Dall’Azione cattolica ambrosiana: “Occupiamoci della famiglia” da Cooperativa Oltre
Pubblichiamo il pronunciamento della Presidenza dell’Azione cattolica ambrosiana “Occupiamoci della famiglia”.
Il rischio – è l’allarme lanciato – è che “la famiglia faccia notizia soprattutto per i suoi dolorosi fenomeni di rottura e le sue crisi”, e se ne parli solo in toni polemici e ideologici.
L’Ac invece richiama l’attenzione sulla centrale e prioritaria funzione sociale della famiglia “tradizionale”, impegnandosi a sostenere i percorsi formativi, educativi e culturali, e auspicando politiche di carattere fiscale ed economico di aiuto a questa fondamentale istituzione sociale.
Lo fa toccando i temi della mancanza di vere politiche pubbliche a suo sostegno, del deficit di risorse economiche, relazionali, culturali, del problema del doppio ruolo lavorativo della donna, delle trasformazioni generazionali e del cambiamento in senso multiculturale che stiamo affrontando.
OCCUPIAMOCI DELLA FAMIGLIA
1. Tutti parlano oggi di famiglia ed è diventato quasi rituale ricordare la sua centralità come cellula essenziale della società e luogo di socializzazione per eccellenza.
Pare altrettanto rituale dolersi per i fenomeni crescenti di instabilità e scioglimento del legame matrimoniale, così come allarmarsi per i tentativi di legittimare forme di convivenza, parificandole alla “vera” famiglia.
L'impressione è che la famiglia faccia notizia soprattutto per i dolorosi fenomeni di rottura, per le sue crisi conclamate e per i possibili attentati che le possono derivare dalla legittimazione di modelli di unione che non siano la famiglia fondata sul matrimonio.
Il rischio è che questo dibattito prenda tutto l’interesse che la politica e l’opinione pubblica decidono di riservare alla famiglia, senza accorgersi di molti altri aspetti urgenti e di necessario intervento per non mettere a rischio l’attuale solidità e durevolezza delle moltissime famiglie “tradizionali”.
Nel contesto del dibattito attuale ci sembra utile tornare a parlare della famiglia normale, un'esperienza che viene vissuta quotidianamente da milioni di italiani che hanno scelto di condividere la vita con il proprio coniuge e si aprono alla stupenda avventura della generazione dei figli. Ci sembra utile richiamare l’attenzione proprio su ciò che è necessario dare oggi alle famiglie perché non vengano soffocate da compiti gravosi in termini economici, di tempo e di relazioni. E’ questo un modo per riaffermare la centralità della famiglia senza permettere che la pur giusta preoccupazione per le patologie della famiglia finisca in qualche modo per offuscare la realtà quotidiana delle famiglie “normali”.
2. Le trasformazioni che la famiglia sta conoscendo negli ultimi anni sono di notevole portata. I giovani tendono a permanere molto più a lungo di un tempo nella propria famiglia di origine determinando lo slittamento in avanti delle diverse fasi del ciclo di vita familiare. Vi è una netta diminuzione del numero dei matrimoni cui si accompagna il drastico ridimensionamento della disponibilità a generare. Ci si trova sempre più spesso di fronte a famiglie “a doppia carriera”, con i coniugi che individuano, spesso per necessità, nel lavoro il prioritario se non esclusivo ambito di impegno. Tutti questi fenomeni non possono venire trascurati e portano con sé una profonda trasformazione del legame di coppia e dei rapporti genitori-figli. Le modificazioni dei legami tra le generazioni, l’invecchiamento della popolazione e il cambiamento in senso multiculturale della società italiana completano un quadro che rischia di diventare molto impegnativo per famiglie che spesso non trovano il necessario sostegno di fronte a cambiamenti repentini e inaspettati.
3. E’ a tali questioni che occorre porre maggiore attenzione, evitando che alla retorica (e all’allarme) sulla famiglia corrisponda – se si eccettuano alcuni interventi degli scorsi anni e le misure elettoralistiche più recenti – una sostanziale latitanza della politica, che colloca l’Italia agli ultimi posti per l’attenzione dedicata alla famiglia da parte delle politiche pubbliche. In questo campo il nostro Paese è largamente più arretrato rispetto all'Europa del Nord e alla “laica” Francia.
In una situazione decisamente segnata dalla polemica culturale e politica e da un dibattito prigioniero di posizioni ideologiche, si è finito con il discutere assai più della famiglia come problema che non dei problemi concreti delle famiglie.
Il rischio è anche che ci si dimentichi che sostenere la famiglia non è altro rispetto all'impegno per difendere la vita. Quest'ultima va tenacemente promossa dal suo nascere alla sua fine, ma va anche garantita attraverso adeguate politiche e azioni di supporto alla famiglia che si fa carico della promozione della vita giorno per giorno in modo concreto ed efficace.
4. La famiglia oggi viene giustamente considerata, a livello teorico, come un soggetto capace di fornire beni pubblici, in grado di fronteggiare la crisi dei sistemi di welfare grazie alla sua capacità di produrre risorse dotate di grande valore sociale. Siamo però ancora lontani dal raggiungimento dell'obiettivo concreto di una famiglia che sia realmente in grado di esprimere le sue potenzialità.
Sulle famiglie – come dicevamo molto diverse da quelle di un tempo – si riversa un sovraccarico di domande e aspettative, proprio mentre si rivelano più povere di risorse e di strumenti per farvi fronte. La ricollocazione dei servizi di welfare presso le famiglie, da molti auspicata, non appare dunque una strategia sostenibile se ad essa non si accompagna un mutamento del contesto in cui le famiglie operano e se non si approntano interventi di politica familiare e di riequilibrio tra lavoro familiare, con annessi compiti di cura, e lavoro professionale.
5. In questo senso gioca un ruolo centrale il tema della divisione dei ruoli tra uomo e donna. Ciò significa superare gli attuali equilibri che vedono le donne nella condizione di doppiolavoriste su cui ricade quasi integralmente il compito di garantire quanto necessario alla vita quotidiana della famiglia.
La problematicità del doppio lavoro della donna e la sostenibilità sociale delle famiglie “a doppia carriera” meritano di essere attentamente rivisitate, perché hanno a che fare non solo con il benessere della donna, ma con la qualità della vita dell’intero nucleo familiare.
Oggi si generano nuove disuguaglianze tra le famiglie: vi sono nuclei a doppia carriera che possiedono risorse in eccesso e reddito elevato e che possono permettersi di affidare le funzioni di cura ed educazione (perché possono attingere alle reti parentali e/o perché acquistano sul mercato la manodopera necessaria, ricorrendo alle donne immigrate); vi sono invece nuclei che presentano un deficit di risorse (economiche, relazionali, culturali) e sperimentano situazioni di sovraccarico e bassa qualità della vita familiare. I figli rischiano di diventare un lusso per chi può permettersi la baby-sitter e l'asilo nido o può contare su una solida e vicina rete familiare.
6. Il crescente fenomeno delle collaboratrici familiari immigrate (che danno vita a una sorta di “proletariato post-industriale” che vede messa a repentaglio la propria vita familiare) mette a nudo l’incapacità della società italiana di risolvere il problema della conciliazione tra lavoro produttivo e lavoro familiare. Quello che serve è una moderna e organica politica per la famiglia. Si tratta di ridurre la distanza tra chi può e chi non può contare su una famiglia ben funzionante. E' però, almeno in prima battuta, necessario consentire alle famiglie sane (e sono la stragrande maggioranza) di continuare a funzionare, ritrovando nuovi equilibri e riacquistando nuova qualità.
Ci sembra di poter affermare che la famiglia è un diritto da garantire più che un dovere da imporre e per questo non devono mancare politiche di accompagnamento dei nuclei familiari e di sostegno alla vita concreta della famiglia che rischia di diventare sempre più faticosa e onerosa.
7. Alla politica spetta il compito di progettare e mettere in atto provvedimenti che possano realmente qualificarsi come una politica familiare capace di incidere a livello fiscale, economico e sociale affinché le famiglie possano uscire dal sovraccarico cui attualmente sono sottoposte. Difendere la famiglia a parole e proclamando i grandi valori che la fondano è importante, ma non basta, bisogna dare alla famiglia la possibilità di vivere e di testimoniare che è bello e conveniente stabilire legami duraturi capaci di creare le condizioni perché si generino nuove vite e si renda meno complicata la vita quotidiana. Per questo è importante tornare a parlare delle famiglie normali che, con tutti i loro problemi e i loro limiti, sono di fatto il tessuto portante della nostra società. La famiglia non rappresenta la fine della libertà dell'individuo, ma la condizione migliore perché tutti possano realmente esprimere il meglio di sé in una relazione adulta e costruttiva con gli altri.
Proprio per questo la famiglia, quale viene riconosciuta anche dalla Costituzione Italiana, non può venire confusa con altre forme di rapporto tra diversi soggetti che la legislazione riterrà di dover normare e regolamentare. Non ci sembra opportuno che si possano configurare nuovi soggetti giuridici equiparabili alla famiglia la cui centralità e prioritaria funzione sociale non può venire messa in discussione.
8 . In forza di queste considerazioni, l’Azione Cattolica e l’intera comunità ecclesiale non possono che rafforzare il loro impegno a sostegno della famiglia per mettere a disposizione dell’intera collettività la ricchezza dell’esperienza ecclesiale e associativa su questi temi.
Risulta pertanto decisivo l’impegno a sostenere i percorsi e le attenzioni formative nei confronti della famiglia che deve essere promossa con politiche di carattere fiscale ed economico, ma anche con investimenti di carattere formativo, educativo e culturale affinché la famiglia possa essere sempre più considerata e vissuta come un bene collettivo che non possiamo permetterci di perdere o trascurare.