Carlo Nordio, ultimo libro, La magistratura dal suo apogeo fino all’odierno declino»
Nel pomeriggio di giovedì 5 maggio, l’ormai consolidata collaborazione fra l’Ufficio Scolastico Territoriale di Sondrio e la Fondazione Credito Valtellinese/Gruppo Crédit Agricole Italia ha portato “sugli schermi” un altro ospite d’eccezione, Carlo Nordio. L’ex magistrato, già procuratore aggiunto di Venezia e protagonista di alcune fra le più importanti vicende giudiziarie del nostro Paese, ha infatti presentato online il suo ultimo libro “Giustizia. Ultimo atto. Da Tangentopoli al crollo della Magistratura”. Il volume ripercorre alcuni fra i più importanti eventi della recente storia d’Italia a beneficio di un pubblico non di soli addetti ai lavori. A dialogare con l’autore, Michele Schiavi, studente di giurisprudenza e indaco di Onore (BG), che ha contribuito a illuminare gli aspetti principali del libro.
Tanti gli spunti offerti dalla chiacchierata, a partire da quello che Nordio definisce il “fallimento di Tangentopoli”. «Tangentopoli è fallita perché la corruzione, nonostante il severo intervento della magistratura penale, ha continuato a prosperare. Addirittura, nella mia Venezia, è esploso il fenomeno di corruzione più costoso, quello relativo al famoso Mose, che ha coinvolto numerosi attori, dalla politica fino agli organi di controllo. Si è creduto, sbagliando, che la corruzione potesse essere combattuta con le armi della giustizia penale, mentre essa può essere combattuta solo in modo diverso, attraverso la riduzione e la semplificazione delle leggi».
Negli ultimi anni si è poi assistito alla perdita di credibilità dei cittadini verso la magistratura: «Ai tempi di Tangentopoli, la credibilità e il prestigio della magistratura era superiore a quello della Chiesa Cattolica. Da lì, la fiducia è inesorabilmente crollata. Negli ultimi anni problemi come la lentezza dei processi, gli errori giudiziari e altre criticità sono risultati più evidenti. Anche gli scandali non hanno aiutato; lo scandalo Palamara ha messo in evidenza tutto il marciume dello stesso Consiglio Superiore della Magistratura. A mio avviso, com’era ingiustificata l’esaltazione di un tempo, ingiustificato è anche il crollo odierno; occorre raggiungere un equilibrio, in quanto la stragrande maggioranza dei magistrati lavora bene».
Ma se, a giudizio dell’autore, la magistratura non se la passa bene, non naviga in migliori acque nemmeno la politica: «La sottomissione della politica rispetto alla magistratura è figlia di vari fattori. La politica, dopo gli eventi dei primi anni ’90, anziché riflettere sui suoi errori ha lasciato volontariamente uno spazio di manovra alla magistratura, in quanto ha enunciato un principio incostituzionale per cui un attore politico raggiunto da informazione di garanzia non doveva candidarsi alle elezioni. Un atto di tutela come l’informazione di garanzia è stato strumentalizzato dalla politica, la quale ha finito col devolvere più o meno indirettamente alla magistratura la facoltà di scegliere chi può stare in politica e chi no».
In conclusione, una battuta sui voti ricevuti alle ultime elezioni per il Presidente della Repubblica: «Non ho mai fatto politica attiva, è stata sicuramente una grande sorpresa e un grande onore ricevere per me quasi 100 voti all’ultima tornata. Questo però rappresenta anche un monito: per essere un buon politico non basta essere una brava persona, occorre un certo cursus honorume una certa gavetta. Il fatto di dover pescare nella società civile è ancora una volta sintomo della debolezza della politica».
La registrazione dell’incontro è disponibile sul canale YouTube dell’UST di Sondrio al seguente link: https://youtu.be/S_3xBh-JzkI.