La condanna a morte del pastore americano

Riceviamo e pubblichiamo:

Caro Direttore, per la
messa a morte del militante antiabortista americano,
l'ex pastore presbiteriano Paul Hill, reo di aver ucciso
nel 1994 un medico abortista e la sua guardia del corpo,
nessuna mobilitazione di piazza e nessun battage
mediatico contro l'esecuzione. Nessuno, proprio nessuno,
ha gridato la propria indignazione! Un imbarazzante velo
pietoso è stato steso su questo singolo caso. Forse
perchè non disponeva dei "requisiti" indispensabili per
garantirsi la solidarietà dell'opinione pubblica e dei
tanti che si strappano le vesta quando Caino viene
“toccato”? Purtroppo per lui, non godeva delle
"attenuanti" che tanto inteneriscono le giurie e le
masse popolari: non era nero, povero, reietto e
discriminato! Colpe imperdonabili! Ma la colpa più grave
non è tanto l’aver ammazzato un rispettabile medico che
esercitava amorevolmente la sua professione, ma quanto
l’aver osato con il suo gesto estremo, mettere in
discussione i "diritti" umani e civili garantiti dalla
costituzione, aborto compreso. Certa "solidarietà"
(contro le esecuzioni capitali) è simile alla legge: è
uguale per tutti, ma solo a parole.
Gianni Toffali


Gianni.Toffali@inwind.it


GdS - 18 IX 2003 -
www.gazzettadisondrio.it

Gianni Toffali
Fatti dello Spirito