Il Crocefisso SEGNO DI UNA CULTURA La parola del papa - La Croce per credenti e no - Il Crocefisso nelle scuole e in altri posti - Il Ministro. E gli incredibili musulmani d'Italia.
All'ANGELUS in Castel Gandolfo, domenica scorsa, 15 settembre,
il Papa ha fatto un richiamo forte alla Croce. Molti giornali
hanno tradotto la parola del Papa anche interpretandola come un
invito a mettere il Crocefisso in tutti gli edifici pubblici.
Riportiamo integralmente la parola di Giovanni Paolo Secondo:
LA PAROLA DEL PAPA
Carissimi Fratelli e Sorelle!
1. Alla festa dell’Esaltazione della Santa Croce, che abbiamo
celebrato ieri, fa seguito oggi la memoria della Madonna
Addolorata. Due ricorrenze liturgiche, che ci invitano a
compiere un pellegrinaggio spirituale fino al Calvario. Ci
stimolano ad unirci alla Vergine Maria nel contemplare il
mistero della Croce.
Il Cristianesimo ha nella Croce il suo simbolo principale.
Dovunque il Vangelo ha posto radici, la Croce sta ad indicare la
presenza dei cristiani. Nelle chiese e nelle case, negli
ospedali, nelle scuole, nei cimiteri la Croce è diventata il
segno per eccellenza di una cultura che attinge dal messaggio di
Cristo verità e libertà, fiducia e speranza.
Nel processo di secolarizzazione, che contraddistingue gran
parte del mondo contemporaneo, è quanto mai importante che i
credenti fissino lo sguardo su questo segno centrale della
Rivelazione e ne colgano il significato originario e autentico.
2. Anche oggi, alla scuola degli antichi Padri, la Chiesa
presenta al mondo la Croce quale "albero della vita", dal quale
si può cogliere il senso ultimo e pieno di ogni singola
esistenza e dell’intera storia umana.
Da quando Gesù ne ha fatto lo strumento della salvezza
universale, la Croce non è più sinonimo di maledizione ma, al
contrario, di benedizione. All’uomo tormentato dal dubbio e dal
peccato, essa rivela che "Dio ha tanto amato il mondo da dare il
suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma
abbia la vita eterna" (Gv 3,16). In una parola, la Croce è il
supremo simbolo dell’amore.
Per questo, i giovani cristiani la portano con fierezza per le
strade del mondo, confidando a Cristo ogni loro preoccupazione
ed ogni attesa di libertà, di giustizia, di pace.
LA CROCE PER
CREDENTI E NO
Per i credenti il cammino é tracciato.
Per i non credenti l'invito a guardare comunque il lato umano,
sotto due profili.
Da un lato il significato che é andata assumendo nel tempo la
Croce, per tutti.
Dall'altro cosa ci sta dietro. La parola di quell'uomo, Uomo per
i credenti, inchiodato sulla croce al posto di Barabba dopo il
giudizio dei 72 membri del Sinedrio, presieduto dal sommo
sacerdote Caifa, perché predicava "cose folli" come l'amore per
il prossimo o l'invito a offrire l'altra guancia e simili
"stranezze" e perché "bestemmiava" proclamandosi Figlio di Dio.
Sono in auge coloro che invitano alla solidarietà, alla pace,
alla giustizia. Per chi non crede bsta riconoscere la lezione
"umana" di chi poi i principi che sosteneva li ha avallati con
la crocifissione.
IL CROCEFISSO
NELLE SCUOLE E IN ALTRI POSTI
Per gli aspetti religiosi che riguardano una parte e comunque
per gli aspetti umani di cui abbiamo parlato avere un Crocefisso
appeso a una parete non crediamo sia un fatto negativo neppure
per coloro che erano stati indotti a prestare fede alle teorie
di quel tale che aveva definito la religione "l'oppio dei
popoli" prospettando un futuro che la realtà ha smascherato
facendolo clamorosamente rovinare.
Nessuna imposizione comunque, ma nessuna comoda arrendevolezza
di fronte a chi, in nome di malintesi principi, vorrebbe levare
da dove sono questi simboli di amore, di un amore teso sino
all'estremo sacrificio.
IL MINISTRO. E GLI
INCREDIBILI MUSULMANI D'ITALIA
Il Ministro della P.I. Moratto, rispondendo ad una
interrogazione, ha ritenuyto che il Crocefisso debba essere
presente in tutte le scuole, non per il suo significato
religioso ma per il valore storico tutta la nostra cultura
essendo il frutto e la conseguenza della civiltà cristiana.
Scontate alcune reazioni negative "laiche" ma deve far
riflettere quella dei musulmani d'Italia - non sappiamo quale
delle loro organizzazioni - che hanno minacciato di ricorrere ai
tribunali.
Loro hanno la massima libertà di culto in Italia. A Roma, culla
della Cristianità, hanno potuto costruire una grande moschea
senza problemi.
Negli Stati musulmani é praticamente reato praticare una
religione diversa dalla loro. Sarebbe bene che stessero zitti.
Non hanno il pudore di farlo. Parlino, visto che in Italia la
libertà c'é ed é garantita. Ma quantomeno lasciamoli parlare al
vento, senza dar loro non solo retta ma neppure ascolto.
A.D.M.
P.S. A scanso di equivoci precisiamo
che il giornale condivide in toto questa valutazione finale
dell'articolo (NdD).
GdS - 18 IX 2002 -
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