MONTAGNATERAPIA, CINEMA ED EDITORIA, IL CLUB ALPINO ITALIANO AL TRENTO FILM FESTIVAL

Tra fine aprile e inizio maggio nel capoluogo trentino in programma

la proiezione del filmato targato Cai “Cambiamenti in quota”,
le anteprime nazionali dei film “Monte Corno” e “Marmolada 03.07.22”
e le presentazioni dei libri “La vita negli occhi” e “Controstoria dell'alpinismo”

Milano, 23 aprile 2024

Il Club alpino italiano, in occasione del prossimo Trento Film Festival, presenterà le potenzialità curative della montagna, con un evento intitolato “Montagnaterapia”, in programma sabato 4 maggio alle 17 presso la Sala della Filarmonica (via G. Verdi, 30).

L'appuntamento prevede la proiezione del filmato “Cambiamenti in quota” di Alessandro Beltrame, che racconta tre dei progetti attivi in tutta Italia che prevedono la frequentazione della montagna a scopo riabilitativo-terapeutico: “Di passo in Passo”, a cura di Asst Spedali Civili Brescia con il Cai Sem Milano; “Diabtrekking”, a cura di Associazione Jada, ospedale di Cuneo e ospedale Regina Margherita di Torino con il Cai Cuneo; “Contaminiamoci”, a cura di Associazione Italiana Persone Down sezione Potenza con il Cai Potenza.

Saranno presenti in sala i protagonisti di questi progetti (volontari Cai, operatori professionali e pazienti) che, con le loro testimonianze, racconteranno quanto gli ambienti montani siano terreno fecondo per la trasformazione personale.

A partire dagli anni '90, il Club alpino italiano si è unito a enti, aziende sanitarie e associazioni per progetti che utilizzano la montagna come strumento terapeutico per affrontare disagi mentali, dipendenze, disabilità fisiche, cognitive e malattie specifiche. Il Cai, con oltre 150 Sezioni coinvolte che mettono a disposizione un accompagnamento qualificato, ha esteso oggi il proprio sostegno anche ai gruppi a rischio sociale. Questo approccio bio-psico-sociale sposta l'attenzione dalla malattia alla promozione della salute, contrastando l'isolamento e l'apatia emotiva.

Interverranno il Presidente generale del Cai Antonio Montani, il regista Alessandro Beltrame, Ornella Giordana, componente del Struttura operativa di Accompagnamento solidale in montagnaterapia ed escursionismo adattato e Marco Peruffo, alpinista con diabete di tipo 1.

“Monte Corno - Pareva che io fussi in aria”

Il Trento Film Festival ospiterà l'anteprima nazionale del documentario “Monte Corno - Pareva che io fussi in aria” (Italia, 2024, 72 minuti), diretto da Luca Cococcetta e prodotto da Visioni Future. Il Cai è main sponsor del film, che vede inoltre il contributo della Direzione generale Cinema e audiovisivo.

A 450 anni di distanza, la pellicola ripercorre fedelmente la storia e l’avventurosa salita del 19 agosto del 1573, che portò Francesco De Marchi sulla vetta rocciosa del Corno Grande, nel massiccio del Gran Sasso, realizzando un’impresa epica per il suo tempo: raggiungere una cima per la curiosità di salire quella che lui riteneva essere la montagna più alta d’Italia.

Intrecciato alla ricostruzione in fiction, il film contiene un racconto documentaristico, in cui esperti e conoscitori dell’impresa, come Vincenzo Brancadoro, gli storici Stefano Ardito e Roberto Mantovani, l’alpinista Hervé Barmasse e il geologo Mario Tozzi, parlano della figura storica di De Marchi direttamente dai luoghi della scalata alla vetta del Gran Sasso.

 

Il film è stato selezionato nel programma “ALP&ISM” del Trento Film Festival, sezione dedicata ai più spettacolari film di alpinismo, arrampicata e avventura, e concorrerà per il premio del pubblico al miglior film di alpinismo Rotari.

La presentazione ufficiale è in programma mercoledì 1 maggio alle ore 19 al Multisala Modena. Interverranno il regista Luca Cococcetta e l'attore Massimo Poggio, interprete di De Marchi, che, insieme alla troupe, ha girato tutto il film a quasi 3.000 metri di altitudine, senza ricorrere a controfigure o a scene girate in studio.

“Monte Corno” sarà proiettato anche sabato 4 maggio alle 15, sempre al Multisala Modena.

“Marmolada 03.07.22”

Anteprima italiana anche per “Marmolada 03.07.22” (Italia, 2023, 76 minuti), documentario scritto e diretto da Giorgia Lorenzato e Manuel Zarpellon e prodotto da Cineblend con il contributo del Cai.

Il film ospita il racconto corale dei soccorritori dell’immane crollo che, lungo i pendii della Marmolada, da Punta Penia al Fedaia, ha travolto diverse persone, uccidendone undici, nel luglio del 2022.

Il lavoro mette insieme interviste, materiale di repertorio inedito e riprese attuali, in un unico linguaggio narrativo che restituisce l’impotenza dell’uomo di fronte alla forza di una natura ferita e stravolta.

 

“Marmolada 03.07.22” fa parte del programma “Orizzonti vicini” del festival, dedicato ad autori, produzioni, storie e protagonisti del Trentino Alto Adige.

Proiezioni lunedì 29 aprile alle 19 al Supercinema Vittoria e venerdì 3 maggio alle 21:15 al multisala Modena.

Editoria

Saranno due i libri della produzione editoriale targata Club alpino italiano che avranno un proprio spazio al Trento Film Festival: sabato 27 aprile alle 10:30, presso il Salotto letterario di MontagnaLibri in Piazza Duomo, Jacopo Merizzi presenterà il suo “La vita negli occhi”, in uscita proprio a fine aprile per la collana “Personaggi” edita dal Cai.

Sassista nell'anima e strenuo difensore della Val di Mello, l'autore, dialogando con Fausta Slanzi, racconterà la sua professione di guida alpina, la passione per l'archeologia e, soprattutto, le sue avventure in giro per il mondo, che lo hanno portato dalle gelide pareti dell’Antartide alle calde falesie di Yosemite, dalle ghiacciate gole della Valmalenco a un'Albania congelata nel tempo, dalle profonde grotte delle Apuane alle caverne del Chiapas in Messico.

 

Martedì 30 aprile alle 16, sempre presso il Salotto letterario di MontagnaLibri in Piazza Duomo, sarà il turno del libro “Controstoria dell'alpinismo” di Andrea Zannini, edito da Editori Laterza e Cai.

Dialogando con il giornalista Fabrizio Torchio, Zannini illustrerà un nuovo punto di vista sulle Alpi e sulla storia della frequentazione dei territori montani, ricostruendo decine di salite compiute tra Seicento e Ottocento da cacciatori, raccoglitori di cristalli, artigiani, garzoni di monasteri, notabili di villaggi e religiosi. Nel libro l’autore intende mostrare come l’alpinismo non sia stato inventato «né dai curiosi illuministi settecenteschi né dalle borghesie europee in ascesa, ma trova le sue radici nella cultura e nella società alpina, e i suoi “inventori” nelle popolazioni che hanno abitato le nostre Alpi».

 

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