GIORGIO SCARAMELLINI PERSONA INDIMENTICABILE
L’educazione familiare cristiana di Giorgio Scaramellini
Nel pubblicare la dolorosa notizia della scomparsa dell'amico Giorgio Scaramellini, 'loro Personaggio' direbbero a Chiavenna, ci eravamo riservati di tornare con un significativo ricordo che però si presentava non facile nè per modi nè per tempo. Tante le occasioni, le prime risalenti all'inizio degli anni '60. I primi nostri passi del CID invitati a crotto da Giorgio fustigatore di qualcuno di noi che aveva osato chiedere olio e limone per la bresaola. I primi passi politici in provincia ma anche fuori come quell'incontro dei giovani DC lombardi a Monte Castello di Tignale rimasto nella mente per un maltempo eccezionale e per una bucatura di quella 600 multipla del Partito in grado se lanciata forse di raggiungere i 50 Km/h. I primi passi istituzionali con pubblici incarichi ma contestualmente tanta formazione. La crescita e quindi i subentri generazionali. L'obbligo quindi di un ricordo all'altezza attingendo a quegli archivi via via ivi depositati durante il trascorrere di diverse decine d'anni. Doveva esserlo e lo è stato avendo felicemente accolto l'invito il prof. Mario Garbellini, docente alla Cattolica, vita parallela ripetto al Giorgio, vita parallela culturalmente, vita parallela nelle Istituzioni, vita parallela per generosità nei confronti delle nostre comunità. Grazie Mario (Alberto Frizziero)
Una sera degli inizi degli anni settanta fui invitato da Giorgio a casa sua a Tresenda per parlare tra amici. Conversando intorno al fuoco, Giorgio mi confidò che la sua educazione cristiana e la sua scelta professionale erano valori nati nella sua famiglia, a partire dall’educazione di sua madre Berenice Crotti che ogni sera faceva pregare i suoi figli Egidio, Chiara Franca ed Alberto perché papà Emilio , impiegato nel Piccolo Credito Valtellinese, potesse svolgere bene il suo compito quotidiano di far tornare bene i conti in un momento in cui l’impegno bancario era particolarmente oneroso e difficile. Il lavoro di suo padre spesso si protraeva fino alla sera tardi. Dalla sua confidenza compresi che il suo “ habitus” costantemente gentile e attento al prossimo e scrupoloso nel senso del dovere erano frutti maturi della sua educazione familiare. Compresi meglio allora la sua vocazione ad essere un educatore e un maestro. Una nobile professione che esercitò con non comune talento. Non seguì la strada del padre o del fratello primogenito Egidio, ma con grande e convinto impegno intraprese una vita di studi pedagogici e didattici. Nella scuola della vita apprese inoltre una partecipazione sociale molto integrata sia nella comunità che nella realtà delle Istituzioni sociali e politiche.
Era facile constatare l’educazione cristiana all’amore verso il prossimo nel pieno rispetto di ciascuna persona, ma la dote professionale dell’educatore poteva essere scoperta solo nell’esercizio del suo ruolo professionale. Ebbi la singolare fortuna ed opportunità di vedere da vicino l’opera educativa di Giorgio. La sua pazienza, la sua calma oblativa si vedevano meglio proprio nella vita quotidiana del suo insegnamento professionale. Ebbi modo di constatarlo quando, da giovane docente di pedagogia alle Magistrali di Sondrio, guidai le mie classi da lui, nella scuola elementare di via Bosatta, per le esercitazioni di tirocinio. Ero particolarmente contento di poter offrire ai miei studenti l’opportunità di vedere all’opera un maestro che metteva in pratica la scuola attiva contemporanea.
Il metodo di lavoro libero per gruppi di Cousinet, allievo del celebre psicologo Binet, era fondato sulla partecipazione attiva di ciascun allievo in liberi gruppi di lavoro.
Giorgio aveva personalizzato il metodo e guidava gli scolari verso una vita quotidiana di impegno, con il metodo dei gruppi di lavoro e della collaborazione reciproca.
Si trattava allora di una pratica di apprendimento organizzata che veniva dalla pedagogia francese di Robert Cousinet e di altri pedagogisti francesi, una didattica che promuoveva una spiccata collaborazione attiva di gruppo tra gli scolari stessi educandoli a una libera e spontanea socialità. Nella classe di Giorgio si respirava un’aria di serietà d’impegno, con uno scambio comunicativo alto tra tutti gli alunni. Si constatava una vita sociale aperta e solidale.
La cooperativa di classe favoriva una vita scolastica comune impegnata in modo attivo con al centro l’educazione degli scolari.
Ciascuno individualmente veniva chiamato a collaborare con gli altri nel modo in cui era capace e si stabiliva un mutuo insegnamento.
Il maestro era l’esempio di un modo educato e fermo di chiedere l’impegno quotidiano di ciascuno, individualmente e in modo cooperativo.
Certamente era un modo di far scuola che comportava capacità di leadership non comune col vantaggio di poter assicurare la partecipazione di tutti all’insegnamento.
Il primato di tale impostazione educativa che veniva allora chiamata metodo della “scuola attiva “dello scolaro ebbe molti sviluppi perché il tipo di scuola era certamente impegnativo per un maestro, ma il metodo aveva il pregio di garantire a ciascuno un positivo apprendimento rendendo gli scolari più responsabili e capaci. Più che una scuola severa era una scuola impegnata: una scuola seria, serena e solidale. Chizzolini la chiamava la pedagogia delle tre S. Il maestro doveva per forza di cose avere uno stile di leadership autorevole e una guida sicura, ma tali qualità non comuni erano possedute da Giorgio in modo eminente.
Fu così che portò le qualità della sua collaudata leadership anche nella vita politica.
Ci si può chiedere: come fu in grado Giorgio di maturare una formazione tanto eccellente e consapevole ? Proverò a delineare una risposta.
Giorgio Scaramellini studente modello e leader politico precoce
Alle Magistrali di Sondrio Giorgio Scaramellini era noto come uno studente modello che primeggiava in una classe dove molti erano gli studenti di valore che si sono affermati nella vita. Citerò per tutti il suo caro amico Leandro Schena, ma riconosco che era una classe eccezionale di compagni di scuola che si affermarono al meglio nella vita, recando positivi contributi sociali e culturali.
Giorgio fu tra i suoi bravi compagni colui che spiccava tra tutti per il suo impegno e il suo profondo senso del dovere, con stile attento e senso pratico di concretezza. Si è già detto dell’educazione familiare da lui ricevuta profondamente orientata verso i valori della fede cristiana, ma non si può dimenticare che la stessa comunità di Chiavenna era ricca di stimoli educativi e di partecipazione sociale e culturale .
Fu molto importante per Giorgio la memoria di Bertacchi le cui poesie lo entusiasmarono: Giorgio aveva imparato a memoria e le sapeva recitare con partecipazione citandole al momento opportuno.
Ricevette subito fin dalle elementari un’ottima educazione scolastica che integrò quella familiare.
Trasferitosi per gli studi a Sondrio nel collegio salesiano, seppe adeguarsi alla disciplina severa di quei tempi eccellendo nella condivisione fraterna del collegio. Quando cominciò a essere un giovane adulto aderì alla Democrazia Cristiana che del resto fu un punto di riferimento naturale per la sua stessa famiglia.
La sua vocazione alla leadership fu precoce: Giorgio era ancora un giovane studente quando fu nominato a diciotto anni delegato provinciale dei giovani democristiani. A scuola aveva avuto come docente di filosofia Piero Viotto, il più competente studioso di Maritain in Italia. Non fu difficile per Giorgio trasmettere con entusiasmo il messaggio democristiano illustrato da Maritain, filosofo e pedagogista ritenuto da molti il vero ideologo della Democrazia Cristiana. Alle magistrali di Sondrio Giorgio ebbe la fortuna di avere ottimi insegnanti come il Preside Arnaldo Racchetti, Alfredo Tavolaro in italiano, Piero Viotto per filosofia e scienze umane, Livio Benetti per disegno e storia dell’arte, don Abramo Levi per religione.
In quel tempo tutti i docenti facevano comprendere ai loro studenti l’importanza dell’impegno per la ripresa della vita sociale dopo la seconda guerra mondiale. Anche nel collegio salesiano l’insegnamento di don Bosco circa l’importanza di essere bravi cittadini integrava l’opera della scuola. Sul piano artistico e della sensibilità verso le nostre valli montane fu molto efficace l’educazione di Livio Benetti. Benetti che , con il suo insegnamento trasmetteva agli studenti l’amore per le bellezze naturali e artistiche della Valchiavenna e della Valtellina.
L’importanza di valorizzare tali tesori della natura e del nostro ambiente montano fu tenuta ben presente da Giorgio Scaramellini fin dalla prima educazione ricevuta a Chiavenna.
E portò tale preziosa sensibilità nei suoi incarichi istituzionali.
Va però ricordato un passaggio importante della sua educazione che gli conferì una visione ampia dei temi educativi nazionali e internazionali.
Il preside Arnaldo Racchetti,particolarmente attento ai suoi studenti, gli fece avere un premio scolastico molto qualificante:segnalò Giorgio Scaramellini tra i migliori allievi maestri degno di far parte dell’incontro dei migliori allievi maestri di tutta Italia. Era una singolare iniziativa che si teneva a Montevelo del Garda. I meriti scolastici di Giorgio gli aprirono l’opportunità di incontrare sulla sua strada una figura eccezionale, un pedagogista di profonda ispirazione cristiana, un grande educatore come Vittorino Chizzolini, del quale è ora in corso la causa di santità. Chizzolini era direttore della rivista 'Scuola Italiana Moderna' e offriva ai giovani maestri italiani più meritevoli, opportunità qualificanti di formazione.
La particolare predilezione di Giorgio verso la pedagogia, la filosofia e la didattica fu subito riconosciuta da Vittorino Chizzolini che lo valorizzò adeguatamente. Chi come Giorgio era destinato ad essere un ottimo maestro e un ottimo dirigente scolastico trovava in Chizzolini e nella rivista 'Scuola Italiana Moderna' una svolta culturale e una prospettiva.
Giorgio venne naturalmente a far parte dei giovani talenti che Chizzolini cercava per poter contribuire al meglio alla qualità della ripresa del diritto all’istruzione in Italia dopo la grande guerra.
Per di più, come lasciò scritto il filosofo Henry Bergson, per capire bene la fede cristiana e la vita umana per un cristiano non c’è migliore fortuna che incontrare un santo. Giorgio incontrò Chizzolini che voleva investire sui giovani migliori e Giorgio lo era.
Dopo aver ricordato Giorgio studente e Giorgio Scaramellini maestro, richiamerò ora un esempio di Giorgio Scaramellini come direttore didattico e formatore delle insegnanti. Un ruolo nel quale incontrò l’amore della sua futura moglie. Personalmente ebbi modo di vederlo all’opera come direttore didattico quando divenni Consulente psicologo alla Piccola Opera di Traona. Giorgio era il direttore didattico del Circolo. Dopo attenti confronti con la compianta direttrice professoressa Giuseppina Galetti, si decise di introdurre la sperimentazione della scuola attiva con una nuova modalità organizzativa che era tra quelle che rendevano la scuola più qualificata e più ricca di prestazioni didattiche competenti. Giorgio Scaramellini, d’intesa col Provveditore agli studi, fu tra i primi ad autorizzare e a introdurre in modo sperimentale nuovi metodi didattici e pedagogici che venivano dalla scuola attiva e dalla scuola a tempo pieno.
I due centri iniziali della partecipazione comunitaria di Giorgio
Nel 1959 Giorgio era ancora Chiavennasco. Benchè abitasse già in Valtellina e i suoi orizzonti fossero destinati ad allargarsi molto al di là della Valchiavenna e della Valtellina Giorgio era fedele alle sue radici e forniva il suo notevole apporto culturale e sociale proprio nell’amore per la sua terra natia.
Nel 1959 fonda con don Peppino Cerfoglia e con il cugino Guglielmo Scaramellini, Sandro Massera, don Tarcisio Salice e Giovanni Giorgetta Il Centro di Studi Storici di Valchiavenna.
Giorgio metteva a frutto i suoi talenti in due campi apparentementi diversi:quello della vita sociale della sua comunità di Chiavenna e quello della sua presenza istituzionale come leader politico nella Democrazia cristiana e nell’Amministrazione Provinciale di Sondrio .
Arricchiva il suo potenziale politico proprio l’apertura culturale duttile e flessibile che Giorgio Scaramellini aveva che, del resto, gli conferiva un forte ascendente in tutta la Provincia. Era molto considerato non solo In Valchiavenna suo luogo natio, ma in tutta la provincia. Nel Bormiese godeva di particolare stima e considerazione. Nel Tiranese William Marconi lo stimava come uomo di scuola e lo indicava come uno dei leader comunitari di maggiore prestigio .
A Sondrio il suo prestigio crebbe sempre più e rimase fin che venne richiesto di candidarsi come Sindaco di Sondrio, candidatura alla quale rinunciò a favore di Angelo Schena.
Fu tra i promotori della Pro Valtellina della quale curò particolari passaggi in base alla sua collaudata competenza e conoscenza dei problemi
Fu sempre una presenza preziosa, autorevole, equilibrata ed efficace.
Giorgio Scaramellini amministratore e leader politico.
Giorgio fu ben presto un protagonista di grande rilievo nel rinnovamento della politica valtellinese.
Da giovane, insieme con Antonio Muffatti, introdusse una migliore considerazione del ruolo della Democrazia Cristiana nell’allargamento del consenso popolare nel mondo lavorativo e dei problemi della solidarietà sociale e. negli anni settanta, fu un Segretario autorevole della Democrazia Cristiana della provincia di Sondrio, mettendo a frutto la sua arte di mediazione, di sintesi e di coordinamento tra le istituzioni dove la DC aveva responsabilità.
Anche nelle Istituzioni portò in particolare la sua preparazione di uomo di cultura e di scuola.
Farò subito un esempio dell’importanza della professionalità di Giorgio come uomo di scuola e di cultura nella Amministrazione politica.
Armida Righini Vaninetti, Presidente dell’Anfass, chiedeva da tempo attenzione per i disabili e le loro famiglie.
Quando Giorgio divenne Presidente della Provincia nel periodo che va dal 1970 al 1975 ascoltò subito la Presidente Righini e nacque il primo Centro Scolastico per disabili in provincia di Sondrio che fu curato dal dr. Giacomo Tognini che Scaramellini stimava.
Fu grande la gioia e l’impegno di poter lavorare al meglio in una Istituzione che mancava e che giustamente Armida Righini Vaninetti sollecitava come Presidente dell’Anfass. Giorgio Scaramellini, senza minimamente trascurare gli ordinari orizzonti tecnici, introdusse nella vita politica e istituzionale la sua competenza sui problemi sociali e sanitari: da un lato accolse la solidarietà sociale con le famiglie dei figli portatori di handicap e di disabilità, dall’altro, in materia sanitaria, Giorgio Presidente della Provincia fu il primo a introdurre il ruolo ordinario di uno psicologo clinico nell’Ospedale psichiatrico in collaborazione col dr. Mario Declich.
La dottoressa Capobianco divenne la prima psicologa clinica di Ruolo in provincia di Sondrio.
Anche in materia di tutela dell’ambiente non va dimenticata la sua assidua opera per risolvere lo specifico problema della raccolta differenziata dei rifiuti. Fu il primo Presidente del Consorzio e pose le premesse per creare la SECAM in provincia di Sondrio.
Giorgio Scaramellini come uomo politico.
La caratteristica principale che spicca in Giorgio Scaramellini come uomo politico fu la sua coerenza.
Iniziò tra i giovani democristiani in una linea di rinnovamento chiedendo l’apertura di centro sinistra della DC per poi proseguire verso un’affermazione dell’allargamento della base popolare del partito con forte attenzione verso la CISL che sostenne. Infine dopo la chiusura della DC si pose come figura di prestigio nella Margherita tanto che Enrico Dioli gli chiese di candidarsi come sindaco di Sondrio.
Giorgio sostenne come capolista i candidati della Margherita, ma, a giochi fatti, lasciò spazio ai giovani per il rinnovamento della classe dirigente.
Mario Garbellini