BENEDIZIONE PASQUALE NEGATA. UN SAGGIO COMMENTO
Da "La Voce -
settimanale regionale d'informazione" - anno 49, n. 9 dell'8
marzo scorso riportiamo il commento del suo direttore in ordine
al veto della benedizione pasquale avvenuto a Perugua, per
l'evidente analogia con il veto di Nuova Olonio.
Impedire la benedizione nelle scuole. Perché?
A quanto mi risulta, il direttore dell'ottavo circolo didattico
di Perugia ha ordinato alle scuole elementari di sua competenza
di non procedere alla benedizione pasquale alla presenza degli
alunni, per rispetto di alcuni bambini non cattolici presenti.
Semmai avrebbe consentito al sacerdote di benedire le aule a
scuola vuota.
Il direttore ha pensato in buona fede di fare una scelta
"moderna" anzi "progressista" secondo il principio della
tolleranza in modo da evitare che bambini non cattolici si
sentano offesi o emarginati rispetto ad un rito che non sono in
grado di comprendere e tanto meno di condividere. Invitiamo i
lettori a riflettere su questa iniziativa del direttore
didattico perché non è unica, e non isolata rispetto ad altre
prese di posizione analoghe, in cui si tende ad eliminare ogni
espressione cattolica nelle sedi pubbliche.
Ora, ci sembra che tale preoccupazione da parte di persone che,
tra l'altro, spesso sono o si dicono cattoliche, sia eccessiva e
fuori luogo e persino ridicola, in quanto non c'è nessuna offesa
per nessuno e nessuna costrizione, potendo i ragazzi non
cattolici essere liberi di assistere, se vogliono, per conoscere
le nostre tradizioni, e quindi la nostra cultura, oppure non
assistere ed essere momentaneamente trasferiti in un luogo
attiguo (la benedizione in una classe dura un quarto d'ora). Non
ci risulta minimamente che le famiglie islamiche che hanno i
loro figli nelle scuole pubbliche abbiano fatto richieste
simili, anzi, qualcuno di loro ha espresso l'opinione che questi
provvedimenti li danneggiano perché veicolano un giudizio
negativo nei loro confronti.
Sarà pur vero che qualcuno di loro abbia una fede integralista e
disprezzi la nostra realtà religiosa e civile, ma non sono la
generalità. C' è da dire inoltre che scelte simili a quella del
direttore vanno contro la cultura della convivenza e
dell'integrazione che si basa sul rispetto di tutti a cominciare
dal rispetto di coloro che rappresentano la maggioranza in senso
quantitativo e la cui storia copre tutti i secoli passati. Non è
nazionalismo, né trionfalismo, ma solo adeguamento
dell'intelligenza alla realtà storica che l'Italia e l'Umbria
rappresentano.
Offrire a coloro che vengono da fuori e non ci conoscono tratti
caratteristici della nostra vita è anche una forma di rispetto e
un'offerta di integrazione effettiva nel senso che si dà loro la
possibilità di entrare dentro la nostra società senza richiedere
loro atti di fede o di adesione né materiale né formale. Se poi
al fondo della disposizione del direttore ci fosse un senso di
vergogna o di disprezzo per le nostre tradizioni bisognerebbe
forse ricordare che non abbiamo niente di cui vergognarci se non
delle nostre trasgressioni, comuni del resto a tutti i popoli.
Non c'è nulla al mondo che si possa anteporre a Cristo, alla sua
persona e alla sua parola. Chi non ha capito questo, almeno sul
piano storico culturale, offende anche l'Islam che afferma
essere Gesù il più santo dei profeti. Certo, nel provvedimento
del direttore non sono incluse tutte queste connotazioni.
Il discorso ci porta lontano e si potrebbe andare anche oltre.
Ma non sarà inutile averlo accennato per quei credenti e laici
italiani che in nome del rispetto per gli altri, in modo
autolesionistico e senza fondate motivazioni, hanno perduto o
stanno perdendo il rispetto per se stessi.
Elio Bromuri (x)
(x) Direttore "La Voce" - settimanale regionale d'informazione -
Perugia. anno 49 n. 9 dell'8.3
GdS - 28 IV 2002