevano stupito degli amici mangiando specie sospette ai più che crescevano nei loro giardini senza accusare alcun mal di pancia. O del ritrovamento di un esemplare rarissimo, premiato prima dalla locale società micologica e poi annoverato nel gotha dei campioni memorabili.

Per non fare la figura degli ignoranti gli altri commensali non osavano proferire parola e si limitavano ad ascoltare e osservare questo scambio di battute come se stessero assistendo ad una finale della coppa Davis.

Tornando a casa quella sera Caterina ha preso la storica decisione di uscire dal suo stato di ignoranza e iniziare ad avvicinarsi alla nobile scienza. Volere è potere, si è detta, i funghi non avranno più segreti per me.

Così ha acquistato l’enciclopedia dei funghi dalla A alla Z e ha cominciato a studiarla, non senza qualche difficoltà. Dopo le prime piogge di settembre ha cominciato sistematicamente a battere i boschi vicini a casa alla ricerca di specie commestibili.

Non essendo mattiniera Caterina è già svantaggiata in partenza. Sembra infatti che sui sentieri che percorre la preceda sempre un Pollicino micologo, che dissemina di funghi spezzati e disprezzati tutta la sua strada. Come interpretare questo segno? Caterina non dispera, confida sempre infatti nella fortuna del principiante. E poi lei non va solo per raccogliere, ma per studiare, fotografare, fare movimento e portare a spasso il cane. Infatti le prime volte gli avvistamenti non mancano. Clic, clic, grazie al nuovo apparecchio digitale Caterina continua a scattare foto e salvare immagini. A casa cercherà di confrontare i funghi da lei ritratti con quelli sull’enciclopedia.

Sembra facile.

Non c’è un fungo uguale all’altro. Non solo, ma di ogni specie ci sono centinaia di varietà, e le differenze sono minime. Prendiamo il fungo dei nanetti, quello bello, classico, rosso coi puntini bianchi, l’amanita muscaria. Ebbene ha due cugine molto simili ma marroni, una l’amanita pantherina, tossica, seppur non mortale, l’altra l’amanita spissa, commestibile.

Come districarsi? Caterina chiede aiuto ad amici micologi, sempre un po’ avari di consigli però. Forse gelosi che i loro record vengano superati?

Come sono noiosi i dilettanti principianti con le loro domande banali, fanno capire questi esperti dall’alto della loro scienza.

L’altro giorno però è stata fortunata. Basandosi solo sui ricordi d’infanzia e su quelle conoscenze che si hanno da sempre, è riuscita a fare un sugo per la pasta a base di vescie, mazze da tamburo, gallinacci e un paio di porcini. Tutti sopravvissuti, per fortuna.

Molto più interessanti le fotografie portate a casa e che sta osservando adesso sullo schermo del computer. Funghi rossi, gialli, viola, tigrati, leopardati, abbarbicati su tronchi, nascosti sotto le foglie.

Simpatici però i funghi. Un po’ come i gatti. Non si possono addomesticare. Forse qualcuno riesce a coltivarli, ma deve essere persona dotata di poteri magici. Crescono dove e quando vogliono. Appaiono e scompaiono a loro piacimento. Li vedi, torni per prenderne degli altri qualche giorno dopo, ma non ce n’è più nemmeno l’ombra. Si dice crescere come funghi, ma chi li vede crescere? Si manifestano così, all’improvviso, come fossero stati messi lì da uno gnomo del bosco. A volte sembrano solo illusioni ottiche, si confondono fra sassi, foglie, muschio, fiori e ricci di castagne. Caterina ha trovato per caso dei gallinacci, - cantharellus, varietà lutescens - che sembravano dei fiori in un prato. E poi sono dispettosi perché c’è sempre un cugino simile ma cattivo, che cresce vicino a quello buono. Bello non è sempre sinonimo di buono. Ma nemmeno brutto è una garanzia. Certi sono proprio ripugnanti e maleodoranti, infatti l’enciclopedia a volte dice, “commestibile, nonostante l’odore”. E poi i nomi. Assolutamente osceni. Bisogna stare attenti e specificare che si parla di funghi per non essere accusati di turpiloquio. Eccone alcuni. Hygrophorus fornicatus. Amanita falloide e Amanita vaginata. Phallus Hadriani, Phallus Impudicus. Volvariella bombycina. Lepiota adulterina. Cortinarius trivialis. Clavaria formosa. Nonostante la lingua aulica il significato è chiarissimo. Evocano veri e propri scenari orgiastici e violenti.. Tutto richiamano tranne che il cibo. Solo raramente c’è qualche varietà ”deliciosus” , “edulis”, “cibarius” o “gentilis”. Spesso i riferimenti sono ancora più eloquenti. Marasmius foetidus, Bulgaria inquinans, Tricholoma immundum, Boletus luridus, Panellus stipticus, Psilocybe merdaria.

Per fortuna ci sono anche nomi rassicuranti come Boletus placidus, Lactarius quietus, Phellinus robustus, Cortinarius splendens.

E’ davvero un mondo affascinante, pensa Caterina, fotografando un esemplare sconosciuto, che probabilmente rimarrà per sempre senza nome. Oggi ha avuto poca fortuna. Il tempo è splendido, ma ormai non piove da due o tre settimane, le giornate si stanno accorciando e la temperatura è scesa bruscamente. Però il bosco di faggi è magico, tronchi e radici sembrano creature prodigiose e inquietanti, qualche ciclamino occhieggia ancora fra le foglie cadute, una salamandra nera e gialla si riposa su un sasso e il cane corre felice annusando ed esplorando. Che fortuna, pensa Caterina raccogliendo castagne in quantità, abitare vicino a questo splendido bosco. Cercherò di studiare bene la lezione e chissà che l’anno prossimo il cestino lo possa riempire di funghi, tutti della varietà deliciosus.

Cristina Cattaneo

Cristina Cattaneo
Società