LA MORTE PROSSIMA: EUTANASIA E CONDIZIONE UMANA
MORBEGNO. Si è tenuto mercoledì scorso presso l’Aula Magna Scuola Media “Vanoni” l’appuntamento conclusivo del ciclo di incontri organizzati dal gruppo “Scienza e vita” di Morbegno, in collaborazione con la Fondazione Melazzini.
Ospite il prof. Adriano Pessina, Direttore Centro Bioetica Università Cattolica, Membro Ordinario della Pontificia Accademia per la Vita, Professore Filosofia Morale, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano che ha concentrato la sua relazione sul tema “LA MORTE PROSSIMA: EUTANASIA E CONDIZIONE UMANA”.
“La finitezza non è né una condanna né una maledizione: è la struttura propria dell’uomo che continuamente la trascende, comprendendone il senso, la dinamica, la bellezza”. Questo il punto dalla quale la riflessione del professor Pessina è partita. “Gli uomini sono mortali e sanno di esserlo. Il dolore fisico, la sofferenza, l’angoscia, sono componenti dell’esistenza umana tanto quanto la salute, la gioia, la speranza. Con il tema dell’eutanasia, intesa come l’atto con il quale, in modo volontario, si toglie la vita di un morente e di un sofferente, emerge, con prepotenza, la voglia “di farla finita” con un aspetto ineliminabile della condizione umana, la sua finitezza”. Pessina, delineando il quadro culturale dentro il quale si sta sviluppando il dibattito intorno al tema della eutanasia, ha sottolineato come un piccolo gruppo di “intellettuali” si fa oggi interprete, attraverso diverse strategie argomentative, di questa illusoria forma di emancipazione dalla condizione umana: se la morte è un non-senso sulla strada dell’uomo libero, autonomo, razionale, che si è costruito la propria identità e la propria fortuna, allora, in attesa di sconfiggerla, non resta che infliggersela. In nome della qualità della vita, della dignità della persona e della sua autonomia, si teorizza la legittimità sia del suicidio assistito sia dell’eutanasia. Al popolo dei sani ci si appella facendo leva sull’arma della compassione. Ma questa compassione che viene evocata è in realtà l’esibizione del turbamento che il sano ha di fronte al malato, è l’accentuazione del senso di impotenza e di fragilità che irrompe nell’immaginario collettivo che è stato addestrato a sognare una vita finalmente liberata dal peso della fatica e del dolore. Anestetizzare la morte, renderla “pulita”, asettica, innocente, rapida, indolore: in questo desiderio non c’è soltanto l’amore e la compassione per il morente, c’è, più subdolo e ambiguo, il desiderio di sottrarsi alla solidarietà umana, alla condivisione di una sorte che rende ragione della nozione di “famiglia umana” con la quale, per secoli, abbiamo imparato a tradurre l’impersonale espressione “specie umana”. C’è un’altra forma di compassione che si appella alla qualità della vita, alla dignità della persona e della sua autonomia, per percorrere la faticosa strada della solidarietà, per partecipare della silenziosa presenza del morente prendendosene cura nell’eloquente condivisione dei pesi e delle ore di fatica e di dolore. Il tempo sottratto alla morte non è un tempo inutile e vuoto: assistere i morenti, facendo il possibile per lenire il dolore e per dare speranza alla vita che si consuma attraverso l’abbraccio di quello scandaloso e inattuale gesto d’amore che è il rispetto della condizione umana, ecco la risposta all’eutanasia.
L’attento pubblico ha potuto ascoltare da Pessina come “la qualità della vita si misura sulla qualità dei rapporti umani che si possono coltivare fino all’ultimo, impedendo alla paura, alla sofferenza e al dolore di diventare la parola definitiva rispetto all’affetto, all’amore, alla fraterna condivisione delle ultime ore. Farla finita subito: questo grido è il sintomo di una solitudine diffusa, della progressiva indifferenza che si sparge all’interno di una cultura che celebra un uomo immaginario che potrebbe costruirsi senza fare i conti con la propria finitezza e con la propria originaria dipendenza dagli altri”. “La finitezza – ha concluso Pessina - non è né una condanna né una maledizione: è la struttura propria dell’uomo che continuamente la trascende, comprendendone il senso, la dinamica, la bellezza. Nel dibattito sull’eutanasia e sulla tentazione di “farla finita subito” c’è in gioco la comprensione dell’intera esistenza umana e dei rapporti che permettono ad ognuno di vivere la propria vita in un orizzonte pacificato con la condizione umana. Anche la morte può essere vissuta nella serenità”.
Graziella Simonini - Mauro Del Barba
IL COMMENTO DEGLI ORGANIZZATORI
Di seguito alcune considerazioni del nostro gruppo a seguito dei tre
incontri:
Siamo molto soddisfatti dell'interesse mostrato dai numerosi
partecipanti ai convegni proposti sul tema della Vita. Abbiamo avuto la
conferma che quanto da noi iniziato con il referendum dello scorso anno
è visto come un valido contributo alla vita dei nostri concittadini:
"Sulla vita non si vota". Questi convegni ci hanno portato nel mare
aperto della bioetica fornendo anche degli strumenti per affrontare con
maggior consapevolezza temi tanto importanti e sempre più presenti nella
vita di tutti. Oggi infatti la medicina e la tecnologia ci offrono
nuove opportunità, che portano con sè anche nuove ansie e paure e che
richiedono a tutti una maggior preparazione.
Soprattutto riteniamo di aver dimostrato quanto abbiamo sostenuto
durante la campagna referendaria: la bioetica è complessa e non può
essere banalizzata con degli slogan nè ridotta a criteri
individualistici e soggettivi. Chi facendo leva sulle paure che da
sempre accompagnano l'uomo e la sua fragile vita mortale illude le
persone facendo credere che possono tutto ciò che vogliono compie un
grave misfatto, suscitando aspettative destinate drammaticamente ad
essere disilluse. Dagli incontri è emerso un forte interesse ai temi del
limite della medicina e della sofferenza; questi temi meritano ulteriori
approfondimenti e quindi ci rivolgeremo agli oltre cento iscritti al
gruppo per definire gli impegni dei prossimi mesi in questo ambito ed il
futuro del gruppo Scienza & Vita di Morbegno. Dai numerosi partecipanti
ci viene infatti una chiara domanda di conoscenza e approfondimento, che
per noi è una vera e propria responsabilità.
Per il gruppo scienza & Vita di Morbegno
Graziella Simonini - Mauro Del Barba