IL COMMENTO AL RISULTATO ELETTORALE SCRITTO PRIMA DEL VOTO (pubblicato in rete alle 23.09 di sabato 8.4.2006)
Non è una boutade
Commentare l’esito elettorale una volta conosciuti i risultati, quantomeno di massima, è normale ma anche facile.
Commentare l’esito elettorale prima di conoscere i risultati, quando i seggi si sono appena insediati e la gente deve ancora votare, non è normale e anzi potrebbe essere considerata una boutade.
Non è così per la semplice ragione che le valutazioni “post” sono sempre in qualche modo influenzate dai numeri. Quello che andiamo scrivendo prescinde da vincenti e sconfitti e riflette la situazione “ante” anche con il rischio di sbagliare, rischio in altre situazioni orso e mai verificatosi.
Il caso dell’Irak
Ricordiamo, per citare un evento non proprio secondario, la guerra in Irak. Basta andare a consultare quegli articoli per vedere come le cose capitate dopo le avevamo descritte prima, tanto da uscire con la battuta “Bush si è impantanato in Irak perché non aveva letto La Gazzetta di Sondrio e si è fidato di Rumsfeld!”.
Sondaggi e bookmakers
I sondaggi nell’ultimo periodo sono per legge top-secret. Si possono fare ma è proibito diffonderli. Siamo alle solite. Dopo di che i sondaggi sono top secret ma i bookmakers, anche perché all’estero, possono raccogliere le scommesse stabilendo prima quanto il giocatore vincerà e questo in funzione alle probabilità di vittoria. Abbiamo sottomano gli uni e gli altri, ma non ci fanno cambiare le valutazioni di una virgola anche perché non ci dicono nulla di quegli “indecisi”, calati ma di poco, parte cospicua dei quali in realtà è di gente che semplicemente non vuol far sapere quello che farà domenica o lunedì.
Le nostre analisi in realtà partono da lontano e chiunque può andare a rileggersele perché fanno parte di quegli oltre 4000 articoli che sono archiviati e leggibili con un “clic”.
Vediamo qualche cenno tratto dagli articoli pubblicati da “La Gazzetta di Sondrio” il 15.1.2001, il 8.10.2002, il 20.3.2004, il 10.5.2005.
Se la “Casa” ce la fa, se la “Casa” non ce la fa
"Il 15 gennaio 2001 scrivevamo "TOCCA AL POLO"
Cosa manca al nostro Paese? Lo dicono tutti, dentro e fuori Italia: la stabilità di Governo. Kohl ha governato la Germania persino in una legislatura con una maggioranza di 3 o 4 voti, senza difficoltà. In Italia sono andati in crisi Governi che disponevano di ampie maggioranze parlamentari….
…La democrazia dell’alternanza è stata sempre vagheggiata. Ora dunque tocca al Polo che, acquisita la Lega, ha cambiato nome e da Polo delle Libertà è divenuto la Casa delle Libertà.
Se la “Casa” ce la fa, ha un percorso ampio davanti.
Se non ce l’ha l’esame spetta di nuovo all’Ulivo o come diavolo si chiamerà allora, e quindi la prospettiva di questo percorso ampio.
"Per Berlusconi non va bene”
In un articolo del 20 marzo 2004, leggibile andando agli indici, scrivevamo:
"Per Berlusconi non va bene. Berlusconi ha più volte dichiarato che rivincerà alle elezioni del 2006. Che bisogno c'é di dirlo e ridirlo? Il bisogno viene da una preoccupazione legata alle prossime elezioni europee ed amministrative. ...Da un lato le preoccupazioni hanno origine non solo dai sondaggi ma anche da una situazione oggettiva di impasse politica e istituzionale, ...Dall'altro il malessere nella coalizione al governo é evidente così come le forze centrifughe al suo interno, frutto e di diverse sensibilità e anche da contrastanti interessi elettorali.
La realtà é che il Paese non va bene. In queste condizioni é difficile governare per chiunque ....Berlusconi, sbagliando, comincia a guardare alle elezioni del 2006 con timore, anzi con paura..."
Leader di un Partito, non Partito del leader
Avevamo pure scritto che Berlusconi avrebbe dovuto cambiare ruolo diventando leader di un Partito dall'attuale posizione, che resta, di Partito del leader. La prova l'abbiamo avuta recentemente con la questione del Partito unico. Al di là della qualità e della sostanza della proposta, sulla quale non vogliamo entrare, logica politica avrebbe voluto una prioritaria analisi quantomeno degli organi centrali. Non ci sarebbero state opposizioni certamente, ma poteva anche venire qualche idea positiva.
Che tipo di Partito unico? Quello, peraltro impossibile a realizzarsi, teutonicamente omogeneo e piramidalmente strutturato agli ordini di un Capo? O quello nel quale andando a coesistere sensibilità diverse, con storia e patrimonio ideale diversi, si sommano inevitabilmente correnti di pensiero, in ogni caso correnti? E quello che elettoralmente parlando é destinato, come sa bene chiunque abbia un minimo di esperienza politica o abbia anche solo un minimo di infarinatura di psicologia di massa, ad ottenere un numero di voti inferiore alla somma dei diversi Partiti qualora si presentino da soli?
Sarebbe bastato all'on. Berlusconi leggere qualche articolo di un giornale edito nell'estrema periferia italiana, in mezzo alle Alpi, ancorché leggibile in tutto il mondo. Leggere e meditare, non perché "La Gazzetta di Sondrio" sia il quinto Vangelo, ma più semplicemente perché col passare del tempo e quindi con le conseguenti verifiche emerge che, chissà come mai, le sue analisi si rivelano regolarmente esatte e precorritrici della realtà futura... Ne avrebbe avuto parecchi vantaggi.
Testimonianze passate
Non sono parole di oggi, ma di ieri e dell’altroieri.
Ovviamente vale la pensa di riportare le analisi relative all’on. Berlusconi perché è lui non solo il Presidente in carica, ma anche l’interprete di un modo e di un sistema di fare politica per cui vittoria o sconfitta si caricano di maggiori significati e sottintendono un ampio arco di prospettive.
Oggi, a sinistra
Oggi a sinistra, oltre a registrare una sorta di sacra alleanza risultata impossibile nelle altre elezioni e durante il mandato di Prodi-D’Alema-Amato, di fatto si respira aria di Partito Democratico, quantomeno tra DS e Margherita con, probabilmente, apporti minori, sempre che lo scarto tra i risultati elettorali dei due partiti non risulti eccessivo, ad esempio più del doppio.
Ci sono a sinistra obiettive larghe convergenze, non ancora a livello di blocco sociale, ma significative per quanto alcune di esse antitetiche.
Giudizi frettolosi danno Prodi, se vincente, in breve tempo in difficoltà per via delle posizioni interne all’Unione obiettivamente antitetiche. Come farà, dicono, Bertinotti e la sua cinquantina di deputati a votare il prolungamento, sia pure parziale e in parte mimetizzato, dei soldati italiani in Irak? E così via con altri esempi. Prodi se la caverà per la fondamentale ragione che tutti all’interno dell’Unione sanno benissimo che un patatrac di questo genere rovinerebbe tutto il lavoro fatto.
Il discorso si sposta dunque sul responso delle urne.
Camera dei Deputati, 11 aprile
La Camera dei Deputati – non è un sondaggio e quindi le mie valutazioni sono legittimato a farle senza violare alcuna regola, tanto più che si tratta di valutazioni assolutamente “neutre” e quindi il più possibile obiettive – dovrebbe vedere i 340 seggi che il premio di maggioranza determina per la coalizione vincente, e sempre che la sua percentuale resti entro il 55% occupati dal centro verso l’estrema sinistra. Poi si vedrà per la dozzina di deputati eletti dagli italiani all’estero.
Senato della Repubblica, 11 aprile
Se ci fosse questo risultato Prodi dovrebbe guardare al Senato sperando anche lì nella maggioranza mentre Berlusconi dovrebbe guardare al Senato sperando quantomeno nel “pareggio”. In che modo?
Al Senato il premio di maggioranza scatta regione per regione. In Lombardia ad esempio dei 47 senatori la coalizione vincente, ma con meno del 55%, se ne aggiudicherebbe 26 contro 21. Evidente – vale per tutte le Regioni – che se al posto del 53 o 54% una coalizione avesse il 60% dei voti di senatori, con semplice calcolo proporzionale, ne avrebbe 47 per 0,6 ossia 28, contro 19.
Per avere una indicazione di voto non basta pertanto quella di carattere nazionale, perché occorrerebbe sapere qual’è la tendenza regione per regione e poi fare le somme.
Se, in definitiva, anche se non proprio probabile, la casa delle Libertà avesse la maggioranza, oppure lo stesso numero di senatori, saremmo allo stallo.
Per questo sia Prodi che Berlusconi guardano a Palazzo Madama sperando, sperando…
Maggioranza risicata
E se a Palazzo Madama ci fosse una maggioranza risicata? Per le ragioni dette prima questa volta Prodi riuscirebbe lo stesso a farcela. I conti di maggioranza non li faranno certo fare a Parisi, come l’altra volta quando si dimostrò poco a suo agio con le addizioni con un risultato del voto l’inverso del previsto e Prodi dovette andarsene lasciando il posto all’on. D’Alema.
Quali i margini di indeterminazione?
Quali i margini di indeterminazione? Intanto ce ne sono? Abbiamo già parlato di quella parte di cosiddetti “indecisi” che tali non sono. I più sono per il centro-destra, ma dovrebbero essere parecchi per ribaltare il risultato.
Ci sono gli indecisi effettivi, il cui numero non è dato di stimare. Su questi, per qualche riscontro, c’è stata una certa influenza non di ICI o Tassa Rifiuti o insulti, bensì della vicenda scoppiata per la trasmissione prevista e poi annullata a Canale 5. L’aspetto che ha scosso parecchi è stata quella minaccia di sciopero dei giornalisti di Canale 5 ove Berlusconi fosse andato in TV. Al di là delle spiegazioni, ed anche dall’acqua sul fuoco gettata dal Presidente di Mediaset Confalonieri, preoccupato del dopo, la presa di posizione dei giornalisti si è inevitabilmente colorata politicamente. Un errore anche strategico, in quanto così si è dato ragione a Berlusconi che dice che non può contare neppure sulle sue TV, salvo naturalmente Rete 4 e Fedissimo.
La cosa ha colpito molto, con negativi commenti anche tra persone di centro-sinistra, ma crediamo che l’evento, - che le persone intellettualmente oneste di ogni partito o di nessun partito è giusto stigmatizzino, anche perché “l’autonomia” dei giornalisti poteva manifestarsi in ben altro modo e in precedenza poteva manifestarsi criticando l’ostracismo di Prodi per la loro testata – non abbia prodotto risultati elettorali rilevanti.
Gli autogol
Avremo modo di parlare degli autogol della Casa della Libertà, compresi l’idiota soppressione delle preferenze, la non partecipazione, di fatto, dei Ministri alla campagna elettorale, i toni esaperati eccetera.
Avremo modo di parlare dei gol dell’Unione che ha anche segnato autoreti ma riuscendoa rimontarle con un discorso comune
E se invece Berlusconi vincesse?
Se vincesse avrebbe le sue gatte da pelare. Tante. Da aggiungersi ai problemi che aveva sul tavolo di Palazzo Chigi. In questo caso ne parleremo sul prossimo numero
Alberto Frizziero
PS: LO STILE
La Serenissima Repubblica di San Marco, lo Stato più illuminato della storia, soleva fare una distinzione nelle aule di giustizia tra i nobili e gli altri, ma non come si pensa, non come succedeva dalle altre parti, non cioè usando indulgenza nei confronti dei nobili. Le condanne. Per lo stesso reato, erano molto più severe – per lungo tempo il doppio – per i nobili. E questo rigore si manifestava in diversi altri modi, persino nei confronti del Doge che poteva essere richiamato – e succedeva – dai Pregadi se non avesse tenuto un atteggiamento, anche solo verbale, consono alla sua carica. Noblesse oblige in definitiva ma ad un tempo tutela dei comuni cittadini anche se di basso lignaggio (sintomatico che sulla loggia di Palazzo Ducale nella parete dove si trovano le buche per le denunce anonime ce ne fosse una con scritta, ancor oggi leggibile “contra i nobili che fanno angarie”. Denuncia anonima per tutelare il denunciante che non fosse scoraggiato dal timore di ritorsioni, ma poi con un iter procedurale estremamente complesso e garantista.
Chi riveste, o è candidato a rivesrire, funzioni di particolare rappresentanza, come può essere a livello locale il Sindaco e a livello nazionale il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio, ha molti onori ma molti, molti oneri. Come si diceva prima “noblesse oblige”.
Fra i doveri quello dello stile. Ma cos’è lo stile? Diceva un tale che dimostra stile chi in mezzo al deserto, da solo, tossisce mettendo la mano davanti alla bocca. Noi qui ci riferiamo a quello che è uscito dalla bocca. Da quella di Prodi l’accusa di “delinquenza politica”. Da quella di Berlusconi l’equivalente volgare di testicoli.
Cartellino giallo a tutti e due. La Serenissima avrebbe estratto il cartellino rosso.