Bisogna reagire e preparare il futuro - Primo incontro sulla devolution

Riceviamo e pubblichiamo:

Seguo con profonda malinconia i fatti di questi giorni: lo
sfacelo di una coalizione, di una maggioranza, e di un leader.
Non c’è nulla da rallegrarsi nel vedere il centro destra
italiano, che dovrebbe rappresentare l’anima liberale e moderata
del Paese, crollare ignominiosamente. Perché attenzione, non
siamo di fronte alla sconfitta. La sconfitta fa parte della vita
e della politica, è un pezzo inevitabile di ogni vicenda umana.
Ma è qualcosa che se affrontato con fierezza e serietà merita
rispetto, e molte volte è la premessa di una vittoria
successiva. Quello cui assistiamo è invece lo sfacelo, la
disintegrazione di una maggioranza, che non crolla sotto i colpi
della opposizione, ma per la sua incapacità di governare il
Paese.

In questo sconquasso Berlusconi, stretto tra la tentazione di
mollare tutto e quella di combattere sino all’ultimo giorno,
sceglie questa strada. E’ una scelta “temperamentale”, più che
politica, e gli va riconosciuto coraggio. Ma il modo in cui lo
fa diventa comico, o addirittura patetico. Perché l’unica cosa
che dice è il negare tutto, ripetere che le cose vanno
benissimo, che la colpa è dei giornalisti e della sinistra che
seminano panico, e che basta l’ottimismo per vincere e
raddrizzare la situazione.

Presidente, lei non ha il diritto di
dire che le cose vanno benissimo quando una parte sempre più
ampia del ceto medio si avvicina alla soglia di povertà, quando
il problema della quarta settimana del mese è diventato
amplissimo, e quando molti nostri giovani sono costretti, se ne
hanno le possibilità, ad andare all’estero per costruirsi un
futuro.

Ma adesso bisogna reagire e preparare il futuro. Per noi non è
affatto una consolazione l’avere previsto quello che sta
succedendo. Non ci interessa rimproverare; ci interessa
costruire. E iniziamo subito, da domani, in cui una grande
iniziativa sulla devolution lancerà un messaggio ai deputati che
nelle prossime settimane dovranno votare: è una riforma
scellerata, che non solo scardina l’unità dello Stato, ma fa
saltare in modo pericolosissimo i conti pubblici. Forniremo i
dati precisi del costo della devolution, argomenti di cui
nessuno si è occupato. Chiederemo perciò a una maggioranza che è
in agonia di non compiere, proprio in punto di morte, una
scelleratezza, affidando agli italiani una costituzione
stravolta, ma di avere un sussulto di coraggio e di bocciare
questa scelleratezza. Ciò di cui vi è bisogno è un’assemblea
costituente che chiuda una transizione iniziata da troppo tempo,
che crei attorno alle istituzioni il consenso più ampio
possibile, non che spacchi ancora il paese.

L’appello è soprattutto all’Udc. Ha avuto il grande merito di
avere posto con forza la questione del cambiamento e della
leadership. Ha commesso lo sbaglio di ripiegare sulla legge
elettorale, che non avrebbe risolto nulla ma cancellato una
delle poche conquiste, ha adesso la straordinaria occasione di
fermare una riforma scellerata. Se lo farà sarà un grande passo
avanti nella costruzione di quel “nuovo Polo” di cui l’Italia ha
tremendamente bisogno, dopo che il cosiddetto Polo delle Libertà
sta finendo ingloriosamente i suoi giorni.
Mario Segni


GdS 20 IX 2005 - www.gazzettadisondrio.it

Mario Segni
Politica