ARGOMENTO PROPOSTO DA Virgilio CAIVANO: LETTERA APERTA AI SEGRETARI GENERALI CONFEDERALI OO.SS.CGIL – CISL-UIL PER LA CHIUSURA DEGLI UFFICI POSTALI
Ai Segretari Generali Confederali
OO.SS.CGIL – CISL-UIL - ROMA
Rischio chiusura uffici postali nei piccoli Comuni italiani.
Gentilissimi Segretari Epifani, Bonanni e Angeletti,
il Coordinamento Nazionale dei piccoli Comuni italiani da diverso tempo evidenzia all’attenzione pubblica, il concreto rischio di vedere definitivamente chiusi, poiché ritenuti non essenziali, gli uffici postali nei piccoli centri.
Tantissimi piccoli comuni italiani, come accade ormai da anni nel periodo estivo, subiscono il disagio di un’apertura degli uffici postali solo per alcuni giorni e per poche ore, per giunta con forti riduzioni di organico.
Ciò costringe in moltissimi casi i cittadini utenti, quando in condizione di poterlo fare, a veri e propri viaggi per raggiungere un Ufficio Postale aperto e tutto ciò in zone del Paese particolarmente disagiate per viabilità spesso inesistente o pericolosa e per condizioni morfologiche del territorio che rendono quasi impossibile gli spostamenti specie nelle stagioni più inclementi dell’anno.
Questi disagi si verificano da tempo nelle nostre comunità, e numerose sono le iniziative anche politiche per contrastare questo fenomeno moralmente inaccettabile.
In particolare segnaliamo l’iniziativa del Partito della Rifondazione Comunista il quale ha propost attraverso i propri Dipartimenti nazionali competenti (Dip.naz.le del Lavoro e Dip. Naz.le Comunicazione ed Innovazione Tecnologica), a tutti i Consigli Comunali, Comunità Montane, provinciali e regionali un O.d.G. finalizzato tanto a contrastare l’intenzione dell’Azienda Poste Italiane di chiudere gli Uffici Postali, da essa considerati poco remunerativi, quanto ad ottenere l’istituzione di un tavolo specifico a carattere tecnico-politico che veda la presenza dei Sindacati, del Governo, delle Associazioni rappresentanti delle popolazioni interessate, allo scopo di monitorare lo stato del disagio e nello stesso tempo avviare concrete misure atte a risolvere la grave difficoltà che mina profondamente lo stato di diritto nel nostro Paese.
Visto il carattere spiccatamente mercantile della politica aziendale di Poste Italiane S.p.A. che, lo ricordiamo, è la più grande Azienda Pubblica Italiana per numero di addetti, per quantità di servizi forniti al pubblico e per capillarità di diffusione sul territorio nazionale, non possiamo che essere indotti a pensare che la attuale dirigenza dell’Azienda, mostrando così la propria inadeguatezza, non abbia bel compreso quale sia la missione fondante del Servizio Universale affidato a titolo oneroso dallo Stato a Poste Italiane, azienda alla quale è affidata l’erogazione di servizi essenziali tanto che, in occasione di scioperi dei lavoratori addetti, come è a voi tutti noto, la legge impone misure specifiche di salvaguardia del servizio (legge 146/90 e successive integrazioni).
Non si capisce perché, se i sindacati dei lavoratori proclamano uno sciopero si ricorre a forme di tutela e garanzia del servizio a favore dei cittadini utenti (come se i lavoratori non lo fossero anch’essi) e, quando invece è la logica del profitto aziendale a guidare le azioni dell’impresa, si può fare tranquillamente carta straccia dei diritti dei cittadini!
Occorre sottolineare inoltre che Poste Italiane è una S.p.A. totalmente pubblica avente per Azionista di maggioranza il Ministero del Tesoro e poi la Cassa Depositi e Prestiti e che il coordinamento operativo è affidato al Ministero delle Comunicazioni.
Diventa quindi inevitabile, e lo chiediamo con forza, il pronunciamento determinante e definitivo del Governo.
La riduzione del numero degli uffici e la contrazione già in atto delle prestazioni di servizio determina inevitabilmente una condizione di notevole carenza in termini di garanzia e sicurezza sociale e di riduzione effettiva del diritto di cittadinanza di milioni di italiani che, invece, reclamano pari dignità rispetto al resto della Nazione.
Tale condizione, se condotta a realizzazione dai vertici di Poste Italiane metterebbe in seria difficoltà la permanenza stessa delle famiglie in centinaia di piccole comunità locali al disotto dei cinquecento abitanti, sempre di più penalizzati da una selvaggia spoliazione dei servizi che alimenta ed accelera la desertificazione demografica in atto nei piccoli Comuni italiani.
In piccoli Comuni come siciliani come Casatenovo, solo per fare qualche esempio concreto, dal 10 luglio al 13 settembre è stato sospeso il turno pomeridiano. A Castello dal 9 agosto al 31 agosto gli uffici sono aperti a giorni alterni. A Crepella, Marasso, Merate, Montecchia e Vigano sono aperti tre giorni la settimana con chiusura alle 14.00.. Eppure, l’art.96 della finanziaria 2006 ha disposto che il Ministero dell’Economia e delle Finanze corrisponda a favore di Poste s.p.a. un ulteriore contributo di 40 milioni di euro per ognuno degli anni 2006 – 2007 – 2008 in relazione agli obblighi del servizio pubblico universale per i recapiti postali.
Come sappiamo, Poste italiane non svolge solo servizi al recapito. Basti pensare a quanto essenziale sial il servizio di Banco Posta finalizzato all’erogazione di pensioni ed alle attività di tesoreria, di pagamento di tasse e imposte, di utenza (Enel, Gas, Acquedotti..ecc.).
Una condizione come quella che si profila in ragione della riduzione del numero di uffici postali e delle prestazioni orarie del servizio potrebbe verosimilmente determinare gravi problemi di ordine pubblico. Il Ministro degli interni non può non tenerne conto!
Invitiamo pertanto le Organizzazioni sindacali in indirizzo a rendersi con noi interpreti delle esigenze di tanta parte dei cittadini e lavoratori di questo Paese ed attivare tutte le iniziative democratiche volte a costituire un tavolo nazionale con il Governo finalizzato a risolvere un grave problema sociale che tocca i cittadini più deboli e lavoratori: tutti condannati a subire scelte aziendali poco sensibili, in un ottica speculativa incline a tagli, a ridimensionamenti, e soppressioni di uffici in zone considerate marginali e che invece potrebbero costituire un impedibile occasione di riposizionamento del servizio pubblico che troverebbe, in un cambio virtuoso delle politiche aziendali di Poste Italiane, la condizione strutturale migliore per ripensare totalmente la condizione di milioni di cittadini di questo Paese.
Certi di trovare ascolto e attenzione si porgono distinti saluti. Virgilio Caivano