DA GREENPEACE 1) LA DENUNCIA: FRANCIA, RADIOATTIVITÀ NELLE FALDE ACQUIFERE 7 VOLTE SOPRA LEGGE EUROPEA - 2) IL TONNO IN ESTINZIONE A CAUSA DELLA PESCA PIRATA

1) FRANCIA, RADIOATTIVITÀ

Acqua radioattiva, sette volte sopra i limiti europei in Normandia, usata dagli allevatori per le mucche da latte. Lo denuncia Greenpeace, che rende noto un rapporto pubblicato oggi dal laboratorio Acro, incaricato dal governo per questo tipo di analisi. I contaminanti arrivano alle falde dal deposito di rifiuti radioattivi di La Hague ed i livelli di radioattività sono in media di 750 Bequerels per litro, oltre sette volte il limite europeo di 100Bq/l. Nei campi vicino al deposito, nel 2005, sono stati riscontrati livelli medi nelle falde di 9000 Bq/l ovvero 90 volte il limite di sicurezza.

Tra il 1967 ed il 1994 sono stati stoccati al deposito oltre 1.4 milioni di container di rifiuti radioattivi, pari ad un volume di 527 mila metri cubi. La maggior parte dei rifiuti stoccati proviene dalle 58 centrali nucleari francesi, mentre per circa il 10 per cento si tratta di rifiuti radioattivi provenienti da Germania, Olanda, Giappone, Belgio, Svizzera e Svezia, nonostante sia illegale per la legge francese stoccare rifiuti provenienti dall’estero.

Grazie alle analisi effettuate vicino a La Hague si è visto che l’acqua è fortemente contaminata da trizio, che, secondo l’Agenzia francese per i rifiuti radioattivi, è un indicatore di futura contaminazione da altri radionuclidi – stronzio, cesio e plutonio – che presentano rischi di tumore. “Oltre trent’anni fa i francesi erano stati rassicurati sul fatto che, per la geologia e l’idrogeologia della zona, non c’era da temere alcuna contaminazione. In realtà i livelli di radioattività raggiunti sono migliaia di volte superiori a quelli di fondo. In Francia come nel resto del mondo non si è ancora trovata una soluzione sicura al problema delle scorie. Quanto ci metteremo per capire che il nucleare è solo un vicolo cieco?” afferma Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace.

2) IL TONNO IN ESTINZIONE

L’estinzione commerciale del tonno rosso è appena dietro l’angolo a causa della pesca pirata. Un nuovo rapporto di Greenpeace, “Where have all the tuna gone?”, sottolinea l’urgenza di misure per rafforzare le norme sulla pesca e proteggere in particolare i luoghi di riproduzione. L’Iccat (Commissione Internazionale per la Conservazione del Tonno Atlantico) ha stabilito che ogni anno non si possono pescare più di 32 mila tonnellate di tonni. Il rapporto di Greenpeace dimostra che in realtà le catture superano questa quota del

37 per cento, più di 12.000 tonnellate. A questo si deve aggiungere che la produzione da allevamento del tonno supera le 51.000 tonnellate/anno, quasi il 60 per cento oltre la quota annuale di cattura ammessa. Si tratta di tonni pescati e messi in gabbia ad ingrassare. Tutto ciò, grazie anche ai sussidi dell’Ue che negli ultimi 10 anni hanno superato i 28 milioni di euro.

“La popolazione del Mediterraneo di questa specie sta per essere distrutta per foraggiare un mercato insaziabile ed allevamenti di tonno ancor peggiori della stessa pesca. Tutto questo con i soldi dell’Ue e degli Stati Membri.” afferma Alessandro Giannì, responsabile della Campagna Mare di Greenpeace Italia. “Nei prossimi giorni Greenpeace si impegnerà nelle acque internazionali del Mediterraneo per denunciare e contrastare i pirati dei tonni. Abbiamo il diritto di sapere dove sono finiti i tonni”

Il rapporto “Where have all the tuna gone?”è stato presentato oggi a Barcellona a bordo dell’Esperanza, una delle navi di Greenpeace impegnate nella spedizione “Defending our Oceans”. L’altra nave di Greenpeace, “Rainbow Warrior “, sarà presto nel Mediterraneo e arriverà a Genova il 15 giugno, quando verrà presentato a bordo un altro rapporto, con la proposta di creazione di una rete di riserve marine d’altura nel Mediterraneo.

“Occorre una rete di riserve marine per proteggere tra l’altro siti di riproduzione del tonno rosso e degli altri grandi pesci pelagici a rischio, come il pesce spada, minacciato anche dalle spadare illegali” conclude Giannì.

Gabriele Salari

Gabriele Salari
Territorio