Clamorosa rivelazione di Mel Gibson a pochi giorni dalla prima di "The Passion" negli USA: "Stavo per uccidermi quando ho incontrato Cristo. La parola di Dio mi ha guarito e convertito"
I Papaboys apprendono che l’idea di raccontare il
sacrificio di Cristo è nata a Mel Gibson 13 anni fa, in un
momento di totale disperazione, in cui l’attore aveva pensato di
uccidersi, lanciandosi da una finestra. Lo ha raccontato negli
Usa lo stesso attore-regista, (come riferisce Kataweb), in una
intervista-confessione televisiva a Diane Sawyer della Abc e del
film ha detto che esso promuove la “fede, la speranza, il
perdono, i critici che hanno problemi con me, in realtà hanno
problemi con i quattro Vangeli. Gibson ha raccontato che anni fa
ha toccato il fondo spirituale e di essersi trovato in ginocchio
a chiedere aiuto, per poi trovare la forza di ricominciare nella
rilettura dei Vangeli. Gesù Cristo è stato pestato per le nostre
trasgressioni e dalle sue ferite noi veniamo guariti”. Sul Piano
tecnico”, scrive Vittorio Messori, su Il Corriere della sera”,
La Passione di Cristo, appare di altissima qualità tanto che i
precedenti film su Gesù potranno sembrare ridotti a parenti
poveri e arcaici: in Gibson luci sapienti, fotografia
magistrale, costumi straordinari, scenografie scabre e , quando
necessarie, sontuose, trucco di incredibile efficacia,
recitazione di grandi professionisti, sorvegliati da un regista
che è anche un loro illustre collega. Soprattutto effetti
speciali talmente mirabolanti che…resteranno segreti, a conferma
dell’enigma dell’opera, dove la tecnica vuole essere al servizio
della fede. Un fede nella versione più cattolica”.
Nel film è presente l’importanza anche teologica, attribuita
alla Madonna nonché l’Eucarestia, non spiritualizzata, non
ridotta a ‘memoriale’, ma vista nel modo più materiale, dunque
cattolico (Transustansazione).
Vittorio Messori, spiega poi, nell’articolo scritto sul
“Corriere della sera, “due minuti bastano per ricordare che non
fu quella l’ultima parola. Dal Venerdì santo alla domenica di
Pasqua, alla resurrezione che Gibson ha affrontato accogliendo
una particolare lettura delle parole dell’evangelista Giovanni:
uno svuotamento del lenzuolo funerario, lasciando un segno
sufficiente per “vedere e credere” che il suppliziato ha
trionfato sulla morte”.
E questa Resurrezione autentica, vera, reale, splendente,
chiarissima, esaltante, efficacissima, aggiungiamo, perché Gesù
è sempre lo stesso: “Ieri, oggi sempre” (Lettera di San Paolo
agli Ebrei, capitolo 13, versetto 8), la si sperimenta in alcune
straordinarie realtà cattoliche emergenti suscitate dallo
Spirito Santo negli ultimi 20-25 anni, proprio in Europa, quel
‘Vecchio Continente’ che sta perdendo la sua identità cristiana
e per la quale tanto si sta battendo il Santo Padre in questi
ultimi mesi, tanto che i Papaboys stanno lanciando il Movimento
Europa cristiana, un Movimento cristocentrico, per un risveglio
spirituale, culturale, ideale, politico ed economico, (una
società basata su alcuni cardini fondamentali: difesa della
vita, promozione della coppia e della famiglia, sviluppo di
nuove consapevolezze e prospettive per le giovani generazioni,
lotta all’ignoranza religiosa e culturale, una cultura del dare,
pace e prosperità evangelica, conversione reale a Cristo in un
percorso che veda idealmente legati da un unico filo i 10
Comandamenti alle Beatitudini evangeliche).
“Antisemitismo”, scrive ancora Messori, “o almeno antigiudaismo?
Non scherziamo con parole troppo serie. A visione effettuata,
penso abbiano ragione i non pochi e autorevoli, ebrei americani
che ammoniscono i loro correligionari di non condannare prima di
vedere. Chiarissimo è nel film che ciò che grava sul Cristo e lo
riduce il quello stato non è colpa di questo o di quello, bensì
tutto il peccato di tutti gli uomini, nessuno escsluso.
All’ostinazione nel chiedere la crocefissione da parte di Caifa
(quel sadduceo collaborazionista che non rappresentava affatto
il popolo ebreo da cui era anzi detestato, il Talmud su di lui e
sul suocero Anna ha parole terribili), fa più di abbondante
contrappeso il sadismo inaudito dei carnefici romani; alle viltà
politiche di Pilato che lo portano a violentare la sua
coscienza, si oppone il coraggio del sinedrita che affronta il
Sommo Sacerdote, gridandogli che quel processo è illegale. E non
è forse ebreo il Giovanni che sorregge la Madre, non è ebrea la
pietosa Veronica, non è ebreo l’impetuoso Simone di Cirene, non
sono ebree le donne di Gerusalemme che gridano la loro
disperazione, non è ebreo Pietro che, perdonato, morirà per il
Maestro? All’inizio del film, prima che il dramma si scateni, la
Maddalena chiede, angosciata alla Vergine: “Perché questa notte
è così diversa da ogni altra”? “Perché – risponde Maria – tutti
gli uomini erano schiavi, e ora non lo saranno più”. Tutti ma
proprio tutti, “giudei o gentili che siano”. Quest’opera dice
Gibson amareggiato da aggressioni preventive, vuol riproporre il
messaggio di un Dio che è Amore. E che Amore sarebbe se
escludesse qualcuno”.
Il punto vero è un altro. Da che pulpiti vengono le prediche. Il
mondo è abituato alla violenza più gratuita, sia nella realtà
che nei film, e al di là degli atteggiamenti di facciata e di
parole sempre gonfie di perbenismo, più di tanto non si
scandalizza più. Invece si scandalizza davanti alle crude
immagini della Passione del Redentore perché si è abituati a
conoscerlo e viverlo all’acqua di rose, in una versione falsa e
ipocrita, come quelli che fanno sempre finta, quelli che
esteriorano apparenze e pietismo che non è pietà. Il mondo (e
anche una parte del mondo cristiano), non accetta il dolore, la
sofferenza e vuole sfuggirgli. “Il film è molto violento”;
diceMel Gibson, “ma secondo me questa violenza non è
anticristiana: è una forma di catarsi che spero riconduca tanta
gente alla Fede” . Cristo è morto, tremendamente sfigurato come
la Sacra Sindone prova, nudo sulla Croce. La pietà popolare, in
seguito gli ha messo un panno. Egli ha sofferto come Gibson fa
vedere molto bene perché si è voluto caricare sulle spalle tutti
i nostri peccati e il peccato del mondo: “dalle sue piaghe siamo
stati guariti” (Prima Lettera di Pietro, capitolo 2, versetto
25; cfr Isaia, capitolo 53, versetto 5). Scrisse Hans Urs von
Balthasar nelle meditazioni sul Credo Apostolico: “L’ora e
l’impero delle tenebre (Luca 22,53), quando gli uomini Gli
inflissero ogni sorta di dolore fisico e morale e anche il Padre
lo abbandonò nei supplizi, è una notte per noi insondabile.
Nessuna via Crucis, neppure le atrocità delle torture umane dei
campi di concentramento possono darcene un’immagine. Portare il
peso del peccato del mondo, sperimentare in sé la profonda
perversione di una umanità che nega a Dio ogni culto, ogni
riverenza e timore, di fronte a un Dio che distoglie lo sguardo
da questi tormenti: chi può concepire che significa tutto ciò? E
poiché sono qui raccolte tutte le sterminate età del mondo dal
principio alla fine dei tempi, per il Sofferente la croce
diventa atemporale; non si può più parlare di una prospettiva di
resurrezione di due giorni dopo. Il peccatore può sperare, il
2peccato” no: ma Cristo, per amore nostro, Dio “lo trattò da
peccato” (Seconda Lettera di San Paolo ai Corinzi, capitolo 5,
versetto 21)
Giancarlo Padula
GdS - 20 II 2004 -
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