Lettera di Natale
Scrivo con un po' di anticipo la newsletter natalizia.
L'anticipo è dovuto al fatto che sarò all'estero, molto lontano
da qui, nelle prossime settimane, e quindi ci risentiremo con
l'anno nuovo. Ma oltre che farti gli auguri più affettuosi sento
il bisogno di qualche breve considerazione politica.
Parto dall'Italia il giorno in cui il Parlamento approva
definitivamente la riforma proporzionale. E parto parecchie
settimane dopo che la speranza di vedere alle prossime elezioni
un centro destra diverso è sfumata con le dimissioni di Follini.
Dopo tutto questo, essere ottimisti sarebbe una follia. E la
situazione economica e sociale ci ricorda tutti i giorni che
periodo stiamo vivendo.
Ma se non si può essere ottimisti, una cosa voglio dirti con
altrettanta franchezza: non ci possiamo rassegnare. No,
assolutamente, te lo dico con tutta la forza e la franchezza di
cui sono capace. Proprio perché le cose vanno male dobbiamo
combattere.
Per la questione istituzionale faccio una sola considerazione.
Gli scellerati che hanno approvato questa legge si illudono di
avere creato una nuova situazione in cui i vecchi partiti
torneranno trionfanti e loro stessi avranno chissà quale futuro.
Che baggianate! I vecchi e gloriosi partiti non torneranno, per
il semplice motivo che la loro forza non era legata a un sistema
elettorale, ma alla presenza di una ideologia, di una società e
di una classe dirigente che oggi non ci sono più. Non torneranno
né la vecchia DC, né il vecchio PCI, né altre cose perché non ci
sono più De Gasperi Togliatti, e perché l'Italia è diversa.
Aumenterà la confusione, le spaccature cresceranno: nelle poche
settimane di proporzionale si è già spaccato il Psi di De
Michelis, e chissà quante altre ne vedremo.
La questione istituzionale quindi è stata riaperta dalla nuova
legge. L'instabilità (purtroppo) e la partitocrazia saranno tali
che sarà necessario intervenire. Ma questa volta non possiamo
fermarci alla legge elettorale. Dobbiamo portare avanti un
disegno complessivo che comprenda anche la Costituzione. Per
questo, dopo che, se Dio vuole, avremo buttato a mare questa
scellerata devolution, la nostra parola d'ordine deve essere:
Costituente. Non facciamo la battaglia contro Bossi per lasciare
le cose come stanno. La facciamo per preparare un riforma seria.
Non ti parlerò dell'altro tema non perché non sia importante, ma
perché ho promesso di essere breve e se affrontassi il tema di
lettere ne dovrei scrivere due. Mi fermo a una considerazione.
L'altro giorno si è dimesso da An, senza grande scalpore, ma con
la serietà che lo distingue, Domenico Fisichella. Un centro
destra che costringe un uomo come Fisichella ad andarsene è un
centro destra da cambiare, da rifare da capo. Ma di questo
parleremo la prossima volta. Forse ti ho annoiato anche troppo.
E' tempo di auguri, e te li faccio di tutto cuore.
Mario Segni
GdS 20 XII 2005 - www.gazzettadisondrio.it