) La partecipazione di un prete al Grande Fratello 2) Il processo ad Adel Smith
1)
Grande Fratello
Caro Direttore, i media hanno riportato la notizia della
probabile partecipazione di un sacerdote alla
trasmissione “Grande fratello 4”. Solo l’Osservatore
Romano e Avvenire hanno condannato l’iniziativa. Ma al
di là dei mugugni di singoli giornali cattolici per la
progressione di episodi che riguardano il comportamento
buffonesco di molti preti affetti da “sindrome da
palcoscenico”, stupisce il silenzio delle gerarchie
Vaticane, avvezze più a chiudere un occhio, che a
ridurre allo stato laicale, quando necessario,
discutibili uomini di Chiesa. Preti no-global, preti
anarchici, preti pedofili, preti filo-gay…contraddistinti
per “sparate” il libera uscita, tutti pazientemente
sopportati e coperti da una dirigenza vaticana senza più
autorità e potere di controllo. Una Chiesa tanto severa
per gli errori degli uomini del passato (mea culpa),
quanto lassista e omertosa con taluni laicissimi preti
del presente.
Va ricordato che
Paolo Bassetti, responsabile con il fratello Marco della
Endemol, la
casa che produce il 'Grande Fratello', l'8 gennaio ha
smentito questa partecipazione. Va ricordato comunque un
bell'intervento del Vescovo di Como-Sondrio Mons.
Maggiolini, autore del nuovo Catechismo, sulla linea che
Toffali auspica, e peraltro scritto con molto garbo
anche se deciso nella sostanza (NdD)
2)
processo
Egregio Direttore, Mercoledì 21 Gennaio, sarà celebrata
la prima udienza del processo all'integralista islamico
Adel Smith, accusato di vilipendio alla religione
cattolica circa alcune ingiuriose affermazioni
all’indirizzo del crocifisso, durante una trasmissione
televisiva . Alcune associazioni cattolico
tradizionaliste veronesi stanno studiando la possibilità
di costituirsi parte civile. Qualora venissero ammesse,
potrebbero chiedere un risarcimento danni. Il fatto
curioso di questa vicenda, è che le associazioni
tradizionaliste sono costituite unicamente da laici,
invisi dagli ambienti vaticani per questioni dottrinali
postconciliari. Ciò che appare stupefacente, è che a
prendere le difese della Chiesa Cattolica, non sia tanto
la medesima, ma quanto dei laici che non hanno interessi
da difendere, se non la dignità di sentirsi cristiani.
Si può comprendere che l'imperativo di questo
pontificato sia caratterizzato da un dialogo
interreligioso "senza se e senza ma", ma un sussulto di
orgogliosa difesa, non inficerebbe i rapporti di "buon
vicinato" con una religione che raramente rispetta la
nostra in casa loro. Non è chinando il capo che si
ottiene il rispetto.
Gianni Toffali
Gianni.Toffali@inwind.it
GdS - 20 I 2004 -
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