Contributi esterni: argomento proposto da Lella Pellegrino: Il Teatro Invito
NVIAMO IL MATERIALE
RELATIVO ALLA II
EDIZIONE DELLA RASSEGNA TEATRALE “SCENA APERTA” A COSIO
VALTELLINO.
IL GIORNO VENERDI’ 16 SETTEMBRE PRENDERA’ AVVIO CON LO
SPETTACOLO “UN UOMO DI NOME FRANCESCO” DELLA COMPAGNIA
MILANESE FILARMONICA CLOWN/TEATRO DEGLI INCAMMINATI,
STRAORDINARIAMENTE RAPPRESENTATO PRESSO L’ABBAZIA DI
S.PIETRO A PIAGNO, IN CASO DI PIOGGIA LO SPETTACOLO
SARA’ RIMANDATO AL GIORNO 23 SETTEMBRE PRESSO NELLO
STESSO LUOGO E IN CASO DI PIOGGIA AL TEATRO FRASSATI DI
REGOLEDO DI COSIO.
ALLEGHIAMO INOLTRE LE SCHEDE DEGLI SPETTACOLI E ALCUNE
FOTO.
Lalla Pellegrino -
Teatro Invito
Via Dell'Asilo, 16
23868 VALMADRERA - Lc -
www.teatroinvito.it
PRIMA O POI CADRA’
LA PIOGGIA
drammaturgia di Luca Radaelli
regia di Pierpaolo Olcese
con Valerio Bongiorno
spettacolo realizzato per OUTIS - Centro Nazionale Nuove
Drammaturgie rappresentato a Milano nella rassegna LA
FABBRICA DELL’UOMO nel luglio del 2005
La società in cui viviamo si sta avviando molto
velocemente verso un tempo nel quale vengono meno le
sicurezze che hanno contraddistinto la middle class
europea del dopoguerra.
Il fenomeno delle nuove povertà è una delle conseguenze
più drammatiche. Persone che scendono i gradini della
scala sociale per vari motivi e perdono a poco a poco
quella rete di sicurezze, fatta di gesti a volte banali,
di piccoli comfort, di standard che definiscono la
dignità individuale.
Attraverso la scrittura e il teatro si descrive il mondo
“minuto” di un personaggio che cerca di resistere a
questo implacabile scivolamento verso l’indigenza e
l’umiliazione.
Una strategia di vita quotidiana raccontata con ironia,
sarcasmo, rabbia.
IL RACCONTO DEI PROMESSI SPOSI
viaggio verso il romanzo di Alessandro Manzoni
regia di Beppe Rosso
drammaturgia di Luca Radaelli
con
Stefano Bresciani,Valerio Maffioletti, Michele Fiocchi,
Lalla Pellegrino, Giusi Vassena
consulenza scenografica di Fulvio Donorà
consulenza al canto corale di Antonio Pizzicato
costumi a cura di Carla Banfi
collaborazione tecnica di Mirco Boiocchi e Lino Brusa
- menzione speciale Premio ETI Stregagatto 1998 -
Il progetto di avvicinarsi al testo manzoniano per
costruire uno spettacolo teatrale l'avevamo in cassetto
da alcuni anni. Lo stimolo più forte è venuto da una
sceneggiatura di Pier Paolo Pasolini, mai realizzata.
Pasolini fa raccontare la vicenda da Renzo ai propri
figli in flash-back. La famiglia Tramaglino fa da coro
al racconto: Lucia e i bambini intervengono a commentare
e intercalare la narrazione. L'intuizione di Pasolini ha
riscontro peraltro nel testo dei Promessi Sposi, dove si
allude al fatto che Renzo stesso sia la fonte diretta
dell'anonimo romanzatore seicentesco. Un racconto orale,
quindi.
Abbiamo trovato questa impostazione assai congeniale al
nostro modo di fare teatro, legato alla narrazione, alla
memoria, alle vicende storiche viste dal punto di vista
della gente semplice, come già si evinceva dal nostro
precedente spettacolo "Il partigiano J." di cui questo è
l'ideale prosecuzione.
Cinque attori, in scena dall'inizio alla fine dello
spettacolo, sono gli officiatori di un rito che serve a
tramandare la testimonianza delle vicende vissute dai
due operai tessili lecchesi all'inizio del XVII secolo,
ma che trascendono, attraverso il racconto, il tempo e
lo spazio. Ogni attore ha un proprio personaggio:
Abbondio (Michele Fiocchi), Agnese (Giusi Vassena),
Cristoforo (Antonello Cassinotti), Lucia (Lalla
Pellegrino), Renzo (Stefano Bresciani). Tuttavia la
coralità del racconto fa sì che dal tessuto
drammaturgico emergano anche le voci dei personaggi
minori. Ma soprattutto emerge la voce del popolo
dolente, furente, impaurito, quel popolo che deve
superare, come flagelli biblici, le prove della
carestia, della guerra e della peste, e da cui esce
prepotente quell'anelito di giustizia, che fonderà poi
la scrittura della Colonna Infame. Due sono le strade
per affrontare tali prove: quella della rivendicazione
sociale, sperimentata da Renzo, e quella della
devozione, che porterà Lucia al miracolo; entrambe
simboleggiate dal pane, cibo del corpo e dell'anima.
Il percorso dei personaggi si dipana come in un gioco
dell'oca. La festa di matrimonio, interrotta all'inizio,
si potrà finalmente celebrare.
Abbiamo lavorato sui differenti registri che si evincono
dal romanzo: da quello lirico delle descrizioni
paesaggistiche ("Quel ramo del Lago di Como...", "Addio
monti..."), a quello epico delle azioni di massa (I
tumulti di San Martino, la calata dei Lanzichenecchi);
da quello comico dei dialoghi specialmente imperniati
sulla figura di Don Abbondio, coloriti di teatralissimi
"a parte", a quello tragico, legato invece ai personaggi
"scespiriani" dell'Innominato e della Monaca di Monza.
La riscrittura del testo e le soluzioni registiche vanno
nel solco della riscoperta del teatro popolare, un
teatro che cerca le proprie ragioni nell'immediatezza
del rapporto con il pubblico, secondo principi mutuati
dalla poetica brechtiana. La lingua usata è un pastiche
di italiano e dialetto lombardo, in cui affiorano il
latino della Chiesa e lo spagnolo dei dominatori. Il
canto, eseguito coralmente dagli attori, accompagna lo
svolgimento della vicenda e ne sottolinea la ritualità,
pescando nel repertorio popolare lombardo.
GdS 10 IX 2005 - www.gazzettadisondrio.it