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1) Le ragionI
Il Coordinamento nazionale dei piccoli comuni italiani nasce nel
2000 come risposta alla totale indifferenza della politica e
delle Istituzioni di fronte al dramma della desertificazione
demografica che condanna all'estinzione migliaia di piccoli
comuni italiani. La struttura del Coordinamento è estremamente
semplice ed agile perché agisce innanzitutto sulla rete e fa
delle nuove tecnologie il suo punto di forza. La stragrande
maggioranza delle iniziative messe in campo sono on-line per
abbattere le difficoltà economiche, le distanze e soprattutto le
inutili pastoie burocratiche delle nomenclature e degli
apparati.
Il Coordinamento ha raccolto in questi anni oltre 20.000
adesioni on-line ed è presente attraverso i pc in ogni piccolo
comune, in ogni famiglia. Gli aderenti sono cittadini, mamme,
giovani, Sindaci, Consiglieri Regionali, Parlamentari,
Sacerdoti, Vescovi e soprattutto tantissimi italiani nel mondo,
i più sensibili e disponibili verso questa grande battaglia di
civiltà. In questi anni abbiamo dato vita a centinaia di
manifestazioni volte a sensibilizzare la pubblica opinione verso
un patrimonio straordinario di cultura, valori e radici che
rischia di andare definitivamente perduto nell'indifferenza
generale. I piccoli comuni italiani sono 5632, il 74% del
patrimonio istituzionale italiano per una estensione
territoriale pari al 78% dell'intero territorio nazionale, con
una residenza demografica di circa dieci milioni di persone.
L'azione del Coordinamento è molteplice e va dai servizi socio
sanitari, ai problemi dell'internet veloce a quelli della
comunicazione, al mondo del cinema e del teatro. Sono state
realizzate diverse manifestazioni nazionali come il Premio
nazionale "Il cinema per i piccoli comuni"; "Il Premio nazionale
"L'informazione e i piccoli comuni". Tutte iniziative che hanno
trovato il plauso ed il consenso pieno del Presidente della
Repubblica Italiana, Carlo Azeglio Ciampi, il vero grande amico
dei piccoli comuni italiani. L'azione del coordinamento è
soprattutto culturale ed ha trovato il pieno consenso anche da
parte di Università straniere come quella di Barcellona che
attraverso il Prof. Bazeco, responsabile del Dipartimento di
Storia e Geografia, ha stabilito un rapporto di collaborazione
sui piccoli comuni europei. Il Coordinamento nazionale dei
piccoli comuni rappresenta una straordinaria novità nel panorama
politico italiano perché si muove fuori dai soliti canoni ed
utilizza e valorizza la comunicazione come strumento prioritario
per favorire la conoscenza di una Italia non vista e non letta
che può dare molto in termini di sviluppo all'intero Paese. Il
Coordinamento ha una chiara e marcata visione cristiana del
mondo pur rispettando ed apprezzando altre confessioni
religiose,orgogliosi della radice cristiana dell'Italia e
dell'Europa. Dal punto di vista legislativo ha sostenuto con
forza la proposta di legge Ddl. N. 1942 Misure a sostegno dei
comuni al disotto dei cinquemila abitanti, attivando una
petizione popolare mondiale che ha raccolto qualcosa come tre
milioni di firme. Il Ddl 1942 è stato approvato all'unanimità
alla Camera dei Deputati ed ha concluso da poco l'iter nelle
Commissioni Finanze a Affari Costituzionali del Senato. In
questi cinque anni siamo passati da una fase di totale
indifferenza ad una primavera politica dei piccoli comuni, come
dimostrano le tante iniziative legislative messe in campo dalle
varie Regioni. Chiaramente non siamo soddisfatti perché vogliamo
davvero costruire le condizioni per un futuro sereno delle
nostre piccoli comunità ed il contributo in tal senso che può e
deve venire dal servizio pubblico per noi è importantissimo. Per
queste ragioni abbiamo intrapreso una campagna si
sensibilizzazione sulla buona comunicazione e sul ruolo che la
Rai dovrebbe svolgere secondo noi per raggiungere tale ambizioso
obiettivo. Siamo grati al mondo delle comunicazioni sociale per
l'attenzione e la sensibilità straordinaria messe in campo,
altrimenti per una iniziativa nata dal basso, da comuni
cittadini che risiedono in piccole comunità del Mezzogiorno
d'Italia come Rocchetta Sant'Antonio e che oggi conta migliaia
di adesioni di ogni ordine e grado, non ci sarebbe stato scampo
e sarebbe rimasto un sogno nel cassetto. Un grande sogno che ha
trovato sponde anche nel resto del mondo come dimostrano i
nostri rapporti con le più grandi associazioni italoamericane e
di altre realtà associative in giro per il mondo. I piccoli
comuni rappresentano la storia, l'identità, la radice del Paese
e tutti abbiamo il dovere di consegnarli alle nuove generazioni
come ho avuto modo di scrivere nel mio libro sui piccoli comuni.
Grato per tutto quello che fate e farete per le nostre piccole
comunità.
2) Lamon
Il 98% della popolazione di Lamon, piccolo comune veneto, avente
diritto
al voto ha scelto con un libero e democratico referendum di
aderire alla
proposta di passare con la Regione Trentino Alto Adige. Una dato
straordinari che sollecita una doverosa riflessione da parte
della
politica italiana sulle dinamiche sociali del nostro Paese. Dal
Nord al
Sud sono centinaia le piccole comunità che attraverso forme
referendarie e consultazioni on-line chiedono di cambiare
regione di
appartenenza. In provincia di Avellino i piccoli comuni di
Savignano
Irpino, Greci e Montacuto, il primo con un referendum popolare,
hanno
chiesto di passare dalla Regione Campania alla Regione Puglia
perchè non
condividono la scelta della Provincia di Avellino di realizzare
nei
loro territori una mega discarica di foss e sovvalli. In
Provincia di
Foggia decine di piccoli comuni dei Monti Dauni Settentrionali,
come
Casalnuovo, Castelnuovo, Volturara, Volturino chiedono di
passare dalla
Regione Puglia alla Regione Molise. Addirittura è nato un
movimento
spontaneo per dare vita ad una nuova Regione la Moldaunia
costituita
dall'intera Provincia di Foggia e dal Molise perchè la Regione
Puglia
viene ritenuta lontana dai bisogni della Capitanata. La modifica
del
Titolo V della Costituzione e l'approvazione della devoluzione
contribuirà notevolmente ad alimentare questi fenomeni di
mobilità
sociale che rischiano di stravolgere la geografia istituzionale
del
Paese. Intere aree sono ormai un vero deserto demografico e
l'assenza
di misure concrete rischia di trasformare l'Italia in una realtà
a
macchia di leopardo, dove a secondo delle opportunità le
popolazioni
cercheranno di indirizzarsi. E' sintomatico quanto sta accadendo
in
Basilicata dove ormai le aree interne sono un vero lazzaretto e
sempre
di più emerge il progetto di un vero smembramento della Regione,
dal
punto di vista sociale ormai un fatto concreto, nonostante
l'allarme
lanciato dalla Conferenza Episcopale Lucana. Il senso di
sfiducia e
l'ombra lunga del declino creano nelle comunità preoccupazioni e
paure
per il futuro al punto tale che la soluzione viene intravista
proprio
nella modifica della geografia istituzionale. L'esempio del
piccolo
comune di Lamon rischia di essere un precedente significativo
che ben
presto verrà seguito a ruota da centinaia di piccoli comuni del
Nord
stanche di aspettare quei cambiamenti da troppo tempo promessi e
mai
realizzati. L'orizzonte che abbiamo davanti è la polverizzazione
progressiva del nostro sistema istituzionale con la grave
conseguenza
di avere una realtà nazionale frazionata dove gli egoismi
diventeranno
sempre più forti a discapito della doverosa solidarietà
nazionale vista
sempre di più come un problema e non come una risorsa. A cadere
per
primi saranno proprio i piccoli comuni, i più deboli ed indifesi
nel
nostro sistema politico con conseguenze disastrose per tutto il
Paese.
per queste ragioni sollecitiamo ancora una volta un doveroso
dibattito
politico e soprattutto l'attenzione del servizio pubblico
proprio su
questi temi per aprire nella pubblica opinione nazionale una
riflessione propositiva prima che sia troppo tardi e ognuno si
sente
in diritto di fare quello che vuole. Siamo ad una passo dalla
repubblica delle banane e continuiamo a discutere di naufraghi
finti
e strapagati di televenditori e della telenovelas di Cellino San
Marco.
Virgilio Caivano
GdS 10 XI 2005 - www.gazzettadisondrio.it