Contributi esterni: argomento proposto da ANDREA GISOLDI: La Rai di Meocci è la Rai dei piccoli comuni italiani
Le dichiarazioni del Direttore Generale della RAI Meocci
"La Rai che vorrei è una Rai veramente libera e che ha
autorità, che vuol dire autorevolezza. Voglio una Rai
che dispensi cultura e che faccia crescere i giovani.
Una RAI, morale, parola dal sapore religioso che mi
piace molto, ed equilibrata che vuol dire capacità di
giudizio, di discernimento, di scelta", sono la
fotocopia dei documenti prodotti dal Coordinamento
Nazionale dei piccoli comuni italiani sulla RAI di
qualità promossi dal Portavoce del Coordinamento
Nazionale dei piccoli comuni italiani, Virgilio Caivano,
nel tour nazionale di sensibilizzazione che ha toccato
decine di piazze dei piccoli comuni di tutta Italia.
"Condividiamo e sosteniamo le ragioni del Direttore
Generale Meocci", perché sono le nostre ragioni, è il
commento del Portavoce del Coordinamento dei piccoli
comuni italiani, Virgilio Caivano, a margine di una
tavola rotonda sul tema "Comunicare la qualità per una
qualità della comunicazione" tenutasi a Lorenzago. "Le
parole del Dg Meocci, ha continuato Virgilio Caivano,
sono la testimonianza plastica del bisogno posto dal
Coordinamento di una Rai attenta al cambiamento e nello
stesso tempo orgogliosa della storia e della identità
del Paese. Una Rai in sintonia con le nuove generazioni,
capace di essere collante vero con il passato per
aiutare a costruire un grande futuro. Una Rai veramente
libera, capace di valorizzare quei talenti nascosti in
giro per l'Italia come Pino Tordiglione il bravo regista
del Natale Rubato, il film che ha fatto piangere di
gioia milioni di cittadini residenti nei piccoli comuni
italiani dal Nord al Sud della nostra penisola. Una Rai
capace di valorizzare le risorse umane al suo interno
come le Redazioni Regionali dove lavorano persone di
grande talento e di grande passione, molto spesso tra
mille difficoltà, soprattutto nelle redazioni calabresi
e siciliane, dove fare informazione molto spesso
significa rischiare la vita. Una Rai non confessionale,
ma rispettosa dell'identità cristiana del Paese e
strategica per la doverosa azione di integrazione tra le
varie confessioni religiose senza inutili integralismi e
divisioni che non servono all'Europa del domani. Una Rai
infine rispettosa dei cittadini contribuenti che
realizza programmi positivi, dove la cultura ed il
rispetto della persona sono centrali e non funzionali
alla costruzione di una società del nulla,
dell'indistinto, dell'indefinito come purtroppo siamo
costretti a subire guardando "L'isola del famosi" o
Rocpolitik". Due straordinari esempi della Rai che non
vogliamo e che auspichiamo passino presto nel
dimenticatoio della lunga lista dei programmi inutili.
Una Rai della qualità e non degli amici degli amici. Una
Rai che valuta il prodotto non in base alla tessera del
partito o del salotto di appartenenza ma verificando ed
entrando nel merito valutando con onestà e trasparenza
la reale qualità del prodotto. Il giorno che avremo
questa Rai la nostra sarà sicuramente una società
migliore".
GdS 30 X 2005 - www.gazzettadisondrio.it