Progetto “Tataricum”: il grano siberiano o tatarico … “importato” dalla So.la.re.s di Valdisotto e “allevato” sotto San Bartolomeo de Castelàz!
Un partenariato “vincente” tra l’azienda de “Il Vivaio” (cooperativa So.la.re.s) di Santa Lucia (Valdisotto), l’Università degli Studi di Milano – Bicocca e la Fondazione Fojanini di Sondrio, con il coinvolgimento - esterno - di agricoltori valtellinesi (azienda Raetia – Biodiversità Alpine di Teglio)
(Silvio Mevio) Santa Lucia – Aquilone – San Bartolomeo de Castelàz (Valdisotto) – Sotto lo sperone roccioso, dove è adagiata - meglio dove sorge e dove è stata costruita tanti secoli addietro (XV° secolo) la suggestiva e caratteristica chiesa di San Bartolomeo de Castelàz, la regione Lombardia ha dato in concessione (per un lustro, ovvero per cinque anni – dal 2022 al 2026), all’azienda agricola de “Il Vivaio” di Santa Lucia, in Valdisotto, una superficie di terreno “incolto” di circa 10.000 metri quadrati, ovvero un ettaro e di cui - circa 6000 metri quadrati - la stessa azienda agricola ha provveduto a seminare – per l’appunto – il grano siberiano o tatarico (in latino: Fagopyrum tataricum). Una “joint - venture”, particolarmente riuscita, tra lo stesso Il Vivaio (cooperativa della “So.la.re.s” di Valdisotto), l’Università degli Studi di Milano – Bicocca (Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra), la Fondazione Fojanini di Sondrio, alcuni agricoltori valtellinesi (come l’azienda Raetia – Biodiversità Alpine di Teglio), oltre alla collaborazione esterna di alcuni enti locali. Il progetto prevede – essenzialmente - il recupero di terreni abbandonati in montagna e - segnatamente - in Alta Valtellina, con l’occupazione di persone in condizioni di svantaggio! Abbiamo assistito, recentemente, alla trebbiatura del grano siberiano o tatarico da parte dell’azienda agricola di Andrea Fanchi (Teglio - Sondrio) e – in attesa di apprezzare il “raccolto” (la tanto blasonata farina con un potere nutraceutico molto elevato) – siamo riusciti ad intercettare il “Thepresident” della stessa So.la.re.s., Matteo Sambrizzi e il suo vice, la dinamica e determinata, Elisa Bonesi; queste le loro parole sul più che ottimo e lodevole progetto di cui sopra.
“Come avete avuto modo di sottolineare - in apertura di ufficio stampa – il progetto tataricum è un più che riuscito partenariato tra enti diversi e il coinvolgimento esterno di agricoltori valtellinesi che hanno conservato sementi di varietà autoctone come l’azienda Raetia (Patrizio Mazzucchelli e Greta Roganti, impegnati - da oltre un decennio – nella conservazione, in Valtellina, proprio della varietà autoctona di grano siberiano o tatarico ed utilizzata - da noi - come semente) e alcuni enti locali. Inoltre, lo stesso progetto, prevedeva il recupero di terreni abbandonati di montagna (in particolare in Alta Valtellina) e - soprattutto (ecco perché l’iniziativa è più che lodevole e bella) - l’occupazione di persone in condizioni di svantaggio! Dopo avere localizzato (in accordo con la regione Lombardia) la zona deputata alla semina del tataricum (grano siberiano o tatarico), ovvero i 10.000 metri quadrati adagiati sotto lo sperone roccioso della chiesa di San Bartolomeo de Castelàz in Valdisotto (in particolare 6000 destinati alla sopra ricordata coltura cerealicola), si è passati alla seconda fase dello stesso progetto: il dissodamento e il miglioramento del fondo assegnato pronto per accogliere la stessa semente”.
“In un secondo momento, la cooperativa ha provveduto alla semina del grano siberiano o tatarico, recuperando antiche varietà valtellinesi. Tale specie, a differenza del più noto grano saraceno, è una pianta molto rustica che ben si adatta alle alte quote del Bormiese. Per valorizzare, al meglio, questo importante cereale autoctono – con elevato e pregiato valore nutraceutico – sono state effettuate indagini agronomiche come morfometria, produttività e resa a cura della Fondazione Fojanini di Sondrio; inoltre, a cura dell’Università degli Studi di Milano – Bicocca, sempre nei confronti di questo importante e speciale cereale, sono state effettuate analisi genetiche varietali per caratterizzare gli ecotipi locali. Il tutto – attualmente – mancante nei confronti di altre varietà commerciali e alpine. Non ultimo, perché meno importante, sono state anche effettuate indagini nutraceutiche approfondite sulla semente al fine di individuare le varietà più appetibili (sul mercato) per produrre alimenti ad alto profilo/valore nutrizionale”.
“Il grano siberiano o tatarico … con i suoi derivati - prodotti dalla nostra azienda de Il Vivaio di Santa Lucia di Valdisotto e caratterizzati nei loro aspetti genetici e nutrizionali - offrono occasioni di inserimento lavorativo sociale (come da statuto) per la nostra azienda agricola (So.la.re.s.), attraverso la preparazione di farine di grano siberiano e la vendita diretta degli stessi derivati/prodotti nel nostro punto vendita! Infine, si prevede che il grano siberiano o tatarico possa essere (e noi ce lo auguriamo vivamente, oltre ad essere una bella scommessa e siamo più che sicuri di vincerla), un prodotto strategico per creare una filiera corta, unitamente ad un rilancio di un’economia agricola di montagna in Alta Valtellina (segnatamente alla Valdisotto), essendo lo stesso grano siberiano o tatarico un prodotto – come abbiamo avuto modo di evidenziare in precedenza – con elevate caratteristiche funzionali e nutraceutiche; quindi con elevate potenzialità per quanto concerne la sua commercializzazione, sotto forma di farina e derivati. Il tutto – da sottolineare nuovamente – in un’ottica di filiera corta e soprattutto di un’economia sostenibile, attenta alle fasce più deboli e fragili”.
N.B. Il grano siberiano o tatarico (Fagopyrum tataricum) è una specie cerealicola di elevato interesse agricolo e culturale per le aree montane, in particolare per l’Alta Valtellina! La sua presenza nella zona – di cui sopra – risale alla seconda metà del secolo XVIII° (1700), quando fu portato in quel di Bormio dall’abate Ignazio Bardea. Rispetto al più noto grano saraceno (Fagopyrum esculentum - vedi la farina per i pizzoccheri), il “siberiano” è adatto a crescere a quote più elevate (fino a 1600 metri di altitudine) e in terreni più difficili! Notevoli sono anche le sue proprietà nutrizionale e funzionali, grazie ad elevatissime concentrazioni di composti antiossidanti, tanto da essere considerato un “super” alimento adatto per la dieta degli sportivi e un valido integratore alimentare efficace – per esempio – nella prevenzione delle patologie cardio – vascolari! Con le sue farine, si possono preparare tantissimi prodotti come: pane, pasta, birra e barrette per sportivi.