Appello delle Chiese Cristiane in Irak
"Noi, responsabili delle chiese
cristiane in Iraq, in questi giorni difficili e terribili che
attraversa la nostra patria, l Iraq, lanciamo dal profondo dei
nostri cuori, in unione con tutti gli uomini di buona volontà e
con quelli che amano la pace, un appello ai responsabili,
affinché ascoltino la voce di Dio, che comanda ai suoi figli l
amore, la fratellanza e il perdono, affinché non siano la causa
di distruzione, di versamento di sangue, dell'aumento degli
orfani, degli handicappati e delle vedove, per arrivare soltanto
al loro proprio interesse personale ed egoista.
Che i responsabili di questa aggressione al popolo iracheno
ascoltino il pianto dei bambini, il grido delle madri e dei
padri sofferenti e la disperazione delle ragazze e delle donne,
che sentano la sofferenza di tutti gli iracheni a causa della
mancanza di medicine e di tutto il necessario per la vita e che
cessino di mandare missili e bombe, sedendo intorno al tavolo
per il dialogo; possano chiedere al Signore l illuminazione per
seguire i principi celesti, i diritti dell'uomo e i valori
morali e umani, sapendo giudicare ragionevolmente, per trovare
le vie che garantiscano la cessazione immediata della guerra,
affinché si realizzi la pace desiderata e duratura.
Ci sono ancora tante vie e molti mezzi per arrivare alla
soluzione dei problemi mondiali, attraverso il dialogo e la
comprensione, affinché tutti vivano una vita tranquilla e
pacifica.
Noi responsabili delle Chiese cristiane, insieme con i nostri
fratelli musulmani in Iraq, dove viviamo insieme con amore e
carità fraterna da centinaia di anni in questo paese pacifico,
ringraziamo tutti quelli che lavorano per fermare l aggressione
contro di noi, e chiediamo di continuare la preghiera e l opera
assidua per influenzare quelli nelle cui mani sta la decisione
della cessazione di questa aggressione ingiusta sul nostro
martoriato popolo, causa della morte di bambini, vecchi, donne,
malati, mentre i nostri giovani al fronte devono difendere con
lealtà la loro patria".
(Agenzia MISNA)
GdS - 28 III 2003 -
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