Si conclude il prossimo 18 aprile il fortunato ciclo dal titolo “Incontrare dei maestri”
“Che i giovani non solo siano amati, ma che essi stessi conoscano di essere amati”
L’educazione integrale della persona e il sistema preventivo di don Bosco al centro dell’ultimo appuntamento del ciclo “Incontrare dei maestri”.
Il progetto “La cultura rinasce (e passa in Valtellina)” dirà poi arrivederci al prossimo autunno con un appuntamento da non perdere: il 12 maggio la sondriese Clelia Di Capita porterà al don Chiari “Il canto profondo”, concerto di musiche dal mondo
Sarà il salesiano don Paolo Caiani, responsabile della Pastorale giovanile dell’Ispettoria lombardo emiliana, a concludere il prossimo 18 aprile il fortunato ciclo dal titolo “Incontrare dei maestri” rivolti a docenti, educatori e genitori e realizzato nell’ambito del progetto “La cultura rinasce (e passa in Valtellina)” promosso dalla Cooperativa sociale Nicolò Rusca ETS con il sostegno di Fondazione Cariplo (in allegato la locandina).
Dopo lo scrittore e saggista Franco Nembrini e il suo intervento di febbraio dedicato alla figura e al metodo educativo di don Giussani, in marzo è stata la volta del pedagogista Johnny Dotti che ha illuminato su profilo e grandezza di don Milani. Questo martedì, invece, alle 17,30 al cinema Excelsior di Sondrio a conclusione del ciclo sarà possibile saperne di più su quello che lo stesso san Giovanni Bosco ebbe a definire “sistema preventivo”.
Santo ed educatore del XIX secolo, don Bosco fin dall’inizio della sua missione pastorale ebbe come focus la cura e l’educazione dei giovani, in particolare di quelli più poveri ed abbandonati. La sua intuizione educativa, definita appunto sistema preventivo, lo portò ad avviare i suoi primi oratori, caratterizzati dalla presenza di attività di gioco, corsi formazione al lavoro e percorsi di evangelizzazione. L’opera con gli anni andò sempre più ingrandendosi e strutturandosi, con la costituzione in tutto il mondo di scuole dell’infanzia, di primo e secondo grado; centri di formazione professionale, università, oratori, case-famiglia, dopo scuola e altro ancora.
Il sistema preventivo di don Bosco, che ha di mira l’educazione integrale della persona, si fonda su tre pilastri: ragione, religione e amorevolezza.
Don Bosco, peraltro, ebbe una doppia intuizione. Innanzitutto, il sistema repressivo non aveva nessuna efficacia né come deterrente, né come insegnamento: molto spesso, infatti, i ragazzi che finivano in carcere ne uscivano confermati nei loro atteggiamenti criminali. E poi prevenire doveva significare allontanare i ragazzi da situazioni rischiose attraverso buone pratiche che permettessero loro di avere gli strumenti necessari per inserirsi nella società civile.
Contro ogni teoria positivistica, all’epoca ancora in voga, il sistema preventivo si rifiutava di indagare e occuparsi di solo ciò che nell’uomo era chiaro e distinto (i cosiddetti aspetti quantificabili), ma si prendeva cura anche di altri aspetti altrettanto importanti, come la piena maturazione affettiva e la costruzione di relazioni sane tra pari e con gli adulti. A tal proposito, don Bosco riconobbe che affinché i ragazzi interiorizzassero, nella libertà, i valori della religione, dell’umanesimo e della società era necessario che quelle verità fossero mediate da affetti sinceri e riconosciuti: «Che i giovani – disse, a tal proposito – non solo siano amati, ma che essi stessi conoscano di essere amati».
Ad oggi il sistema preventivo di don Bosco, ancora studiato per cercare di coglierne le più piccole ma fondamentali sfumature, è alla base dell’azione educativa condotta nelle opere salesiane (scuole, oratori o case-famiglia). La sfida ovviamente consiste nel declinarlo opportunamente, tenendo in costante considerazione il tipo di servizio fornito, il contesto sociale e la tipologia di giovani.
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Di educazione si parlerà ancora la prossima settimana, giovedì 20 aprile, con il secondo incontro del ciclo “La passione di educare” tenuto dal professor Francesco Fadigati, rettore del Centro scolastico “La Traccia” di Calcinate (Bergamo). Molto interessante sin dal titolo il tema che sarà affrontato: “Essere educatori oggi: suscitare la libertà”.
L’appuntamento è per le 17,30 nel salone delle Scuole Pio XII, in via Carducci a Sondrio.
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Si concluderà in musica il prossimo 12 maggio la prima parte dell’anno – che ricalca un po’ il calendario scolastico – del progetto “La cultura rinasce (e passa in Valtellina)” .
L’appuntamento sarà con una ex alunna delle Scuole Pio XII dalle molte doti, tra le quali quella di una voce straordinaria che da anni, ormai, le dà grandi e meritatissime soddisfazioni nelle sue performances canore. Si tratta di Clelia Di Capita che, accompagnata da Vincenzo Bosco al pianoforte, porterà sul palco della sala Don Vittorio Chiari di Sondrio “Il canto profondo”, concerto di musiche dal mondo.
In allegato la locandina. Per info e prenotazioni: www.piododici.it
Sara Baldini