a) Crisi Mosca-Kiev. Per la UE "importanti lezioni" b) Crisi del gas: Mosca e Algeri primi

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a) CRISI

Mosca-Kiev

L'84% del gas utilizzato in Italia proviene dall'estero. Basta
questo dato per capire la delicatezza della situazione per il
nostro Paese nel caso di una prolungata chiusura dei rubinetti
da parte della Russia. L'Italia infatti nel 2004, secondo gli
ultimi dati pubblicati dall'Autorità per l'energia e il gas, ha
prodotto appena 13 miliardi di metri cubi di gas, in calo del
6,5% rispetto all'anno precedente, contro un import pari a oltre
67 miliardi di metri cubi. Nel corso degli ultimi tre anni, poi,
la quota di gas nazionale sul totale dei consumi è diminuita in
media di due punti percentuali ogni anno, superando di poco,
quest’anno, il 16% sul totale dei consumi, rispetto al 18% a cui
si era attestata lo scorso anno. Una riduzione rapida, se si
pensa che nel 2001 la produzione rappresentava ancora il 24% dei
consumi in Italia. La riduzione di produzione, rilevava
l'Autorità, si deve sia all'esaurimento delle riserve sia alle
scelte di ottimizzazione dell'Eni.

Centrali, caldaie e fornelli, dunque, si accendono in Italia
soprattutto grazie al gas proveniente dall'estero. Nel 2004 le
importazioni sono aumentate dell'8,2% rispetto all'anno
precedente, coprendo complessivamente circa l'84% dei consumi.
La quota maggiore (36,5% del totale) entra in Italia attraverso
i punti della rete nazionale di Tarvisio, al confine con il
gasdotto austriaco Tag, e Gorizia: si tratta principalmente
proprio del gas proveniente dalla Russia per il quale è previsto
un significativo potenziamento che accrescerà del 10% la
capacità del Tag, portandola a 30 miliardi di metri cubi l'anno.

L'operazione richiede un investimento di 130 milioni di euro e
sarà completata fra tre anni per entrare in funzione il 1°
ottobre 2008. Nelle scorse settimane le Authority per l'energia
di Italia e dell'Austria sono però scese in campo per chiedere
il potenziamento del Tag fino a un massimo di 6,5 miliardi di
metri cubi annui da subito. Seguono poi, con il 35,4% del
totale, le importazioni dall'Algeria, che fino a qualche anno fa
costituivano la principale fonte di approvvigionamento per il
sistema italiano: il gas algerino, tramite il sistema di
gasdotti Ttpc (Tunisia) e Transmed, giunge in Italia in
corrispondenza di Mazara del Vallo, in Sicilia.

Principalmente proveniente dall'Algeria è anche il gas che
arriva, trasportato via nave come gas liquefatto, presso il
rigassificatore di Panigaglia in Liguria (3% del totale nel
2004).

Pari al 24% sono invece le forniture che arrivano presso il
punto di Passo Gries, al confine con la Svizzera, tramite i
gasdotti Transitgas e Tenp: si tratta del gas proveniente dai
Paesi Bassi e, in minor misura, da altre produzioni
intracomunitarie e dalla Norvegia. Infine, a partire dall'ultimo
trimestre del 2004, l'Italia importa gas anche dalla Libia (1%
del totale importato) attraverso il Greenstream, sistema che
collega le produzioni libiche alla rete nazionale presso il
punto di entrata della rete ubicato a Gela, in Sicilia. I
consumi del gas si dividono tra le centrali termoelettriche,
l'utenza industriale e quella residenziale e commerciale. Nel
2004, secondo i dati di Snam Rete Gas, le centrali
termoelettriche dell'Enel e degli altri produttori hanno
consumato 28 miliardi di metri cubi di gas, le aziende ne hanno
utilizzato 22,6 miliardi e, infine, famiglie e settore terziario
ne hanno usato 28,2 miliardi di metri cubi. La domanda è stata
dunque pari a circa 80,3 miliardi di metri cubi, con una
crescita del 3,8% dovuta all'incremento dei consumi nel settore
termoelettrico (+8,9%), per l'entrata in esercizio di alcune
centrali a ciclo combinato, e ai maggiori consumi di gas
naturale nel settore industriale (+3,4%). I volumi di gas
immessi nella rete nazionale gasdotti nel 2004 sono stati pari a
80,4 miliardi di metri cubi, con un incremento di 4 miliardi di
metri cubi, pari a 5,3%, rispetto all'anno precedente.

b) CRISI
MOSCA-KIEV, PER LA UE “IMPORTANTI LEZIONI


I timori di una crisi energetica sono del tutto superati, il gas
russo giunge senza intoppi nell'industria e nelle abitazioni
dell'Europa: ma all'Ue c'è la profonda convinzione che ci sia
molto da imparare dal contenzioso sul metano tra Mosca e Kiev.
Anche se i flussi del gas si erano già normalizzati Bruxelles si
è svegliata con la notizia che aspettava da giorni, e cioè
l'accordo siglato tra Russia e Ucraina, che ha disinnescato
quella che, in pieno inverno, rischiava di diventare una
situazione molto delicata.

Il 25% del gas che si consuma nell'Ue proviene infatti dalla
Russia, e in un'80% tali importazioni passano attraverso
l'Ucraina. Nel caso dell'Italia, l'86% del gas impiegato nel
Paese proviene dall'estero, e Mosca è il primo fornitore,
seguita dall'Algeria. A confermare che la crisi era superata
sono stati il ministro dell'economia dell'Austria (presidente di
turno Ue) Martin Bartenstein, e il commissario all'energia,
Andris Piebalgs, che in una conferenza stampa congiunta hanno
ricordato con soddisfazione come gli “appelli” europei abbiano
dato l'esito sperato.

Poco prima, i due avevano preso parte all'atteso incontro fra
gli esperti europei dei venticinque, il gruppo coordinamento gas
creato nel 2004, che ha tenuto la sua prima riunione. Sia per
questa ragione sia per l'annuncio dell'intesa Mosca-Kiev, che ha
rasserenato il clima, l'incontro è durato meno del previsto. Gli
esperti si sono limitati a tracciare un bilancio dell'impatto
che la guerra del gas ha avuto nei rispettivi Paesi, dandosi
appuntamento a febbraio per una seconda riunione in cui verranno
affrontate tematiche quali il rafforzamento degli
approvvigionamenti e la diminuzione della vulnerabilità
energetica dell'Ue.

L'obiettivo di fondo è appunto quello di evitare eventuali
sorprese e brividi quali quelli vissuti in questi giorni in
Europa. Nella riunione è stata esaminata fra l'altro la
possibile gestione comunitaria delle scorte del metano (e del
petrolio) in situazioni d'emergenza, questione sulla quale non
ci sono però stati grandi progressi. Piebalgs che ha inoltre
ricordato le “tre lezioni” emerse da questa crisi: il fatto che
la linea delle “consultazioni diplomatiche” portata avanti dall'Ue
si sia conclusa con un “successo”, “i vantaggi derivanti dal
dialogo sull'energia che l'Europa mantiene con i due Paesi”, la
conferma che l'Ue ha bisogno di “una politica sulla sicurezza
energetica più coerente e chiara”. Di sicuro c'è che nei
prossimi mesi Bruxelles dovrà ripensare la propria politica del
settore. “Dobbiamo lavorare sulla diversificazione delle fonti”,
ha sottolineato Bartenstein, che quale esempio dei progetti
europei per il futuro, ha ricordato un nuovo gasdotto (il
Nabucco) da 3.400 km. I lavori dovrebbero essere conclusi nel
2010, quando le riserve di gas del Mar Caspio dovrebbero
diventare una vera, e meno rischiosa, alternativa ai giacimenti
della Federazione Russa.

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GdS 20 I 2006 -
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