TESTIMONIARE E' UN' ESIGENZA Intervista a Roberto Bignoli

diLaura Rabini

E’ in preparazione un nuovo singolo di Roberto Bignoli, uno dei
protagonisti più intensi e significativi della musica cristiana
mondiale ed una delle figure più interessanti del panorama
musicale italiano, pur operando da sempre al di fuori dei
circuiti commerciali tradizionali. Roberto ha appena compiuto 48
anni ed è di quelli che con l’esperienza progrediscono e
diventano più giovani, sempre capaci di rimettersi in
discussione e con un entusiasmo addosso ed una grinta che la
dice lunga a proposito di ciò che fa o non fa la statura di un
artista. In poco meno di mezzo secolo la vita si può dire che
gli abbia risparmiato ben poco (anche in fatica e sofferenza) e
del resto anche lui si è ben poco risparmiato, toccando nel giro
di pochi ma intensissimi anni tutte le esperienze più
rappresentative ed anche amare che sono state tipiche della
generazione cui gli è stato dato di appartenere. Scambiamo con
lui qualche battuta a partire dalla più affascinate di tutte,
l’incontro con l’avvenimento cristiano e l’esperienza della
Fede.


- Roberto, da quando ti conosco mi sono sempre chiesta una cosa
. L'aver riscoperto la fede ti ha "normalizzato", oppure resiste
in te qualcosa dell'inquietudine della ricerca passata? E se è
così, come te la giochi?

- Aver trovato la fede è stato il dono più bello della mia vita,
è stato come rinascere e scoprire intorno a te un mondo nuovo
dove senti che l'amore di Dio e di Maria Santissima ti donano la
pace e la serenità tanto cercata. Il mio passato non lo
dimentico né lo rinnego. Certamente con il senno di oggi non
tornerei indietro, anche se allora in quelle scelte ci credevo.
Ma oggi ho la forza di andare avanti e testimoniare questo
grande Amore che ha sconvolto e cambiato la mia vita.
Testimoniare è un’esigenza, perché vuoi rispondere all’amore, è
un compito che non ti lascia tranquillo nelle tue cose, è
inquietudine, è la passione del presente . Ricordo invece
l’amarezza e la delusione che ho provato quando, incontrando i
miei vecchi compagni di militanza di un tempo, li ho sentiti
dire che quello che si faceva allora era “perché eravamo
ragazzi”.”Eravamo ragazzi”, capisci? Significa che non è rimasto
niente.


- Testimoniare è fatica o gusto?

- Nel rapporto con le persone io vivo totalmente il presente, mi
ci calo del tutto, amo quello che faccio, mi metto in gioco, ci
sono dentro con il massimo dell’interesse, sono completamente me
stesso.

Quando fai così, vedi subito che si genera come uno spartiacque,
che la gente si divide, ti accetta o ti rifiuta: E’ uno
scandalo, è faticoso accettare questa conseguenza , perché non
la volevi. A questo punto però devi anche stare alla
discussione, non puoi sottrarti alla polemica. Ma mettersi in
gioco in questo modo è anche un gusto.


Nel senso che se se non lo fai senti che sarebbe un di meno?

Si, è così. Però questo impegno, per me,oggi, non sfocia più
nella politica. Anche se mi interessa, la militanza attiva,
invece, lascio fare agli altri.



- Cosa è la Musica cristiana e cosa significa per te collocarti
dentro questa corrente?

- Per come la vedo io, la musica cristiana è la proposta a
tutti, a tutti,del messaggio evangelico nel linguaggio musicale,
al di là delle appartenenze e delle Chiese e delle confessioni.
Si rivolge a tutti, così voglio fare io, a differenza, forse,
della musica religiosa italiana che nasce all’interno
dell’esperienza di singoli movimenti e tende a proporsi
prevalentemente all’interno di questi. L’artista che ha scelto
la m.c. fa un cammino di fede, cerca di vivere in prima persona
i valori che canta. Il concerto, poi, non è solo un' esibizione
musicale ma è entrare in contatto col pubblico, raccontare la
propria vita. Da noi in Italia si fa ancor fatica a proporsi,
mentre in U. S. A. la Christian Music è una realtà alla portata
di tutti, quindi presa in considerazione da parte dei mass
media, delle major della discografia e di conseguenza del
pubblico giovanile. Lo stesso discorso vale per i paesi dell’
America Centrale e Latina e in Polonia è una realtà molto forte
e presente e sostenuta dalla Chiesa Cattolica con oltre 150
festival di musica cristiana con band altamente professionali.


- E’ anche una realtà di amicizia?

- Sicuramente è una realtà che ti lega ad una amicizia con le
persone che condividono la tua stessa esperienza artistica, ma
soprattutto è importante nella misura in cui c’è anche una
condivisione del cammino. Noi non facciamo musica per esaltarci,
ma comunichiamo la nostra esperienza per annunciare il grande
Mistero che è la vera Bellezza, la vera arte la vera musica ed
anche la vera amicizia. Non è che sia poi sempre così,anche tra
di noi,ma la cosa più importante è crederci perché poi saranno
gli altri quando ti ascolteranno che avvertiranno la credibilità
di quello che tu annunci. E quindi la musica cristiana diventa
credibile quando dietro di te c’è un cammino, una compagnia,
degli amici che ti sostengono e con la loro amicizia ti aiutano
nella tua missione di evangelizzazione.


- Nessuno ti ha mai dato del pazzo per aver giocato tutta la tua
carriera artistica ed il tuo talento su una strada difficile
come quella della musica religiosa, dato che siamo in Italia e
non in U.S.A.?

- Certo. Molti mi hanno detto che potevo fare un lavoro normale
e scrivere una canzone ogni tanto, come hobby, poi tanti altri
mi hanno chiesto chi te lo fa fare, troverai difficoltà,
guadagni scarsi, eccetera. Ma io ti ho sempre detto che ho posto
tutta la mia vita nella Provvidenza che ha mantenuto vivo il
senso della mia storia in tutti questi anni, C’è qualcuno più
grande di me che ha progettato la mia strada, i miei viaggi, la
mia meta e me la fa percorrere, che mi ha affidato una missione,
che mi fa fare degli incontri. Pensa che significa, senza
struttura organizzativa, senza sostegno finanziario, senza
promoter. Ed invece si muovono persone, si dispongono
situazioni…lo vedi, io alla fine ho girato tutto il mondo. Tra i
miei limiti e le contraddizioni mie personali. Può sembrare
irrazionale, paradossale. Eppure è un fatto. Dunque tocchi con
mano che sulla tua vita c’è un disegno più grande.


- E le difficoltà che si presentano, Roby, come le vivi?

- Dici in generale?

- Dico quelle di adesso,ma anche in generale.

- Sai io ci provo a viverle con serenità, ma non è per niente
facile, anche perché io ho un temperamento complesso, a volte
contraddittorio. Ad esempio quando ho avuto la capsulite e sono
rimasto otto mesi in casa con un braccio bloccato. Ho anche
perso del lavoro, ho dovuto rinunciare a tanti progetti. Questo
mi ha portato anche una certa crisi e sconforto. Ho cercato di
viverlo con un senso, ma umanamente non è stato facile. Un po’
alla volta però ho imparato a vivere queste cose in modo più
positivo . Ho chiesto aiuto a Dio per superarlo, andare avanti,
soprattutto per capire il perché mi accadeva tutto questo. Puoi
immaginare, ha rallentato tutto, ha portato preoccupazioni,
difficoltà anche per la famiglia. Poi con l’aiuto della fede a
poco a poco ho recuperato serenità. Adesso sto recuperando anche
i progetti, tra cui questo del singolo. Però non è stato né
facile né automatico, prima c’è stata tutta l’arrabbiatura, la
solitudine, l’avvilimento. Io non ci arrivo subito a ringraziare
anche della sofferenza. Poi ti accorgi che c’è un progetto che
ti sfugge, qualcosa di importante che Lui ti stava preparando. E
lo accetti non per sconfitta, ma per amore. Per amore Suo. Lui
non è un sadico, lui permette queste cose perché io diventi più
vero.


-Grazie, Roberto, di questa risposta.


Adesso dimmi che cosa rappresenta per te il rapporto con il
pubblico.

- Il rapporto col pubblico dà la forza di andare avanti. In che
senso? Cerca di capire: io sono sempre io, ma ho il coraggio di
ascoltare gli altri, anche quelli che mi correggono, se sono
costruttivi. Non si può camminare da soli ed io non sono un
solitario, è camminando con gli altri che si condivide e si
costruisce. Mi capita anche di captare quello che la gente pensa
e semmai non dice, oppure colgo le quattro parole che mi dicono
quando mi avvicinano, me le ricordo, ci penso -io sono una
spugna!- capisco un sacco di cose da quelle quattro parole. Non
è così anche per te? Io ho bisogno degli altri, ma non per il
consenso e l’applauso, capiscimi bene! Ma perché ho bisogno di
camminare: come nella canzone “ho bisogno di Te”, che vuol dire
che abbiamo bisogno l’uno dell’altro, ma perché ,insieme,
abbiamo bisogno di quell’ Altro. Ne abbiamo bisogno sempre, ogni
momento, nel momento presente, nelle contraddizioni della vita!


- E infatti anche la tua canzone dice : Padre, sei tu la legge
del cuore.

Infatti.


- Ci racconti qualcosa dei tuoi viaggi ?

Un’esperienza molto significativa l’ ho vissuta in India, quando
ho visitato il lebbrosario della Città dell’Amore e a Katmandul,
dove le suore di Madre Teresa assistono i bambini malati di
tubercolosi. Che Cosa ho visto? Persone coi moncherini, messe in
modo che a qualcuno potrebbero suscitare ribrezzo, che invece
avevano un sorriso ed una gioia disarmante, che non vedi nella
gente attorno a te. Non saprei spiegartela, ma non potevi non
vederla e sentirti interrogato. E poi i bambini ! Si sa, il
bambino colpisce sempre, ma dall’attenzione e dall’amore che le
suore avevano per quei bambini ho capito che Teresa dice la
verità. Io non ho conosciuto lei, o meglio ho conosciuto lei da
come ho visto le suore lavorare.

Anche in Bosnia ho fatto esperienze piene di significato, viaggi
durante la guerra e vari concerti nei campi profughi , dove ho
condiviso tutto il dramma della gente.

Poi c’è la Bulgaria, dove i Cattolici sono appena l’1% della
popolazione, c’è un festival organizzato dai Padri Cappuccini, a
Belozem . Ci sono andato per ben tre anni. Si tratta di un
evento dove trovi musica, testimonianze, spiritualità, momenti
di catechesi. Non vado solo a cantare, ma qui è proprio una
missione di evangelizzazione, un parlare con i giovani. Facendo
anche attenzione alla comunione con gli Ortodossi.


- Tu parli spesso della felicità come un avvenimento che è
entrato nella tua vita. Dire che la felicità, la risposta al
bisogno fondamentale dell'uomo, è possibile,è una sfida per
ognuno di noi. Ma in particolare, per chi soffre, cosa può
significare?

La felicità cui siamo chiamati non è quella che mi consente di
ignorare il fratello accanto a me che soffre. La felicità non
coincide con la tranquillità effimera , col benessere, col non
aver preoccupazioni. La felicità vera consiste nell’essere
vicini a Dio


- Perché “è Lui la legge del cuore”?

Eh,si,eh! Allora anche la nostra croce e quella dei fratelli può
diventare motivo di gioia, proprio perché è segno della nostra
unione con Dio.


Quello che dici è semplice e scandaloso insieme. Si può solo
constatare che è così, che è vero. Nonostante tutto, riesci a
spiegare meglio questo fatto?

Guarda la mia vita,la mia storia. Il dolore mi ha forgiato fino
a temprare il metallo buono, fino a forgiare la chiave giusta
che ha aperto la porta della felicità.


La chiave giusta?

Ho una risposta che potrà sembrare scontata, ma te la voglio
dare, vedrai che non lo è poi così tanto. Mi è venuto in mente
il Santo Rosario. Tu lo prendi, lo allarghi sul tavolo, lo metti
a forma di cerchio. Da una parte ti rimane come una appendice,
una cordicella con in fondo una croce. Ecco quella è la chiave.
Nel cerchio è raccolta la tua vita, la vita dell’umanità intera,
la vita della Chiesa, la vita del mondo. La chiave è la croce,
per poter entrare e vedere il Mistero, per poterlo vivere.

E’ bellissima questa immagine, la trascrivo così come ti è
uscita, perché ci possiamo soffermare a capirla insieme a te.


Ci puoi raccontare ora qualcosa sulle nuove canzoni?

Il nuovo singolo che sta per uscire non sarà in commercio per il
pubblico, ma sarà veicolato nelle più importanti radio
cattoliche del mondo. Il genere musicale è più semplice rispetto
ai lavori precedenti. Si tratta di preghiere, preghiere di lode
come “Ti voglio seguire”. Oppure delle domande fatte a Dio,
determinate dalla preoccupazione e dal senso di smarrimento di
fronte ai mali del mondo, attendendo da Lui la risposta. La Sua.
Come “Dimmi,mio Signore”: le mie domande, che io vorrei
l’umanità intera si facesse, mettendosi finalmente ad ascoltare
Gesù, smettendo di pretendere di darsi da sola tutte le
risposte. Noi siamo legati a Qualcosa di grande, che ci avverte
che se gli voltiamo le spalle, voltiamo le spalle a quello che
c’è di giusto e di vero nella nostra vita. E quindi
inevitabilmente andremo incontro a solitudine, tristezza ed
anche a catastrofi. Catastrofi individuali e catastrofi
collettive. Allora bisogna stare, bisogna restare davanti a Lui,
guardarLo, ascoltarLo.

Nella canzone “Là c’è un posto”, invece, cerco di dire che tra
le ipocrisie di questo mondo c’è sempre qualcuno che è pronto a
condividere le tue sofferenze , ad ascoltarti. E c’è un Amico
più grande che ti ascolta ogni giorno. Perciò c’è un posto dove
puoi aprirti, giocarti, arrabbiarti, sognare. C’è chi ti ascolta
ed è disposto a far qualcosa per te, se tu fai il tuo piccolo
passo. Da soli non si va da nessuna parte, ma insieme si fanno
cose grandi. ”Ti voglio seguire” è una semplice preghiera. Io
voglio seguirTi, ancora con le mie contraddizioni, con le paure
di sempre. Mi hai fatto capire che questa è la mia strada ed io
la voglio seguire, anche se questo è un momento buio e non
capisco bene dove mi stai portando. Me lo dirai un giorno dove
mi stai portando, adesso chiedo solo di continuare a venire
dietro a Te.

“C’è bisogno di Te”: perché? Stai a sentire. noi viviamo in una
società ormai globalizzata , che rinnega l’esistenza di Dio, ma
rinnega anche la tua esistenza di uomo, la tua umanità. Le sue
proposte sono spazzatura, vedi i media? Cumuli di spazzatura che
inquietano, confondono, umiliano le persone. La presunzione di
una società che nega Dio ed è convinta di risolvere da sola
tutti i mali, quando di fatto tutto succede fuor che questo.
Così resta solamente caos, confusione, contraddizioni. Invece la
gente è preoccupata del vuoto che si crea, la gente ha bisogno
di spiritualità. Dunque è ora che i mezzi di comunicazione la
finiscano di fare , da un lato, solo discorsi moralisti, di
atteggiarsi attenti ai problemi sociali, alla denuncia…e poi dal
canto loro riempire le proprie pagine, contenitori, palinsesti
di schifezze di ogni tipo, di banalità insulse e senza senso.
Noi non siamo asini o cavalli che si accontentano di una carota
agitata davanti al naso, ogni tanto. Siamo esseri umani con
delle sensibilità e dei valori. E quindi non raccontateci
storie.

Laura Rabini

spiritmusic@fastwebnet.it


GdS - 10 II 2005 -
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Laura Rabini
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